In Romagna le biblioteche congelano i libri alluvionati più preziosi per salvarli
I danni al patrimonio librario delle biblioteche della Romagna sono ingenti. Per cercare di salvare i libri più antichi e preziosi si ricorre alla tecnica del congelamento, che inibisce la proliferazione di funghi e muffe
Nel nutrito elenco di siti culturali danneggiati dall’alluvione romagnola, le biblioteche e il loro prezioso patrimonio librario sono risultate essere tra le vittime più colpite. Sotto l’acqua sono finiti incunaboli e Cinquecentine della biblioteca del Seminario Vescovile di Forlì (forse incautamente) conservati in depositi seminterrati, come pure l’Archivio del Comune nella stessa città; mentre resteranno a lungo impresse nella memoria le foto di cataste di libri ricoperti di fango scattate presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza (città seriamente compromessa nel suo distretto produttivo più noto, quello della ceramica), dov’è andata perduta la sezione dei libri per ragazzi. Senza contare le biblioteche su cui ancora è difficile avere ragguagli, in centri più piccoli del territorio, da Solarolo a Conselice, a Castel Bolognese. È stata messa in salvo, invece, dopo i timori iniziali, la collezione antica della Biblioteca di Lugo (che però conta perdite tra i periodici e le collezioni moderne); e in corso di accertamento è lo stato delle infiltrazioni che minacciano la Biblioteca Malatestiana di Cesena, senza danni registrati ai libri.
I LIBRI ALLUVIONATI DA SALVARE SI CONGELANO
Ora è dunque già il momento di procedere per cercare di recuperare i libri più antichi e preziosi, seppur ritardando l’intervento. Un approccio scriteriato? Esattamente il contrario. Il patrimonio librario sommerso, infatti, sarà sottoposto a una pratica di tamponamento dei danni piuttosto comune tra i restauratori che trattano materiale cartaceo, prima di passare al restauro effettivo. Per evitare l’insorgere di muffe che comprometterebbero in modo irreversibile la situazione, la tecnica adottata nella prima fase di intervento è il congelamento. Dunque una volta estratti delicatamente dall’acqua grazie al lavoro dei carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale di Bologna e con il coordinamento dell’unità di crisi del segretariato regionale del ministero della Cultura per l’Emilia-Romagna, i libri sono trasportati negli impianti industriali di aziende produttrici di surgelati presenti in Romagna, come Orogel e Bofrost, che hanno messo a disposizione le proprie celle, normalmente destinate a prodotti alimentari, o presso la Frati&Livi di Bologna, che vanta un’esperienza ventennale del disaster recovery per archivi, biblioteche e depositi museali. Conservarli a basse temperature eviterà l’insorgere di funghi e muffe (sui documenti e sui libri bagnati le muffe tendono a svilupparsi in meno di 48 ore, spiega il prontuario di Frati&Livi, che ha ideato anche un sistema di precongelamento sul posto, il CryoSafetySystem), prima di procedere con l’asciugatura (per esempio attraverso liofilizzazione) e poi affidare i libri alle cure del laboratorio di restauro del libro della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, fondato all’indomani dell’alluvione che travolse la città nel 1966. È quello che sta succedendo in questi giorni nella biblioteca del Seminario Vescovile di Forlì, dove oltre 1.300 Cinquecentine finite sotto due metri d’acqua sono già state trasferite nei centri di surgelazione.
ALLUVIONE IN ROMAGNA. LA BONIFICA DEGLI EDIFICI
Nel frattempo si procederà con la bonifica degli edifici, operazione tutt’altro che semplice: mentre si puliscono sale e depositi da fango e acqua, la priorità è accordata alla movimentazione dei libri scampati alle piene, per scongiurare il rischio che siano “contagiati” dalla risalita di umidità in ambienti non più adatti a ospitarli. L’obiettivo di tutti è quello di ripristinare al più presto un servizio ritenuto essenziale per la comunità. Alla Biblioteca Classense di Ravenna, intanto, ha preso il via Scrittura Festival, manifestazione culturale dedicata alla lettura già in programma da tempo: l’alluvione non ha fermato l’iniziativa, che anzi si è caricata di un ulteriore valore simbolico, mettendo in calendario momenti di lettura pubblica di libri salvati dall’alluvione.
Livia Montagnoli
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