Archivi e memoria a Matera
Affondano le radici nelle logiche dell’archivio le due mostre conclusive del progetto I-DEA, colonna portante del calendario espositivo di Matera 2019.
Sono gli archivi e le raccolte lucani ad aver dato impulso a una iniziativa che ha coinvolto personalità della scena creativa attuale come Mario Cresci e Formafantasma, capaci di declinare il portato senza tempo della memoria in un linguaggio sperimentale, tra fotografia e videoinstallazione. Il ciclo si chiude con tre appuntamenti per certi versi complementari, sfociati l’uno nell’altro grazie a un fluido iter di transizione.
DAL GESTO ALLA CUCCAGNA
Fino al 7 ottobre Cava Paradiso ha ospitato Thauma Atlante del gesto, la ricerca condotta dal danzatore e coreografo Virgilio Sieni sugli archivi della Basilicata e di altre regioni italiane nel solco di gestualità scomparse, testimoniate da fotografie, oggetti, filmati e disegni, uniti a un denso programma di performance che ha coinvolto i cittadini. La quarta mostra di I-DEA è Il Paese di Cuccagna. I materiali presenti nella rassegna firmata da Sieni acquisiscono nuovi significati nel progetto a cura dell’artista Navine G. Khan Dossos e dello scrittore e artista James Bridle. Le medesime transizioni applicate dai due curatori al concetto di Cuccagna, da sempre emblema di delizie scarsamente raggiungibili, qui interpretato in chiave possibilista. Per Navine G. Khan Dossos e James Bridle, Cuccagna è un’utopia alla portata di tutti, nascosta nelle pratiche di ogni giorno. Ecco dunque la commistione tra manufatti antichi e moderni, tra conoscenze in grado di mutare il non fecondo in fertile. “Abbiamo dovuto trovare nuovi modi per riprodurre e rappresentare archivi esistenti, attraverso foto-montaggi e documentazione di supporto, e abbiamo posto una forte enfasi sulle collezioni personali, private, includendo anche “archivi viventi” attraverso la partecipazione sia di individui che di interi paesi, la cui esperienza e conoscenza non rientra in nessun archivio ufficiale”, ci hanno raccontato i curatori.
L’ultimo appuntamento è con l’artista concettuale Liam Gillick e la curatrice Pelin Tan, autori del progetto basato, secondo le parole di quest’ultima, su “un approccio critico verso il modernismo e lo sviluppo di azioni e idee da parte dello Stato e delle istituzioni della Basilicata dagli Anni Cinquanta in poi”. Il tutto nella cornice dell’architettura, letta, ancora una volta, grazie allo strumento-archivio.
19 SCUOLE X 19 ARCHIVI
Agisce sulla pelle organica della memoria anche l’iniziativa 19 scuole x 19 archivi, il progetto di valorizzazione del passato rivolto agli studenti delle classi III, IV e V delle scuole secondarie di secondo grado, invitati a rielaborare artisticamente una collezione o un archivio nell’ambito di workshop tenuti da professionisti del fumetto, della scrittura creativa e della videoarte.
Ogni settimana, fino al 14 novembre, i ragazzi potranno scegliere il laboratorio a loro più affine, portando un oggetto appartenuto alla generazione dei propri nonni: sarà quello il punto di partenza per la costruzione di una sorta di archivio personale, dove la memoria gioca un ruolo imprescindibile. I lavori realizzati dagli studenti saranno poi esposti nell’ambito del Festival dell’Open Culture dal 10 al 20 dicembre.
Ad accompagnare i giovani partecipanti sono Giulio Giordano, docente e fondatore della scuola di fumetto e illustrazione Redhouse Lab e “matita” per le edizioni Sergio Bonelli; Gianluca Caporaso, lettore, narratore e mente del festival La città delle infanzie; Isabelle Montoya, autrice di cortometraggi e videoclip; e Kiana Tajammol, fotografa, regista e visual artist.
– Arianna Testino
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