Matera 2019. L’editoriale di Rossella Tarantino
Rossella Tarantino, manager sviluppo e networking della fondazione matera basilicata 2019, racconta lE INIZIATIVE autunnali DELLA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA.
L’anno di Matera Capitale Europea della Cultura è entrato nel secondo semestre e si può provare a elaborare qualche prima considerazione e nel contempo lanciare qualche nuova sfida per la festa di chiusura (o di riapertura) del 2019.
Nel dossier di candidatura ci domandavamo se una città piccola come Matera, ai margini della produzione culturale, potesse creare cultura, anziché comprarla e importarla. E a tale domanda, che era la nostra sfida, rispondevamo che anche le città piccole come Matera possono stare sulle scene culturali, se adottano un modello in cui la produzione è diffusa, orizzontale e partecipata. In altri termini, se attivano un numero elevato di persone che coproducono e abitano la cultura, anziché consumarla.
I numeri e gli esempi danno evidenza di come tale sfida sia stata presa sul serio. L’82% delle produzioni di Matera 2019 sono originali e attestano il grande lavoro di questi anni, che hanno visto Matera e la Basilicata non solo palcoscenico ma luogo internazionale di ricerca artistica.
Nel contempo è stato mobilitato un grande numero di persone di diverse capacità, età, vissuti, mestieri, provenienze e traiettorie per reinventarsi ruoli nuovi e partecipare al grande gioco della produzione culturale
Nel contempo è stato mobilitato un grande numero di persone di diverse capacità, età, vissuti, mestieri, provenienze e traiettorie per reinventarsi ruoli nuovi e partecipare al grande gioco della produzione culturale, scoprendo anche la bellezza delle differenze e diversità. Dai laboratori di Lumen Social Light, in cui nei luoghi più disparati (ospedale, scuole di ballo, call center, parrocchie, laboratori artigianali, scuole) i cittadini si sono fatti luce e hanno realizzato le luminarie che il giorno dell’inaugurazione hanno acceso Matera, fino all’opera lirica del San Carlo, in cui gli spettatori erano parte della Cavalleria Rusticana e un coro non professionale di cittadini ha punteggiato le tappe del prologo.
Anche nei prossimi mesi le “chiamate pubbliche” coinvolgeranno cittadini temporanei e permanenti per partecipare con Virgilio Sieni alla composizione dell’Archivio del gesto per il progetto I-DEA o alle danze coreografiche sulle relazioni tra Madri e Figli, oppure per accogliere nelle proprie case artisti per il Festival Altofest o ancora per vedere persone di diverse abilità danzare.
Matera 2019 è stata un’occasione per allargare i confini – anche percettivi – della città, dotandola di nuove polarità culturali e connettività ad oggi inedite.
Il sistema delle cave, poste lungo la Via Appia e appena al di là della Gravina, è stato valorizzato nella sua bellezza e suggestione, diventando uno dei luoghi principali della programmazione di questo anno da capitale: la Cava del Sole – dopo il sapiente recupero realizzato in collaborazione con tutti i soggetti istituzionali, in primis il Mibac e il Comune di Matera – è diventato il luogo principe per i grandi spettacoli, inclusi quelli del Festival di Materadio a settembre; un sistema di trasporto pubblico specificamente disegnato ha consentito di connettere la Cava alla città, rendendone l’accesso senza auto un’esperienza inedita. La Cava delle sculture di Antonio Paradiso, con il recupero dell’hangar industriale e le installazioni del progetto I-DEA, ha restituito una nuova polarità del contemporaneo in città e nel contempo un luogo della decantazione e sospensione del tempo.
Il sistema delle cave, poste lungo la Via Appia e appena al di là della Gravina, è stato valorizzato nella sua bellezza e suggestione.
Un altro luogo simbolo, il Teatro Quaroni a La Martella, quartiere iconico dell’utopia di Olivetti, è protagonista di un laboratorio di danza condotto da Virgilio Sieni nell’ultima settimana di settembre e culminerà in una coreografia collettiva celebrativa di una comunità ri-costruita anche attorno al linguaggio del corpo.
Matera 2019 è anche un’occasione per ripensare le narrative di una città e per indurre i turisti a viverla come cittadini temporanei: questo il senso dei cinque percorsi che ogni settimana portano a un’esplorazione di luoghi e quartieri inediti, raccontati da chi quei luoghi li fa abitare, secondo una connessione di senso legata ai cinque temi di Matera 2019.
Una rilettura contemporanea delle narrative di Matera e della Basilicata avviene con il progetto I-DEA, in cui artisti internazionali contemporanei – Cresci, Formafantasma, ora Sieni, poi Khan Dossos & Bridle – che attingendo dagli archivi, il patrimonio più impalpabile e inaccessibile, ne restituiscono una rilettura contemporanea, in cui arcaicità e contemporaneità spesso collimano, valorizzata dagli allestimenti specificamente disegnati dall’Open Design School.
E infine, partendo dall’archivio decennale di indagini, fotografie, proiezioni, interviste realizzate in tutto il mondo da Armin Linke, nella grande quarta mostra finale, Blind Sensorium – Il paradosso dell’Antropocene, ci si interroga significativamente a Matera sulla portata e rapidità dei cambiamenti al pianeta Terra provocati dall’uomo, assunto per la prima volta nella storia ad agente geologico.
– Rossella Tarantino
manager sviluppo e networking fondazione matera basilicata 2019
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