Per questa serie di appuntamenti con le case editrici indipendenti in Italia eccoci a parlare di elèuthera. Ormai con quasi quarant’anni di storia, questa casa editrice libertaria si distingue nel panorama nazionale non solo per i titoli presenti nel proprio catalogo ma anche per l’orizzontalità del loro modus operandi.
Raccontateci elèuthera: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge.
Elèuthera nasce nel 1986 dopo la decennale esperienza di Edizioni Antistato (1975-1985), una casa editrice più militante nella scelta dei titoli e degli autori, legati al mondo dell’anarchismo in senso stretto, anche per il pubblico a cui si rivolgeva. Nel suo processo di caratterizzazione e distinzione da Antistato, elèuthera si è posta sin da subito un obiettivo molto specifico: quello di far parlare non solo autori che si definissero e fossero riconosciuti come anarchici, ma anche tutte quelle voci, che potremmo definire più genericamente libertarie, che in virtù del loro sguardo critico sul mondo e sulla società hanno qualcosa di interessante da dire. E allo stesso tempo, la volontà di elèuthera è stata quella di rivolgersi a un pubblico più ampio, a tutto quel mondo non anarchico ma spesso in cerca di un pensiero altro da quello dominante. Elèuthera si è dunque sempre considerata un progetto culturale libertario la cui ragion d’essere è stata il tentativo di fornire un contesto originale e coerente alle tante riflessioni, che spaziano in tutti i campi del pensiero e del sapere, che si propongono di cambiare la realtà a partire da una critica radicale del potere e del principio di autorità.
Com’è composto il team editoriale?
Elèuthera è una piccola cooperativa orgogliosa della sua dimensione artigiana, dimensione che è sempre stata di fondamentale importanza sia nell’organizzazione quotidiana, sia nella ricerca della qualità dell’editing, della grafica e di tutto ciò che ha a che vedere con l’editoria, compreso il rapporto con i nostri autori. Brevemente, il lavoro “interno” è organizzato in maniera orizzontale.
Tutti facciamo parte della redazione, luogo “sacro” dove vengono discussi i libri, le tematiche che li sottendono e dove viene steso il programma editoriale. Il lavoro di ufficio è distribuito fra tutti a seconda delle competenze e delle energie. Essendo in pochi, ma anche per una scelta politica, nessuno si occupa in maniera esclusiva di qualcosa e, al di là delle competenze personali, molte “incombenze”, come anche le decisioni, sono condivise, sempre nella progettazione ma molto spesso anche nella realizzazione.
In contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
Per quanto ci riguarda il rapporto con il mercato editoriale è complesso e articolato. Se è vero che le nostre pubblicazioni non sono certamente di facile fruibilità, sia per la scarsa attenzione del pubblico nei confronti della saggistica sia per la specificità e la complessità dei temi che trattiamo, possiamo comunque vantare un pubblico di affezionati lettori attento e sensibile, che ci segue costantemente e ci spinge ad andare avanti mostrando di apprezzare il nostro lavoro. Altro discorso invece è quello legato alla quantità di libri che vengono pubblicati e ai meccanismi che spingono gli editori a pubblicare costantemente nuovi titoli dal ciclo vitale estremamente breve (e che per la maggior parte finiscono al macero). Questo meccanismo crea numerosi problemi che vanno dall’aumento del costo della carta all’impossibilità per i librai di seguire, e di conseguenza promuovere e consigliare, una tale quantità di pubblicazioni. Pur essendo costretti a stare dentro a questo mercato cerchiamo di sottrarci a queste logiche di consumo rapido puntando su titoli capaci di portare avanti riflessioni di ampio respiro e con una longevità che vada ben oltre i pochi mesi di fatto imposti dalle logiche della distribuzione.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Difficile dirlo perché il nostro catalogo è un discorso, non un magazzino. Quindi, pur se con impatti diversi, tutti i titoli concorrono a comporre questo discorso. Nondimeno, siamo “affettivamente” legati ad alcuni titoli perché hanno segnato in modi particolari la nostra storia. Il primo è L’ecologia della libertà di Murray Bookchin, fondatore dell’ecologia sociale, perché è stato il primo libro pubblicato da elèuthera nel lontano 1986 e, nonostante gli anni passati, è ancora un titolo “forte” del nostro catalogo. Il secondo è Anarchia come organizzazione di Colin Ward, perché sicuramente rappresenta al meglio le nostre idee e la nostra sensibilità – molto lontane dagli stereotipi correnti – ma ancora di più la pratica che portiamo avanti ogni giorno. Il terzo titolo è Nonluoghi di Marc Augé – il nostro bestseller/longseller – che, con orgoglio, abbiamo lanciato quando l’autore in Italia ancora era poco conosciuto e considerato.
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro
Potremmo citarne diversi, ma in realtà ci sono in Italia e soprattutto all’estero molti editori medio-piccoli che tengono viva “l’indipendenza” non come etichetta ma come categoria attiva e sperimentale. Quindi più che i cataloghi noi guardiamo al modo di porsi rispetto a un mercato librario sempre più omologante e sempre più monopolistico per quel che riguarda i canali di vendita. Ci piacciono dunque tutti quegli editori che non si lasciano imbrigliare dalle logiche commerciali e che al contrario si inventano spazi e modi per far circolare le idee. Senza conformarsi e senza arrendersi alle “ferree leggi del mercato”.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
A breve uscirà il nuovo libro di Goffredo Fofi Breve storia del cinema militante, riflessione sulla fine di una forma d’arte e di comunicazione e sulle sue possibilità di rinascita. Nei prossimi mesi invece pubblicheremo la nostra prima graphic novel, Sotto il vessillo di re morte, una storia di pirati scritta da Marcus Rediker con disegni di David Lester. Un’altra novità a cui teniamo molto è la nuova docu fiction scritta da Paolo Pasi sulla storia di Sacco e Vanzetti dal titolo Sacco e Vanzetti, la salvezza è altrove.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
Siamo un collettivo e neanche al nostro interno riusciamo a identificare il libro “assoluto”. Anzi, a dire il vero pensiamo proprio che non ci sia e non ci debba essere. Nessun libro, o pensatore, o argomento può diventare la chiave di volta di un approccio conoscitivo, perché la conoscenza è un mosaico aperto fatto di molteplici e infiniti contributi. Noi pubblichiamo libri ma siamo convinti che non ci siano “sacre scritture”, e la poliedricità (a volte persino contraddittoria) della cultura libertaria contemporanea ce lo conferma. Dunque no a rimandi specifici, ma sì a un suggerimento di lettura: tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento ci sono stati alcuni autori che avevano lucidamente capito le derive sociali in atto: vale la pena per comprendere meglio quello che siamo diventati e magari riprendere quei percorsi alternativi non fatti che forse ci avrebbero aiutato a non finire dove siamo finiti. Qualche nome? Camus, Lasch, Castoriadis, Illich, Feyerabend, Bookchin, Ward…
Dario Moalli
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