Abbecedario del reale
Presentazione del volume Abbecedario del reale a cura di Felice Cimatti (docente di Filosofia del Linguaggio all’Università della Calabria) e Alex Pagliardini (psicoanalista dell’ALIPSI), edito da Quodlibet Studio.
Comunicato stampa
Lunedì 3 giugno 2019 alle ore 18.00, la sede della Fondazione Baruchello in Via del Vascello 35 ospiterà la presentazione del volume Abbecedario del reale a cura di Felice Cimatti (docente di Filosofia del Linguaggio all’Università della Calabria) e Alex Pagliardini (psicoanalista dell’ALIPSI), edito da Quodlibet Studio.
Insieme ai due curatori ne parleranno: Edoardo Albinati (scrittore, traduttore e sceneggiatore italiano), Daniela Angelucci (docente di Estetica presso l'Università degli Studi Roma Tre), Gianfranco Baruchello (artista), Manuela Fraire (psicoanalista), Stefania Napolitano (psicoanalista), Cesare Pietroiusti (artista), Carla Subrizi (storica dell'arte e docente di storia dell'arte presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza).
IL LIBRO
«È evidente che le cose del mondo umano sono cose di un universo strutturato in forma di parola, e che il linguaggio, i processi simbolici, dominano, governano tutto». Il paradosso del reale è in questa affermazione, rimossa ma non per questo meno attuale, di Jacques Lacan (Seminario VII).
Il reale del mondo (come è il mondo), nonostante tutto il nostro desiderio di realismo, ci è precluso, perché il mondo ci appare già da sempre invischiato nel nostro stesso indicarlo e dirlo, a partire da questo presuntuoso articolo determinativo che sembra già dirci tutto, ad esempio che è il mondo. Come arrivare, allora, al reale del mondo? C’è un solo modo, per arrivarci, per provare (fallendo) ad arrivarci. Sprofondare fino in fondo in quello stesso linguaggio che peraltro ci impedisce di toccare il reale.
Il libro – scritto da filosofi, psicoanalisti, scrittori, poeti, artisti – prova a mostrare questo paradosso, quello di chi, dentro il linguaggio, addita qualcosa “fuori dal mondo”. Un possibile tragitto, da Azione a Zero, di alcuni dei modi per uscire da noi stessi, e quindi dal linguaggio, senza però mai abbandonarlo.