6 stanze
La Fondazione Berardelli di Brescia dedica il nuovo appuntamento espositivo ad un viaggio nella storia dell’arte contemporanea attraverso le opere della Collezione Rossetti.
Comunicato stampa
«Sai, tutto questo lavoro nasce dalle indagini esperite sulle potenzialità automatiche delle carte colorate […] mi suggerivano la presenza di altri mondi […] altra gente […] altre storie. Se non salti nel cosmo, se ti capitasse di essere su un frammento stellare fuori dalla legge di gravità… Il nostro domani ha una coscienza cosmica… se no l'angoscia… nuovamente il baratro… Pensa ai colori di “001 Odissea nello spazio… quell'assenza di peso… l'esistenzialità opposta all'infinito temporale».
Arturo Vermi, In Vita e miracoli in Arturo Vermi , Edizioni UP Arte, Brescia, 1975
La Fondazione Berardelli di Brescia dedica il nuovo appuntamento espositivo ad un viaggio nella storia dell'arte contemporanea attraverso le opere della Collezione Rossetti.
In mostra sono visibili i lavori di alcuni dei protagonisti della storia dell'arte del secolo passato che vengono presentati, in sei sale della Fondazione Berardelli, attraverso un percorso che si propone di mettere in evidenza assonanze stilistiche e esperienze comuni.
Si parte nella prima sala con le avanguardie raccontate attraverso le opere di Man Ray, Filippo Tommaso Marinetti, Marcel Duchamp e Joan Mirò. Di grande pregio sono le cinque opere grafiche estrapolate dal volume Il Reale Assoluto, illustrate da Marcel Duchamp e Man Ray nel 1964.
Nella seconda sala sono esposti esempi della Pop art italiana, ben rappresentata da Mario Schifano e Franco Angeli, e della Pop art americana, emblematizzata da due opere di Andy Wahrol. Di rilievo, inoltre, il manifesto firmato da Wahrol e Beuys Beuys by Wahrol del 1980 e tre opere di Joseph Beuys: la famosa fotografia Fondazione per la rinascita dell'agricoltura (65/75) del 1978, la stampa Amerikanischer Hasenzucker I e la lavagna Kunst = Kapital.
Si prosegue nella terza sala con la giustapposizione di opere di due importanti artisti che hanno usato il corpo come “strumento pittorico vivente”, Hermann Nitsch e Shozo Shimamoto, esponenti l'uno dell'azionismo viennese e l'altro del gruppo Gutaj.
La quarta sala ospita vari artisti legati dall'interesse per le ricerche astrattiste: Antonio Scaccabarozzi, Elio Marchegiani, Hans Jorg Glattfelder, Gualtiero Nativi e Arturo Vermi. Di quest'ultimo si sono scelti dei lavori che dimostrano l'influenza della concezione spaziale del suo grande maestro: Lucio Fontana.
La quinta sala accoglie l'ironia dell'artista torinese Aldo Mondino a cui è stata dedicata una mostra in concomitanza alla Biennale di Venezia di quest'anno.
All'interno di questo viaggio che vuole raccontare alcuni episodi memorabili dell'arte del Novecento non potevano mancare opere del Nouveau Réalisme.
Sono presenti in esposizione i primi lavori che giunsero in Italia di Arman e precisamente alla Galleria di Remo Pastori. Oltre alle accumulazioni dell'artista francese, sono presenti: un'espansione di smalto su plexiglass di César, un dito in bronzo dello stesso autore, una litografia di Christo e un collage su tela di Jean Tinguely.
Nella sala che ospita l'archivio della Fondazione, con ben 2600 volumi catalogati e disponibili alla consultazioni, si è deciso di chiudere il percorso espositivo con un'opera dell'artista bresciano Guglielmo Achille Cavellini: Contiene opere da distruggere del 1967 cassa n 163, 1967.
Artisti presenti in mostra: Franco Angeli, Arman, Joseph Beuys, Guglielmo Achille Cavellini, Cesar, Christo, Marcel Duchamp, Hans Jorg Glattfelder, Filippo Tommaso Marinetti, Elio Marchegiani, Joan Mirò, Aldo Mondino, Gualtiero Nativi, Hermann Nitsch, Man Ray, Antonio Scaccabarozzi, Mario Schifano, Shozo Shimamoto, Jean Tinguely, Arturo Vermi ed Andy Wahrol.