A colazione con l’orso
Una riflessione sulla contemporaneita’, sulla natura umana, sull’incontro e la creativita’ in un gioco continuo tra materialita’ e spiritualita’, ricorrenza dei simboli e loro significato.
Comunicato stampa
Nei suggestivi spazi della cannoniera di Santa Maria all’interno della Fortezza di Girifalco, l’assessorato alla cultura del Comune di Cortona promuove la bi-personale di Sandra Stocchi e Gianni Barelli, dal titolo “A colazione con l’orso”.
La mostra, a cura di Matilde Puleo si propone come riflessione sulla contemporaneità, sulla natura umana, sull’incontro e la creatività in un gioco continuo tra materialità e spiritualità, ricorrenza dei simboli e loro significato.
L'atteggiamento espressivo dei due artisti è contraddistinto da un’ampia proposta linguistica e metodologica: in mostra saranno presentate infatti installazioni, carte, collages e sculture. Opere pensate appositamente per gli spazi della fortezza, in dialogo con la sede che accoglie la convivialità.
Lo stesso titolo A colazione con l’orso è l’invito posto da due artisti che hanno giocato con se stessi e con il loro fortuito incontro. La colazione allude alla globalità di un progetto condiviso che è pericoloso e affascinante quanto l’orso, la sua mensa e l’invito a dare inizio con lui, ad una giornata molto singolare. L’interesse che gli artisti rivolgono al mondo simbolico, pur nella diversità di formazione ed esperienza, è il tentativo di riattivare una considerazione più ampia sul ruolo dell’arte prima e della pittura poi, come ricerca di sé e di senso. Sandra Stocchi e Gianni Barelli s’incontrano al tavolo di questa colazione, condividendo il sentimento della materia come sostanza del mondo fisico, principio femminile associato alla maternità e sede di un’energia primaria che asseconda e alimenta la creatività.
Le simbologie arcaiche di Sandra Stocchi (1961) fluttuano, si riposano o si adagiano sull’elemento naturale per scongiurare il malinconico smarrimento dell’uomo contemporaneo. Ceramista di lunga esperienza con un alto grado di perizia tecnica, l’artista unisce le capacità del fare alla forza astrattiva della meditazione. Carte realizzate a mano, ceramiche e contenitori a metà strada tra ciborio e piccolo altare, metafora di riti che tentano di ricostruire il rapporto col divino.
Nelle carte dipinte di Gianni Barelli (1976) la sensazione è quella di un’immobilità congelata in attesa di un evento imminente. Un’immobilità rafforzata dalla materia preziosa applicata qua e là in alcune parti del dipinto, rivelando così l’uomo, l’oggetto e la natura, intesi come pretesto formale per costruire un mondo che è pittorico ma anche sensoriale. Performer incuriosito dalla pittura come diario del lavoro nel suo complesso.