4 racconti dal ventre della balena
L’interrato della galleria può ricordare la cavità di un grande cetaceo dove si collocano le opere dei 4 quattro artisti in mostra che, in modi diversi, si rapportano alle sue insenature ed ai suoi anfratti, occupando uno spazio intimo, relegato in un incantesimo privato.
Comunicato stampa
Il ventre della balena circoscrive uno spazio fisico arcano, colmo di rimandi narrativi. E' uno spazio buio e neutro, la stessa dimensione in cui viene risucchiato Pinocchio ed inghiottito Giona. Uno spazio che presagisce una sorte incerta per chi vi entra e invece, per qualche artificio, esso diventa spesso un luogo salvifico o comunque il territorio per un evento particolare. L'interrato della galleria può ricordare la cavità di un grande cetaceo dove si collocano le opere dei 4 quattro artisti in mostra che, in modi diversi, si rapportano alle sue insenature ed ai suoi anfratti, occupando uno spazio intimo, relegato in un incantesimo privato. La cavità è anche un ricettacolo di detriti e di resti organici, di trasmettitori obsoleti e istanti cristallizzati evocanti i fantasmi di Achab e Montecristo. Pur nella molteplicità di stili, esiste un denominatore comune riscontrabile in quanto le opere presentate sono il prodotto di un avvitamento temporale che tiene lo spettatore ancorato alla medesima terra incognita.
FILIPPO ARMELLIN aggiunge alla serie di Land Cycles un nuovo scatto che non ha più per tema un territorio immaginario, bensì il cielo. Una larga porzione rettangolare di cielo notturno cosparso di stelle è la sua più recente finzione fotografica. L'effetto luminoso provocato dall'artista è ottenuto dalla perforazione di una superficie oscura e dalla conseguente fotografia della medesima. Attraverso un banale artificio Armellin riesce a costruire un'immagine di forte valore simbolico.
MICHELANGELO PENSO presenta la sua più recente produzione costituita da strutture realizzate in gomma antiolio. Le nuove forme create dall'artista veneziano ricordano dei complessi organismi microcellulari dotati di tentacoli. La ricerca della giusta contrapposizione fra tensione e conseguente rilascio della materia dovuto alla gravità, appare essere un elemento ricercato strenuamente da parte dell'artista.
DIMITRY TESELKIN impernia il suo lavoro sulla produzione di minuscole tessere di cartone che inizialmente intaglia a mano e solo successivamente con l'utilizzo di un laser. Del tutto simili ai mattoncini del LEGO, le tessere, giuntate tra di loro, compongono delle strutture a moduli continui che ricordano le inquietanti facciate di edifici alveolari. Il diverso metodo di incastro delle tessere produce differenti motivi ornamentali che variano di ritmo in verticalità e orizzontalità. Piccole vite sembrano animarsi all'interno di ogni singola cella, come se parlassero degli altrettanti improvvidi destini che le accompagnano.
LEONARDO ULIAN L'elettronica fa parte del DNA di questo artista che impiega transistor e microchip per costituire arabeschi multicolori del tutto simili ad intricatissimi Mandala. Il processo di formazione del Mandala da parte dei monaci tibetani richiede una grande dedizione ed il lavoro di Leonardo é ancora più disagevole in quanto egli crea una infinita ragnatela di saldature a stagno. L'elemento vintage del transistor lascia talvolta il posto al più contemporaneo microchip e a una grande struttura interattiva con un effetto Theremin.