Manifesta 11. Cosa non si fa per i soldi

In partenza per Zurigo? Ecco un breve prontuario per sopravvivere e gestire la visita a Manifesta, in procinto di aprire l’11 giugno la sua 11esima edizione. Luoghi, artisti e sedi di un’edizione dedicata al tema del lavoro. E al rapporto che intrattiene con l’arte.

IL TEMA DI QUESTA EDIZIONE
Cosa le persone fanno per soldi: è questo il titolo dell’11esima edizione di Manifesta, la biennale itinerante che l’11 giugno apre al pubblico a Zurigo. Ma non è un richiamo agli istinti più bassi del genere umano, quello contenuto nel titolo lanciato dall’artista tedesco, in veste curatore, Christian Jankowski, quanto un esercizio (un po’ socialista) di collaborazione, come si diceva una volta, fra “arti e mestieri”.
A chiarire questo punto il sottotitolo, Some joint venture, espresso anche nella disposizione a “coppie” che ha messo insieme trenta artisti partecipanti con altrettanti professionisti, impiegati, funzionari pubblici eccetera della città di Zurigo.

Christian Jankowski, curatore di Manifesta 11 - photo (c) Manifesta 11

Christian Jankowski, curatore di Manifesta 11 – photo (c) Manifesta 11

LE OPERE SITE SPECIFIC
A ogni artista invitato è stato dato un elenco di oltre 1.000 professioni praticate attualmente nella città di Zurigo, compilato dall’Istituto di Sociologia presso l’università locale. Ognuno ne ha poi scelto una e Manifesta ha trovato un “ospite” corrispondente che esercita tale professione. I padroni di casa hanno preso gli artisti per mano, hanno mostrato loro il posto di lavoro e la città. Le relazioni che si sono sviluppate tra artista e conduttore sono state diverse, ma grazie al know-how e alle connessioni di ciascun host in città, il risultato è stato sempre, dicono gli organizzatori, interessante.

Teresa Margolles e Sonja Victoria Vera Bohorquez, transvestite sex worker - photo (c) Manifesta 11Teresa Margolles e Sonja Victoria Vera Bohorquez, transvestite sex worker - photo (c) Manifesta 11

Teresa Margolles e Sonja Victoria Vera Bohorquez, transvestite sex worker – photo (c) Manifesta 11

IL GIOCO DELLE COPPIE
Tant’è. Il russo Evgeny Antufiev 1986 avrà a che fare con un prete, un pastore nello specifico; l’americano John Arnold con uno chef stellato, Fabian Spiquel della Maison Manesse; il belga Guillame Bijl con un dog stylist; Mike Bouchet con il direttore del dipartimento dei servizi pubblici addetto al trattamento delle acque di scarico. Il turco Asli Çavuşoğlu sarà in contatto con un restauratore, Matyáš Chochola con un ex campione sportivo, oggi personal trainer; Ceal Floyer con un traduttore; Mario Garcia Torres con un cantante dell’opera.
E ancora: l’ungherese Andrea Éva Győri con uno psicologo-sessuologo, Pablo Helguera con un giornalista, Fermin Jiménez Landa con un metereologo, Jon Kesseler con un orologiaio, Leigh Ledare con un medico esperto in infanzia e terapia di gruppo, Jon Rafman con un manager, Torbjørn Rødland con un dentista, la greca Georgia Sagri con un banchiere, Marco Schmitt con un manager della comunicazione, Santiago Sierra con un consulente per la sicurezza, Una Szeemann con uno psicologo.
Infine, Jennifer Tee, americana del 1973, con il capo dei servizi funebri della città, Jiří Thýn con una patologa, Franz Ehrard Walther con un produttore tessile e con un costruttore, e Yin Xunzhi con una hostess.

Manifesta 11 - Pavillon of Reflections - Überfahrt PoR Bilder Mia

Manifesta 11 – Pavillon of Reflections – Überfahrt PoR Bilder Mia

IL CONCEPT E LA MOSTRA “STORICA”
Preparatevi a camminare. Con questa nuova edizione, che segue le precedenti a Rotterdam, Lussemburgo, Lubiana, Francoforte, Donostia/San Sebastian, Trentino Alto Adige, Murcia e Cartagena, Genk, San Pietroburgo, Jankowski & Co. hanno voluto mettere l’arte in relazione con contesti inediti. Ogni joint venture si manifesta in tre punti: un’istituzione convenzionalmente usata per l’arte; un luogo satellite (un posto generalmente vicino al lavoro del “padrone di casa”) e il Pavillon of Reflections, creato appositamente per Manifesta 11, dove ciascun progetto si “rifletterà” nella forma di un film.
Inoltre, per tutta la durata di Manifesta 11, Cabaret Voltaire, il luogo di nascita di Dada, si trasformerà in un palcoscenico per spettacoli di joint-venture e casa per collettivi di nuova fondazione. In uno spirito legato al baratto e all’economia di scambio, chiunque partecipi alle performance, può poi assistere alle altre, entrando di diritto a far parte della corporazione.
Il programma è stato realizzato insieme all’artista svizzero Manuel Scheiwiller. La “trasformazione” del Cabaret Voltaire in ufficio aziendale è opera di ETH, del professore Alex Lehnerer, dei suoi assistenti e studenti in collaborazione con Savvas Ciriacids (Ciriacidis Lehnerer Architects). Tra i performer, Adrian Piper, Kim Gordon, Gelitin, Reto Pulfer, Doris Graf, Tal Rosen, Ivana Gille e moltissimi altri, per un programma che va avanti per tutta l’estate. Con non poche presenze dall’Italia: Marcella Vanzo, Mimmo Rubino, Giulia Currà, Andrea Marcaccio.
A rimpinguare la lista, la “mostra storica” co-curata con Francesca Gavin, con circa 100 artisti. Come già raccontato (ecco l’intera lista) poche le presenze italiane, come Bruno Munari e Armin Linke, per un totale di 250 opere in mostra incluse le produzioni site specific. In mostra, opere d’arte degli ultimi cinquant’anni, istituzionalizzate, che offrono un nuovo spaccato sul tema delle joint venture installate su delle impalcature, dando nuovi spunti su come l’artista ha ritratto il mondo del lavoro, ma anche interagito con altre professioni, con le idee e i processi di queste ultime.

Santa Nastro

http://m11.manifesta.org/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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