Anri Sala
Anri Sala presenta un’inedita serie di affreschi realizzata nella città di Napoli.
Comunicato stampa
Anri Sala presenta un’inedita serie di affreschi realizzata nella città di Napoli. La scelta di questa tecnica antica porta con sé una complessità legata ai ritmi d’esecuzione. Per questa ragione l’artista ha scandito la sua produzione in “giornate”. Ad ogni giornata corrisponde l’inizio e la conclusione di una parte di opera, poiché la base di intonaco può essere dipinta solo finché umida, una volta asciutta non ammette ritocchi. Alla sicurezza del progetto si somma però l’incertezza dell’esito: “(…) perché i colori mentre che il muro è molle, mostrano una cosa in un modo, che poi secco non è più quella”, così Giorgio Vasari spiega ne Le Vite l’ulteriore abilità di previsione che bisogna tenere a mente. Nelle opere di Anri Sala, oltre a questo processo, frammenti di marmo si innestano sulla superficie piana dell’affresco. L’artista ha dedicato intere giornate a contatto con i marmisti intraprendendo un dialogo costante in termini di scelta, modalità di lavorazione e resa. Cipollino, Radica e Tartaruga sono i marmi che emergono a sembrare complementi di parti dell’opera andate perdute. Le velature liquide dell’affresco entrano in contatto con il marmo, roccia metamorfica formatasi in millenni. Il pigmento minerale dei colori si amalgama alla consistenza minerale della pietra.
Nella prima serie di lavori quasi astratti, Surface to Air, le nuvole fluttuano e si fondono con le forme marmoree, a tratti sinuose a tratti più spigolose. Di nuovo un contrasto di natura: le nuvole che mutano frettolose il loro paesaggio sono cinte dai marmi decisi. Come il magma, sospeso nella sua natura transitoria, o come il mare l’attimo prima che le onde s’infrangano, così questi lavori paiono la cattura di un attimo strappato al suo inevitabile mutamento. La loro vera natura richiama un tempo lontano di cui la superficie è solo l’indice delle tante stratificazioni che ne hanno permesso la formazione.
Nella seconda serie, Legenda Aurea Inversa, compare la figura. L’artista si rifà al ciclo che Piero della Francesca realizzò per la Cappella Bacci, nella Basilica di San Francesco ad Arezzo. Il pittore rinascimentale riporta alcuni episodi della Legenda Aurea, raccolta medievale di Jacopo da Varazze che narra le vite dei santi. Sala ne cattura i particolari: la linea del soggetto segue sapientemente le venature del marmo, ma i colori accesi del Rinascimento si trasformano. Un gesto fotografico cala sulla rappresentazione. I toni si invertono, il positivo diventa negativo, le zone scure diventano luminose. I volti rosei acquisiscono le tonalità dei blu e dei verdi, così come le mani che sembrano livide, forse tese in uno sforzo. La modernità si riflette nel Quattrocento tramite un gesto analogico, conseguenza dello sviluppo fotografico. L’opera diventa una finestra metatemporale: il tempo contiene la molteplicità e quindi la sintesi di se stesso.
Le opere Fragmentarium I (Morning) e Fragmentarium II (Afternoon, Afternoon Slightly After/Radica) presentano frammenti di affreschi su cavalletti realizzati su misura. Un viaggio archeologico in cui vengono assemblati pezzi di intonaco emersi dalle fessure strutturali formatesi dopo il completamento di una giornata. Hanno l’aspetto di reperti e resti rinvenuti in un sito di scavi. Queste “giornate in frantumi” catturano l’evoluzione narrativa della creazione preservandone le vestigia.
L’affresco è spesso associato a un’opera inamovibile poiché realizzata a muro. Le opere in questione invece somigliano a degli strappi d’affresco, se non fosse per il supporto in pannelli di aerolam, alluminio composito, che dona loro un tocco brillante contrastando la porosità dell’intonaco. Il respiro regolare dei freschi nelle quiete sale della galleria viene pervaso dall’arrivo di un suono. Anri Sala tramuta uno spazio archeologico in un tempo attuale: “(…) scolpisce lo spazio del suono”. Un soffio d’aria antica si muove indomita. Porta con sé l’eco di quei corpi che il Vesuvio non ha risparmiato da Pompei. L’aria passa nei vuoti dei loro calchi in un “respiro circolare” incessante. Il suono della tibia, strumento a fiato utilizzato all’epoca, permette di udire il passaggio d’aria. La melodia ora ha preso nuova forma in un luogo, la galleria, acquisendo un tempo ancora diverso perché lento e paziente: quello dell’affresco.
Anri Sala desidera esprimere la sua gratitudine alle seguenti persone per il loro particolare e cruciale coinvolgimento in questa mostra: Gianmarco Biele, Erika De Gennaro, Alessandra Falcone e Domenico Russo.
Anri Sala nasce a Tirana nel 1974.
Vive e lavora a Berlino.
Il corpus di opere di Anri Sala comprende installazioni video, sculture, fotografie, disegni, libri, performance e partiture. Le sue opere trasformative, basate sul tempo, sono costruite attraverso molteplici relazioni tra immagine, architettura e suono, utilizzando questi come elementi per piegare, capovolgere e interrogare l'esperienza sensibile. Le sue opere indagano le rotture nel linguaggio, nella sintassi e nella musica invitando a dislocazioni creative, che generano nuove interpretazioni della storia, soppiantando vecchie finzioni e narrazioni con nuove, meno esplicite e meno ambigue. Sala fa emergere dalla realtà dettagli che, trasfigurati poeticamente, rivelano aspetti insoliti del presente. Molto spesso, adottando il punto di vista di personaggi minori, i suoi video raccontano i grandi temi dell'esistenza trasformando piccole narrazioni in storie universali. Nel tempo, suono e musica sono diventati sempre più importanti nelle sue opere e mostre, dove si mescolano e si riproducono in tutto lo spazio, come componenti di un'orchestra insolita, offrendo al visitatore un'esperienza sensoriale a tutto tondo. Nell'ultimo anno l'artista ha iniziato a lavorare con l'affresco. Questa tecnica sfida la produzione artistica a causa del suo metodo che costringe a lavorare sulla calce bagnata solo una "giornata" fino a quando non asciuga, senza la possibilità di rielaborarla.
Anri Sala ha realizzato mostre personali presso istituzioni e musei internazionali come Winsing Art Place (Taipei, Taiwan), Bourse de Commerce - Fondation Pinault (Parigi, Francia), GAMeC (Bergamo, Italia), Kunsthaus Bregenz (Bregenz, Austria), MUDAM (Lussemburgo), Castello di Rivoli (Torino, Italia), Fundacíon Botín (Santander, Spagna), Garage (Mosca, Russia), Instituto Moreira Salles (San Paolo, Brasile), Museo Tamayo (Città del Messico, Messico), The New Museum (New York, Stati Uniti), Instituto Moreira Salles (Rio de Janeiro, Brasile), Himaseates Wall House, Benesse Art Site Naoshima (Isola di Teshima, Giappone), Haus der Kunst (Monaco, Germania), il Centre Georges Pompidou (Parigi, Francia), The Serpentine Gallery (Londra, Regno Unito) tra gli altri. Ha partecipato a numerose mostre collettive e biennali, tra cui la XII Biennale dell'Avana (2015), la Biennale Sharjah XI (2013), ha rappresentato la Francia alla LV Biennale di Venezia, Italia (2013), la IX Biennale di Gwangju (2012), Documenta (13) (2012), la XXIX Biennale di San Paolo (2010), II Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Mosca (2007) e la IV Biennale di Berlino (2006). Sala ha ricevuto molti premi durante la sua carriera. Ha vinto il Vincent Award (2014), il 10º Benesse Prize (2013), l'Absolut Art Award (2011) e il Young Artist Prize alla Biennale di Venezia (2001). Il suo lavoro è presente in molte collezioni d'arte come Pinault Collection, Tate Collection, National Museum of Osaka, The Margulies Collection, MoMA, Art Institute of Chicago, Jardín Botánico Culiacán, Kunsthaus Zürich e altri.