Ha da poco compiuto un anno Timeo, ma della sua proposta editoriale se ne sono già accorti in molti. Tanti approcci e tante proposte che variano, cambiano e si susseguono: dalla filosofia contemporanea, alla musica, all’arte. L’obiettivo? provocare “senso di agnizione in chi ci legge”. Abbiamo parlato con il fondatore, Corrado Melluso.
Raccontateci Timeo: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge.
Abbiamo pubblicato il primo libro solo nel febbraio di un anno fa, e con Quantum listening di Pauline Oliveros, uscito il 22 di novembre, abbiamo festeggiato i primi dieci titoli in catalogo. Il primo è stata la riedizione di Utopia di Tommaso Moro, commentata da Ursula K. Le Guin e China Miéville, attraverso la quale abbiamo voluto affermare un concetto piuttosto semplice: il continuo cambiare del mondo corrisponde al continuo realizzarsi di una certa quantità di utopie. Tutt’altro che qualcosa di positivo che non si realizzerà mai, una qualche forma di utopia si sta sempre realizzando: già il fatto che ti manderò via mail queste risposte significa vivere un’utopia realizzata, quella che leggevamo da ragazzi nei reportage dalla Silicon Valley. Che poi questa utopia non sia un granché dovrebbe farci riflettere sulle nostre stesse speranze.Se un tempo pensavo che attraverso i libri si potesse sviluppare un progetto politico, oggi credo che sarebbe già un successo riuscire a definire un piano etico condiviso. Riuscire a portare, usando un termine desueto, un senso di agnizione in chi ci legge: il non riconoscere più le cose che ci circondano, il non dar più loro lo stesso valore, fare a meno del filtro analitico che l’identità, la cultura, l’appartenenza ci hanno imposto. Quel che cerchiamo è il jamais vu– il trovarsi di fronte a un oggetto familiarissimo eppure osservarlo smarriti come se dovessimo per la prima volta scoprirne la funzione.
In un contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
Già Piero Gobetti ne L’editore ideale scriveva, cito a memoria, che ‘La storia dell’editoria italiana coincide con la storia della crisi dell’editoria italiana’ – si passa, insomma, troppo tempo a piangerne le condizioni e troppo poco a considerarne le virtù. Ogni decennio ha visto nascere molte case editrici indipendenti, molte si esauriscono in poco tempo, altre invece si ritagliano un proprio spazio, una propria riconoscibilità e una propria autorevolezza: negli scorsi decenni abbiamo visto affermarsi case editrici come L’Orma, minimum fax, Fazi, ma a guardar bene anche Adelphi è nata come indipendente (e ancora, in buona sostanza, lo è). Direi, insomma, che gli editori indipendenti riescono a sopravvivere grazie a scelte oculate e qualità del lavoro, grazie a dei progetti culturali chiari e delle direzioni evidenti. Serve esplorare vie poco battute e proporre testi che altrove non trovano attenzione, avere grande conoscenza del proprio campo d’azione e essere veloci e attenti nel decidere cosa pubblicare, e quando e come farlo.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Per tantissime ragioni è davvero semplice risponderti: Franco Berardi. Sono anni che sia io che Federico Campagna ci lavoriamo e il rapporto è ormai di profonda amicizia, oltre che ovviamente di stima intellettuale, così come si deve tra un editore e un autore.
Franco è una persona straordinaria che incarna e vive e ispira tutte le ragioni per cui, nonostante tutto, continuiamo con fiducia a prodigarci in forme di lavoro culturale pur in un contesto sempre più avverso.
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro?
Credo che l’editoria indipendente italiana sia sempre stata, e sia ancora, particolarmente vivace e che sia capace di offrire un’enorme quantità di ottimi testi, ben curati e contestualizzati in maniera efficacissima. Ci sono molte case editrici che stanno facendo un ottimo lavoro – penso ad Atlantide, a NN, ad Agenzia X, a L’Orma, a Milieu, a effequ, a Quintoquarto, a Humboldt, a D, a Eleuthera, a Tamu, a Shake, e anche ad altre che non sono neanche ancora nate, come Mercurio, ed è un elenco lungo, che difficilmente potrà mai essere completo.
Per gusti, affinità e interesse personale, la casa editrice che più amo da qualche anno è L’ortica, e mi sento tanto più libero di dirlo perché non conosco nessuno che ci lavori – ed è un caso davvero strano. Sono pochissimi i libri del loro catalogo che non mi entusiasmano, e negli ultimi anni è sicuramente la casa editrice indipendente di cui ho letto di più: dagli scritti di Malatesta al libello sulla colonia anarchica sperimentale Cecilia, da Kropotkin a Thoreau, dal libro giapponese dei morti al Socialismo degli intellettuali, e fino ai libri di Ted Kaczynski e ai pamphlet antispecisti, consiglio davvero di studiare il loro catalogo.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
Nel 2024 pubblicheremo Isole, esordio narrativo del musicista, compositore e produttore Nicolàs Jaar, Fare mondi di Ian Cheng, Isonomia di Kojin Karatani, Ottimismo crudele di Lauren Berlant e esordiremo anche nella poesia con Soft science di Franny Choi, un libro straordinario che, in versi, ragiona sul concetto di identità e su come questa sia in fondo un’applicazione culturale alla natura umana che ci rende cyborg mutanti già dalla nascita.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
Credo sia bello e utile leggere quel che interessa in ogni diverso momento della vita – indicare un solo libro potrebbero farlo i religiosi, piuttosto consiglierei di leggere il più possibile, con curiosità, non credendo che i libri possano da soli fare chissà che, o dire sempre verità assolute, ma che sono stati fatti da persone che intendevano dire qualcosa in un determinato momento, e ogni discorso diventerà prima o poi fallace, o magari scopriremo profetico qualcosa che al tempo non è stato compreso, serviva lo sguardo dell’oggi.
Ma se devo proprio consigliare un libro, mi fa piacere che sia quello di un amico e, insieme, un gioco, quindi consiglio il Black book di Giandomenico Carpentieri, pubblicato da Union editions, perché contiene al suo interno ogni libro possibile. A noi la capacità di leggerlo.
Dario Moalli
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