1698/t-t _flash expo’

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BRODBECK - ARTE CONTEMPORANEA
Via Gramignani 93, Catania, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
22/10/2021

ore 18

Generi
serata - evento

Residenza e progetto artistico ideato da Valeria Caflisch a cura di Philippe Clerc | Valentina Barbagallo.

Comunicato stampa

Venerdì 22 ottobre alle ore 18.00 la Fondazione Brodbeck ospita un doppio appuntamento con l’arte contemporanea. Sarà, infatti, possibile visitare la mostra L’Ombra della Casa Celeste di Sator (Salvatore Vitagliano) - artista Napoletano la cui pittura transita la storia e si proietta nel contemporaneo con una disinvoltura a volte sorprendente allorché le sue superfici dipinte svelano tracce antiche immerse nella materia o velate da segni più agili di cui questo linguaggio si è arricchito nel presente - a cura di Gianluca Collica, e partecipare al flash expo del progetto 1698/t-t ideato da Valeria Caflisch e curato da Philippe Clerc e Valentina Barbagallo.

Se da un lato, ci si potrà immergere nella visione de L’ombra della casa celeste, trasposizione in chiave onirica di un’opera molto più grande cui sta ancora lavorando nel suo atelier nella Valle Caudina cui prende nome il titolo della mostra dedicata all’artista campano presso fondazione Brodbeck di Catania. Un’opera che sintetizza il suo universo pittorico e privato. Un grande libro dal quale come per un big bang si manifesta un cosmo bipolare in cui pittura e narrazione rimbalzano tra loro come, egualmente, la percezione si muove tra oggettività e idea. Nell’opera tutto è indefinito: lo spazio, il tempo, il racconto. Come sospeso in una dimensione isolata in un immaginario magico, i cui enigmi si svelano grazie ad un algoritmo il cui sviluppo diviene sempre più complesso e ricco quanto più aumenta l’empatia e l’attenzione per il dipinto.

Dall’altro, si avrà l’occasione di conoscere e interagire con gli autori di 1698/t-t, progetto articolato in due moduli residenziali – il primo in Svizzera e il secondo in Sicilia - che coinvolge quattro artisti svizzeri – Isabelle Pilloud, Christiane Hamacher, Ivo Vonlanthen, Primula Bosshard – e quattro artisti italiani – Francesco Balsamo, Marcella Barone, Gianluca Lombardo, Alessandra Schilirò che hanno lavorato in remoto e in presenza in coppie di nazionalità mista. Alla fine di ogni residenza, si organizza un flash expo nella città ospitante, ossia, un momento di confronto tra artisti, ideatore del progetto, curatori, istituzioni e pubblico in cui si osserva e commenta quanto vissuto e realizzato da ciascun binomio. L’incontro con il pubblico è parte attiva e integrante dell’intero progetto perché permette agli artisti di esplicare i processi di ibridazione culturale e personale che hanno vissuto e di ricevere le impressioni esterne da parte di chi osserva tutto questo senza però averlo provato sulla propria pelle.

«Un ibrido – spiega Valeria Caflisch - è diverso dalla somma delle sue parti. La mia vita è un continuo vagare tra Catania, città dove sono nata e cresciuta, e Friburgo, città svizzera che mi ha adottata da adulta e dove oggi vivo e lavoro. A partire dalla ricerca della mia identità, mi sono interrogata su “come” poter mettere in relazione queste mie due “patrie”. È così che è iniziato il progetto di scambio tra binomi 1698/t-t nome che sottolinea i 1698 km di distanza che separano una terra dall’altra. Oscillare tra identità culturali multiple significa anche convivere con un sé “parziale” teso costantemente alla ricerca di coerenza, unità ed equilibrio. 1698/t-t è un tentativo di riunire gli attori delle mie due identità e far fare loro esperienze “ibride” attraverso la loro collaborazione. Il fatto che entrambi i gruppi di artisti provengano dalla mia cerchia di amici più stretta e fidata è voluto poiché il progetto esige da ogni partecipante un’apertura e una disponibilità all'incontro dell’altro e all’incontro di un sé modificato dall’altro e dal contesto. Aprirsi all'altro per essere percepiti da lui e aprirsi all’altro per percepire se stessi in maniera diversa. Questo significa anche che ogni partecipante deve assumersi la responsabilità dell'altro e fidarsi dell'altro. L'idea della Matchingplattform come strumento d’incontro, una forma di art-tinder, ricorda l'idea di un gioco un po’ osé, ma ludico. In esso e attraverso la piattaforma ho esercitato il mio ruolo di “madre”, d'algoritmo che vede, regola e collega tutto. Non appena però sono stati svelati i binomi, le coppie hanno iniziato a lavorare in autonomia senza più relazionarsi alla piattaforma e agli altri artisti…».

Nato come un progetto di scambio tra artisti di nazionalità e identità culturali diverse 1698/t-t, è cresciuto organicamente durante questi tre anni di gestazione e di vita come un rizoma. Estendendosi dagli individui direttamente coinvolti - gli artisti - alla loro cerchia - collaborazioni con istituzioni esterne - che, come neuriti hanno rinforzato e aumentato la comunicazione, la visibilità donando sempre nuova forma e senso al progetto.