A due #4 – José Manuel Mesías / Sandra Tomboloni
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Quarto capitolo della serie di dialoghi e incontri A due che creano un ponte tra artisti della galleria e figure selezionate direttamente da loro o individuate per affinità elettive. Il dialogo tra gli artisti Sandra Tomboloni (Pelago, Firenze, 1961) e JoséMesías (L’Avana, Cuba, 1990) è in collaborazione con Galleria Continua.
Comunicato stampa
La Galleria ME Vannucci è lieta di presentare A due #4, José Manuel Mesías - Sandra Tomboloni,L'illusione della vita, il quarto capitolo della serie di dialoghi e incontri A due che creano un ponte tra artisti della galleria e figure selezionate direttamente da loro o individuate per affinità elettive.
Il dialogo tra gli artisti Sandra Tomboloni (Pelago, Firenze, 1961) e José Mesías (L'Avana, Cuba, 1990) sisviluppa attorno ad alcune opere che parlano di sacralità della vita e regole di convivenza. In tutto il progetto espositivo è evidente il rapporto tra essere umano e mondo animale. Sono composte da gabbie per uccelli le installazioni di José Mesías: oggetti realizzati dall’uomo per privare i volatili della propria libertà e piegarli al proprio volere. Sandra Tomboloni porta avanti la sua battaglia animalista e antispecista, già evidente nella personale del 2020 La fragilità degli ospiti, che qui si sviluppa tra una serie di nuovi disegni e due grandi sculture in cera.
Sono gabbie trovate, e poi schiacciate, quelle che formano una enorme croce in Ecce Homo di José Mesías; un chiaro riferimento alle parole che, nel Vangelo di Giovanni (19, 5), pronuncia Pilato mentre presenta Gesù flagellato e coronato di spine, espressione usata anche per definire una persona malandata e smunta. Si intitola Ecce homo. Come si diventa ciò che si è anche l’ultima opera compiuta di Nietzsche prima della follia, scritta, nelle sue grandi linee, in tre settimane di immensa esaltazione dell’autunno 1888, a Torino. Le installazioni dell’artista cubano ci portano a pensare a un mondo animale fuggito via dalle leggi dell’uomo, anche nel caso di Paradoja de un móvil perpetuo (Esta jaula será un móvil perpetuo en tanto viva un pájaro dentro de ella), [Paradosso del movimento perpetuo (la gabbia avrà un movimento perpetuo finché un uccello vivrà al suo interno)], dove la gabbia è appoggiata sui legni ricurvi di un dondolo, ma l’assenza dell’animale vanificherà la sua funzione, quasi a togliere l’anima all’oggetto.
Due grandi bastoni coperti di sculture di piccoli maiali in cera danno forma alle opere Abracadabra di Sandra Tomboloni. Viene subito da pensare alle aste decorate che reggono i rotoli della Toràh, libro sacro per eccellenza dell’ebraismo. La parola Toràh significa “insegnamento”, e deriva da una radice ebraica che indica anche “colpire” o “andare a segno”. Nella cultura israelita, il bastone è un simbolo di autorità, utilizzato dal pastore come strumento di correzione e guida per il suo gregge. Mentre il gruppo di maiali si impossessa dei bastoni, come a prendere in mano il comando, cercando la vera essenza di quegli insegnamenti, la parte bidimensionale di questa parodia del testo sacro, che dovrebbe essere contenuta nel rotolo, si snoda invece in una serie di disegni che sfuggono alla sequenza e alla forma arrotolata per trovare ciascuno la propria dimensione. Lo stesso titolo Abracadabra ci riporta al campo del mistero e della magia. Abracadabra è un vocabolo in uso nella magia mistica antica ed è considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue. Questa parola era probabilmente utilizzata da popoli di lingua aramaica o araba, prevalentemente come incantesimo per curare alcune malattie o per scacciare i demoni.
L’illusione della vita è quella dell’essere umano che considera vitali regole e abitudini che forse ci stanno portando verso direzioni sbagliate. La necessità quindi di sparire o invertire la rotta, interpretare nel modo corretto testi sacri, precetti, e pronunciare correttamente parole magiche. Sottrarsi per sabotare regole sbagliate.