1600: l’epoca di Van Dyck / 1900: il viaggio da de Chirico
Ospitata presso il Castello, l’esposizione sarà strutturata in due sezioni distinte, ma collegate tra loro, che si articoleranno nei due piani della sede espositiva.
Comunicato stampa
La Città di Desenzano del Garda (Bs) prosegue il programma di esposizioni culturali presentando, dal prossimo 12 agosto, la doppia esposizione dal titolo “1600: l'epoca di Van Dyck / 1900: il viaggio da de Chirico”. Organizzata dall'Assessorato alla Cultura e prodotta da MV Arte, la mostra sarà curata da Pietro Quattriglia Venneri e Matteo Vanzan con interventi a catalogo di Francesco Boni e Michele Ciolino.
Ospitata presso il Castello, l'esposizione sarà strutturata in due sezioni distinte, ma collegate tra loro, che si articoleranno nei due piani della sede espositiva: la prima sezione sarà dedicata alle opere del Seicento nazionale ed internazionale, mentre la seconda ospiterà le ricerche pittoriche relative ai primi quarant'anni del Novecento italiano in un excursus complessivo di 50 opere.
Fil rouge della mostra sarà la riflessione sulla pittura del Realismo nata nel Seicento con la stagione barocca e delle sue conseguenze dirette sulla pittura dell'epoca per arrivare alle porte del Novecento quando la realtà, sondata da Giorgio de Chirico, sarà filtrata con l'introspezione dell'inconscio. De Chirico, grazie alla sua pittura di matrice classicista, diventa un punto di congiunzione tra le due epoche teorizzando una Metafisica che influenzerà la nascita del Surrealismo e, assieme a Francis Bacon, del Realismo esistenziale; allo stesso tempo Giorgio de Chirico sarà fondamentale per un Ritorno all'ordine che darà vita al Realismo Magico e alla Nuova Oggettività tedesca.
"L’obiettivo” afferma l'Assessore alla Cultura del Comune di Desenzano del Garda Pietro Avanzi “era quello di alzare il livello delle mostre, di elevare sempre di più la qualità delle esposizioni proposte nella Capitale del Garda, una Città che vuole essere tale anche nel settore della Cultura. E con “1600 – 1900, il Tempo di Van Dyck, il Viaggio da De Chirico” organizzata da Matteo Vanzan, che rappresenta ormai una certezza e una garanzia per tutti noi, siamo arrivati al top. Non solo per i nomi che vedremo esposti, ma anche per questo viaggio lungo quattro secoli che viene percorso attraverso capolavori che hanno segnato la nostra epoca moderna e contemporanea. Sono contento soprattutto che l’esposizione rimarrà fino ad ottobre che per Desenzano è un mese meno turistico di quelli estivi, ma che saprà attirare comunque tantissime persone grazie ad una mostra di questo calibro, favorendo il così detto turismo culturale."
“Questa mostra” afferma il curatore Pietro Quattriglia Venneri “arriva proprio come una cometa che cade dal cielo: inaspettata, dirompente e bellissima. Un percorso audace che muove da alcuni dei più importanti dipinti del Seicento, post-caravaggeschi e barocchi, fino ai più temerari esempi contemporanei, in un labirinto di immagini sempiterne. In un mondo che vuole vedere tutto per compartimenti stagni, questo evento è invece capace di riportare l'attenzione su una lettura generale dei fenomeni artistici nell'arco di quasi quattro secoli. Van Dyck, Tiarini, Reni e Guercino sono solo alcuni dei nomi che compongono la sezione degli Old Masters riconnettendosi in maniera del tutto armonica alle opere selezionate per rappresentare il mondo moderno e contemporaneo. Ci raccontano storie che non sono poi così lontane da noi, e non parlo esclusivamente in termini cronologici. L'obiettivo è quello di visitare la mostra con attenzione, a soffermarsi sui dipinti fondamentali del percorso provando a cambiare il punto di vista di una società che ci vuole sempre più specializzati con il rischio di perdere la visione generale dell'evoluzione delle cose, nella storia, nell'economia, nella società come nell'arte”.
“Questa esposizione” continua Matteo Vanzan, direttore di Mv Arte, “vuole raccontare l’avventura di un mondo silente, ma sempre presente, che accompagna gli esiti di un filone della storia dell’arte: quello della nascita del Realismo seicentesco e dei suoi sviluppi futuri in un fare pittorico che, proprio come la vita, viene vissuto prendendo in considerazione gli elementi fondamentali senza i quali l’arte non potrebbe esistere: l’uomo e le sue emozioni. Artisti come Van Dyck, il Guercino, Giovanni Andrea Ansaldo, Peeter Maurice Bolckmann, Alessandro Tiarini e, nel Novecento, Giorgio de Chirico, Ugo Celeda da Virgilio, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Alberto Sughi, Gianfranco Ferroni, Salvador Dalì, Joan Mirò hanno saputo raccontare esiti di vita e riflessioni sulla condizione umana nell’unione di intenti che, dal Realismo seicentesco, arriva fino ai giorni nostri in intrecci di uomo, natura ed esistenza in un mondo sempre più avvolto nei meandri dell’insondabile”.
La riforma protestante definitivamente condannata dal Concilio di Trento nel 1561, produce profondi riflessi in campo artistico. In Italia, sede per eccellenza della cattolicità, le tesi del concilio in materia d’arte per il popolo, danno vita ad una vera e propria arte della controriforma, specialmente nell’ambito pittorico, essendo la pittura il più diretto elemento mediatico di avvicinamento del popolo al credo religioso. Alla pittura più elitaria del primo Rinascimento, succede così la richiesta di dipinti religiosi con messaggi estremamente fruibili, in uno stile più pudico, meno sfolgorante, con abbondanza di esempi di interventi miracolosi ed episodi di santa carità, che ribadiscano il culto cattolico dei santi e il valore di redenzione delle buone azioni, in contrapposizione alle eretiche dottrine riformiste. Ma, al tempo stesso, la controriforma favorì il processo di progressivo abbandono del principio rinascimentale dell’arte come rappresentazione del verosimile, come idealizzazione del reale, per lasciare spazio all’idea che l’arte deve avvicinarsi alla realtà in modo più naturalistico e immediato. Partendo dal manierismo si può abbozzare una genesi del barocco come rinnovata sensibilità alla natura, al di là di stili e forme predeterminati, di cui la crisi manieristica aveva rivelato l’usura, attraverso la ripetizione di moduli ormai esausti. La crisi estetica e conoscitiva del manierismo, quella religiosa e politica della Controriforma stimolano a una critica dall’interno ai canoni classici e a forme di espressione che rivalutano sentimento e apparenza: non si indaga più la ratio della natura e delle forme, ma si pone un nuovo rapporto emotivo e formale tra l’uomo e le cose. Per questo sostanziale rinnovamento ci si varrà di tutti quei diversi mezzi che una tecnica abile fino all’illusionismo mette a disposizione dell’artista barocco.
Dal Seicento, il Realismo è approdato fino a noi con una nuova consapevolezza declinandosi, attraverso Giorgio de Chirico e Francis Bacon, in spunti differenti che trovano, come punto in comune, la riflessione sull’uomo e sulla società. Il Realismo Esistenziale, il Realismo Magico e il Realismo Sociale ci mostrano sapientemente come la realtà possa essere utilizzata dall'artista come pretesto per raccontare un mondo carico di frustrazioni e sconfitte, gioie e rinascite nell'intento comune di lanciare un messaggio di speranza che, attraverso le pennellate, possa aprire gli occhi sulla necessità di cambiare le cose verso un futuro migliore. Nella pittura la natura intima dell’uomo viene esternata ed usata per lanciare moniti e messaggi non troppo velati contro una società malata e piena di contraddizioni. L'arte si fa portatrice di messaggi e sfide, enigmi e abissi cosmici nei quali le alienazioni degli autori sono radicate nella vita di tutti i giorni. Una ricerca espressiva fondata su etica sociale e ripensamenti antropologici nella speranza che l’uomo mai si dimentichi delle forze interiori capaci di elevarci moralmente fino a toccare le punte del trascendentale: lo stesso Giorgio de Chirico fu protagonista di questo stato insondabile dell’essere ricamato su un carattere simile ad una grigia giornata di pioggia.