170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima
Tra il Museo Archeologico Nazionale e il Museo di Antropologia e Etnologia, una mostra per riflettere sul momento presente guardando alle origini dell’umanità, tra adattamento, nuove tecnologie e modelli di sostenibilità
Comunicato stampa
In che modo i nostri antenati, già migliaia di anni fa, fronteggiavano i mutamenti climatici e i fenomeni atmosferici estremi? Quali strategie di adattamento sono risultate vincenti, e quanto le condizioni avverse contribuirono all’evoluzione tecnologica, alla creazione di nuovi modelli di sostenibilità e, più in generale, all’avanzamento culturale?
Sarà un’occasione per leggere il presente guardando alle origini dell’umanità – anche attraverso reperti mai esposti al pubblico prima d’ora – la mostra che inaugurerà giovedì 24 ottobre a Firenze tra il Museo Archeologico Nazionale e il Museo di Antropologia e Etnologia nell’ambito dei 70 anni dalla fondazione dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, polo d’eccellenza per lo studio del più remoto passato dell’umanità riconosciuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Protagonista la scoperta di un eccezionale sito preistorico nella Toscana meridionale, Poggetti Vecchi, che per 170.000 anni ha custodito i resti monumentali di una fauna estinta oltre ai più antichi strumenti in legno fabbricati dall’uomo mai rinvenuti finora in Italia. Un esempio emblematico di come l’essere umano si sia adattato a un ambiente in mutamento, alle soglie della penultima glaciazione, che col contributo di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Museo Archeologico Nazionale di Firenze e Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Firenze, sarà presentato al pubblico in un allestimento dal titolo “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima” (vernissage ore 18.00 presso Museo di Antropologia dell’Università di Firenze, Palazzo Nonfinito sala 18, visitabile fino al 12 gennaio 2025). Non solo: l’interazione uomo-ambiente sarà anche al centro di “Rischio e risorsa. La risposta delle comunità preistoriche alle sfide ambientali”: tre giornate di studi in programma dal 24 al 26 ottobre al Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze (info: www.iipp.it).
La mostra, a cura di Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi, Daniela Puzio e Anna Revedin, giunge a coronamento di un lungo processo di ricerca. Poggetti Vecchi, in provincia di Grosseto, sorge ai piedi di una collina da cui sgorga una sorgente termale già frequentata, 170.000 anni fa, da neanderthal ed elefanti antichi – alti fino a 4 metri e con zanne lunghe fino a 3 metri –, oggi estinti. A partire dagli scavi del 2012 un’equipe composta da studiosi della Soprintendenza, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e di varie università, è stata in grado di determinare non solo le condizioni climatiche dell’epoca, in un periodo in cui le temperature si stavano progressivamente irrigidendo, ma anche il paesaggio del sito, che grazie ai vapori tiepidi e alla presenza animale attrasse un gruppo umano, come documentato non solo da numerose schegge di pietra, ma anche da bastoni di legno di bosso con tracce di lavorazione a fuoco conservati straordinariamente quasi intatti. Strumenti da scavo che documentano per la prima volta l’avanzare di nuova tecnologia: l’utilizzo del fuoco per la lavorazione del legno che diverrà essenziale per l’evoluzione umana. La proposta espositiva è organizzata in due sezioni: quella a Palazzo Nonfinito intende valorizzare lo scavo di Poggetti Vecchi tramite ricostruzioni ambientali, tecnologie digitali e copie 3D per immergersi in quel mondo lontano e rendere possibile ai visitatori toccare con mano le riproduzioni fedeli degli straordinari ritrovamenti lignei. La sezione al Museo Archeologico presenterà per la prima volta alcuni dei manufatti originali in legno, finora mai esposti a causa dell’estrema fragilità. Un'occasione unica per scoprire lo stile di vita dei primi abitanti della Toscana, prima che i reperti vengano rimessi in sicurezza in attesa di una musealizzazione definitiva.
Ulteriori approfondimenti sul tema del cambiamento climatico nelle società del passato saranno al centro del convegno che vedrà convergere a Firenze da tutto il mondo più di 200 tra studiosi, docenti ed esperti di preistoria e protostoria – quella fase dell’umanità che occupa il 99% della storia dell’uomo, la più lunga in assoluto, che precede la nascita della scrittura. Oltre 50 gli interventi in programma – su punti tra cui l’impatto delle popolazioni sull’ambiente, sulle risorse e sul paesaggio; l’evoluzione delle tattiche di adattamento; la mobilità dei popoli e l’importanza strategica di aree geografiche comunemente considerate estreme o marginali; i cambiamenti nella dieta, nei valori e nell’identità in base alla situazione ambientale; elementi di vulnerabilità e modelli di resilienza – frutto di un approccio multidisciplinare che intreccia archeologia e archeobotanica, geoarcheologia e archeozoologia, antropologia e biologia molecolare per riportare alla luce, ad esempio attraverso l’analisi di pollini conservatisi per milioni di anni, di frammenti di dna o di sedimenti di terreno, il preciso aspetto e lo sviluppo di ecosistemi antichi, della flora e della fauna che li caratterizzavano e di come l’umanità li abbia attraversati, trasformandoli e trasformandosi.