Memorie ritrovate
M.E.M.O.R.I. è un progetto mediterraneo e lucano che si è concentrato sugli oggetti “obsoleti” che scartiamo in maniera automatica e irragionevole. E che possono – devono? – rivivere nel riuso.
Il progetto M.E.M.O.R.I. Museo Euro Mediterraneo dell’Oggetto RI-fiutato non è esclusivamente una mostra. La mostra c’è, d’accordo, ma si tratta dell’esito di un percorso articolato, aperto, interattivo.
UN ITINERARIO LUCANO E MEDITERRANEO
Ideato dalla cooperativa il Salone dei Rifiutati, M.E.M.O.R.I. ha percorso due itinerari: uno lungo le sponde del Mar Mediterraneo, facendo tappa nelle cinque città portuali di Genova, Malaga, Marsiglia, Tétouan e Tunisi; un secondo all’interno dei confini lucani, attraversando Bernalda, Matera, Muro Lucano, Potenza e Venosa.
In ognuna di queste tappe, la ricerca si è concentrata sugli oggetti “obsoleti” che scartiamo in maniera automatica e irragionevole. E che possono – devono? – rivivere nel riuso. Un atto di rispetto verso la memoria che portano con sé, ma anche un gesto di salvaguardia del pianeta e quindi di noi stessi. Come sostiene la curatrice Maria Rosa Sossai, “si assiste da tempo a un’idiosincrasia dell’innovazione che si manifesta nel bisogno compulsivo di sostituire oggetti e manufatti con prodotti tecnologici di nuova generazione. È la sindrome dell’inorganico che sta cancellando in maniera sistematica la cultura manuale, che ha radici profonde nella natura umana più intima. Senza più memoria storica, scomparirebbe la condizione che permette di creare mondi immaginari”.
UN MUSEO INTERATTIVO E PARTECIPATO
La peculiarità di questo percorso risiede nel fatto che sono stati i cittadini stessi ad attivarlo: hanno infatti letteralmente costruito e riempito le Memori Box, in un processo partecipativo che ha avuto come ulteriore esito la ricostruzione di legami all’interno delle comunità.
L’arte è il mezzo più idoneo ed efficace per ritrovare il contatto con la creatività collettiva, grazie agli oggetti/memoria.
Ma cosa c’entrano in tutto ciò gli artisti? Spiega Sossai: “In contrapposizione a un panorama mediatico sempre più fluido e immateriale, alcuni artisti hanno intrapreso nel corso degli ultimi decenni un’attività di recupero e valorizzazione degli oggetti scartati dal consumismo, ibridando anche materiali diversi tra loro”. C’è dunque una sorta di tradizione che è già in cammino e che ha trovato in M.E.M.O.R.I. un luogo anche fisico dove crescere: un museo interattivo itinerante che “rappresenta la possibilità concreta di costruire ex novo uno spazio museale grazie al contributo e alla presenza attiva di tutti coloro che vorranno partecipare”, a dimostrazione che “l’arte è il mezzo più idoneo ed efficace per ritrovare il contatto con la creatività collettiva, grazie agli oggetti/memoria”.
GLI ARTISTI COINVOLTI
“La condivisione e l’orizzontalità del progetto si completano con la testimonianza di cinque artisti provenienti da cinque città portuali del Mediterraneo”, prosegue la curatrice. Si tratta di Mohamed Larbi Rahhali (Tétouan, Marocco), Carlos Aires (Malaga, Spagna), Mohamed Bourouissa (Marsiglia, Francia), Farah Khelil (Tunisi, Tunisia) e Cesare Viel (Genova, Italia).
In mostra li ritroviamo grazie alle interviste che hanno rilasciato, nella quali – racconta Sossai – “hanno messo in luce gli aspetti più controversi e attuali della condizione delle cose che sostanziano la nostra vita e della relazione che intratteniamo con esse: dalla loro progressiva smaterializzazione, al loro riutilizzo in chiave artistico-creativa, alla presenza sempre più invasiva degli oggetti tecnologici, diventati ormai le reliquie del tempo presente, sino alla serialità anonima del virtuale. Forse gli esercizi da fare con le mani da loro proposti indicano la strada possibile di una creatività che recupera la manualità, le tradizioni locali, i valori dell’accoglienza che hanno sempre caratterizzato il Mediterraneo”.
– Marco Enrico Giacomelli
fino al 7 luglio 2019
M.E.M.O.R.I.
CHIESA RUPESTRE DI SANTA MARIA DE ARMENIS
Sasso Caveoso
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