4 variazioni objet trouvé
Una mostra dedicata a quattro artisti che, sin dagli anni ’60, hanno utilizzato per creare le loro opere objet trouvé, cioè oggetti trovati e recuperati al riutilizzo artistico.
Comunicato stampa
- quattro variazioni di objet trouvé -
Claudio Costa - Sergio Dangelo - Salvatore Meo - Daniel Spoerri
Sabato 17 maggio 2014 alle ore 18 si inaugura presso la Galleria Peccolo di Livorno una mostra dedicata a quattro artisti che, sin dagli anni '60, hanno utilizzato per creare le loro opere objet trouvé, cioè oggetti trovati e recuperati al riutilizzo artistico. Una sorta di recycling di materiali provenienti dagli scarti della società dei consumi di cui gli artisti si appropriano riutilizzandoli all'interno delle
proprie opere. Talvolta esaltando l'ironia scaturita dai nuovi accostamenti talvolta utilizzando l'oggetto
per la sua colorazione e la forma.
Claudio Costa assembla, già dalla fine degli anni ' 60, gli oggetti compiendo una sorta di trasformazione alchemica della materia per rivelare lo spessore e il contenuto sociale e antropologico di ogni oggetto usato. Significative le opere da lui realizzate durante alcuni suoi soggiorni in Kenya.
Sergio Dangelo con i suoi "hand-made" manipola gli oggetti per costruire delle opere dalla memoria dadaista e surrealista. Esaltandone l'aspetto ludico-ironico crea opere-giocattolo oppure, come le dichiara lui stesso, "architetture poetiche inutili".
Salvatore Meo lavorando per anni appartato e in silenzio ha creato una serie di opere e una speciale accumulazione di oggetti nella sua casa romana oggi divenuta Fondazione Meo.
Una serie particolare dei suoi lavori realizzati con l'uso del collage e sovrapposizioni di vecchie stoffe,
le più disparate tra loro per forma e colore, era rimasta sinora inedita nella sua casa. Alcune di quelle opere sono oggi esposte per la prima volta in questa mostra.
Daniel Spoerri dopo la sua famosa serie dei "tableau-pièges" (quadri trappola) in cui "bloccava" la memoria di un evento, con i resti di un pranzo o di una tavola sparecchiata; oggi utilizza oggetti usati provenienti dai mercatini delle pulci per creare dei trompe l'esprit: opere create per disturbare lo sguardo e la percezione dello spettatore. Come la serie di piccoli lavori dedicata a "La medicina operatoria del Dr. Jacob" in cui su vecchie stampe di anatomia operatoria del secolo scorso inserisce
piccoli oggetti a forzarne in senso macabro la lettura.
Nel catalogo, edito dalle Edizioni Peccolo, una prefazione di Arturo Schwarz "La valenza trascendentale dell'oggetto" in cui l'autore ripercorre gli antecedenti storici del riutilizzo di oggetti in
arte a partire dal Dadaismo e dal Surrealismo. Simona Caramia nel suo testo "I mirabilia del caso" analizza la perenne attitudine naturale degli artisti a compiere razzie di immagini e prelievi di frammenti della realtà quotidiana per il loro riutilizzo.
La mostra è organizzata in collaborazione con Fondazione Meo, Roma.