Per questo appuntamento con l’editoria indipendenti abbiamo fatto un passo fuori Italia, siamo andati a San Marino per parlare con Nicola Morganti di Aiep Editore che negli anni Novanta ha deciso di aprirsi al mondo e tradurre letterature di contesti geografici altri, spesso non tradotte in italiano. Una collana che ha avuto una battuta d’arresto ma che recentemente, fortunatamente, è rinata.
Raccontateci Aiep Editore: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge
Aiep Editore è una casa editrice nata nel 1980, a San Marino. Nei suoi primi anni di vita si è specializzata in saggistica di interesse locale, diventando il punto di riferimento per le pubblicazioni sul piccolo Stato.Negli anni Novanta, con le prime ondate migratorie dalle coste dell’Africa e dall’Albania, Aiep ha raccolto la proposta di Eleonora Forlani, insegnante di Rimini, e di Maria Teresa Palazzolo, mediatrice culturale che aveva vissuto in Mozambico e in alcune zone dell’Africa subsahariana. La loro idea era quella di fondare una collana che accogliesse le letterature “altre”, di quei Paesi che una volta venivano chiamati “Terzo Mondo” e che raramente si traducevano in italiano (al tempo solamente altre due piccole case editrici pubblicavano autori africani). Questo incontro ha portato alla nascita della collana Melting pot, che dal 1993 pubblica i grandi nomi delle letterature africane, più alcuni autori del Medioriente e del Sudamerica. L’avventura è continuata fino al 2010, quando la collana ha subito una lunga battuta d’arresto.
Poi cosa è successo?
Nel frattempo, la casa editrice si è rinnovata, fino a quando, alla fine del 2022, abbiamo ripreso in mano i libri di Melting pot, li abbiamo riletti, li abbiamo studiati, e ci siamo resi conto che non potevamo lasciarli perdere. Erano la cosa più preziosa che avevamo.Il nostro progetto editoriale segue una linea organica, ragionata e in continua definizione: l’obiettivo è pubblicare alcuni dei testi più significativi di queste letterature, rispettandone la pluralità e con l’intenzione di non scadere nella “meraviglia dell’esotico” in cui spesso inciampa l’editoria italiana.
In contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
C’è una risposta tecnica e una impulsiva. Partiamo da questa. Gli editori, come tutti gli altri professionisti, hanno un innato spirito corporativo, che spesso impedisce di prendersi carico dei propri vizi. Per qualche motivo il problema è sempre il pubblico che non legge abbastanza. I dati, però, parlano chiaro: in Italia si pubblica una quantità smisurata di novità, non proporzionata alla domanda. Pubblicare un po’ meno – e magari meglio – sarebbe già un primo passo per sanare il mercato. Un mercato che, se consideriamo anche i grandi editori, dal punto di vista dell’offerta è una bolla speculativa che prima o poi esploderà, rivelando quanto è fragile la nostra filiera del libro.
E la risposta tecnica?
Credo che per un micro-editore indipendente siano necessarie tre cose. La prima è ragionare sulla “coda lunga”, ossia prendere atto che bisogna individuare la propria nicchia di mercato e che bisogna riuscire a intercettarla. La seconda è uscire quanto più possibile dalle logiche della filiera, anzitutto smettendo di assecondare questo assurdo bisogno di pubblicare novità (che fa male a noi e agli alberi) e strutturando i propri margini in maniera più sostenibile, senza inseguire il mito del libro che ti fa diventare improvvisamente ricco. La terza è evitare quanto più possibile la trappola del solipsismo. Passiamo così tanto tempo con i nostri libri che ce ne innamoriamo ciecamente, finendo per credere che un buon libro si venda da solo, quando la realtà dei fatti è ben diversa. Quello dell’editoria è un settore che genera un valore aggiunto molto più piccolo di quello che sarebbe in grado di produrre, con la conseguenza di tagliare fuori tantissime persone (soprattutto nostri coetanei) che avrebbero tutte le capacità di lavorare e far crescere il settore. Dovremmo rifletterci tutti quanti.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Probabilmente è Niiwam di Sembène Ousmane. È il libro con cui abbiamo rilanciato la collana, quindi c’è un grande legame affettivo. Sembène è stato uno dei più grandi intellettuali e artisti senegalesi, in Occidente è conosciuto come il padre del cinema africano, ma lui stesso si definiva anzitutto scrittore. La sua cifra registica si ritrova nei suoi racconti, usa la penna come fosse una cinepresa, con una capacità unica di raccontare le immagini. L’anno scorso ricorreva il centenario della sua nascita, abbiamo deciso di omaggiarlo con questo libro nella splendida traduzione di Silvia Carli.
Un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro?
Bottega Errante Edizioni, perché è una casa editrice che è riuscita a bilanciare una produzione di interesse territoriale e una di letteratura “di frontiera” di respiro internazionale. Riuscirci non è per niente facile.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
Il nostro piano editoriale prevede poche novità all’anno, per cui il prossimo libro uscirà all’inizio del 2025. Si tratta di un testo di un autore brasiliano contemporaneo che racconta un lato della società e della cultura del Brasile a noi poco familiare. È un autore forte, ce lo ha proposto un grande traduttore, Giacomo Falconi, che ringraziamo. Attualmente ci stiamo arrovellando su come tradurre il titolo, perché in portoghese è molto efficace, musicale, e in italiano rischia di perdersi.Stiamo anche pianificando di pubblicare i capolavori di un autore che in Italia è quasi sconosciuto… ma è davvero troppo presto per parlarne. Nel frattempo, continueremo a “restaurare” i titoli storici dal nostro catalogo e a riproporli in nuova edizione.Ah, giusto! A fine anno separeremo la collana Melting pot dal nome Aiep, per farla confluire in un nuovo marchio editoriale, che possa valorizzare l’identità di questi libri.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
Il sentiero delle babbucce gialle di Kader Abdolah, tradotto in italiano da Elisabetta Svaluto Moreolo per Iperborea.
Dario Moalli
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