Abel Herrero – M’è verde il naufragare in questo mare
Green motion è un’opera unica, realizzata appositamente per la sala e accompagnata da un testo di Andrea Cortellessa.
Comunicato stampa
Sabato 23 dicembre è stata inaugurata alla presenza dell’artista, di Andrea Cortellessa, saggista e storico della letteratura, della Presidente della Regione Catiuscia Marini dell’assessore comunale alla Cultura Claudio Ranchicchio, del presidente dell’Associazione Todi per l’Arte Giuseppe Cerasa, la mostra di Abel Herrero, artista cubano residente in Italia dal 1994. L’esposizione promossa dall’Associazione Todi per l’Arte e dal Comune di Todi - Assessorato alla Cultura, ci anticipa già nel titolo la forte esperienza che coinvolgerà inevitabilmente lo spettatore. Green motion è un’opera unica, realizzata appositamente per la sala e accompagnata da un testo di Andrea Cortellessa. Con questa serie di recente produzione Herrero continua la sua ricerca artistica sul paesaggio iniziata una decina di anni fa quando trasferisce il suo studio in territorio senese, contesto nel quale si interessa allo sviluppo del concetto di paesaggio e quindi di osservatore. Un primo esito del percorso dell’artista su questa tematica è la grande mostra Osservatorio a La Habana (2009) dedicata a Galileo Galilei nel centenario della costruzione del telescopio galileiano, dove un ciclo di dipinti e installazioni analizzavano il concetto di osservazione. Alcuni anni dopo nella mostra Invasi, Reggio Emilia (2013), questi argomenti vengono nuovamente affrontati attraverso una serie di grandi tele, raffiguranti un ciclo di paesaggi che indagano il concetto di limite e oltrepassamento.
Come afferma Andrea Cortellessa “Green motion segue un principio compositivo dall’artista già sperimentato a partire almeno dal 2008 di Black motion, cui hanno fatto seguito, negli ultimi anni, serie come Yellow motion e Magenta motion. E ogni volta il soggetto è il medesimo, nei lavori di questa serie. Si capisce che quello da lui dato alle sue “marine”, motion, è in realtà un titolo ironico. Sono paesaggi «della negazione, del limite», ottenuti con «un processo di sottrazione, economia, diminuzione della materia». (...) Le “marine” di Herrero si spingono dunque sino al limite invalicabile: saturando l’immagine esse paralizzano il movimento, lo congelano, letteralmente lo mortificano. M’è verde il naufragare in questo mare parafrasa l’ultimo verso della poesia più celebre della nostra letteratura, L’infinito, che suona: «e il naufragar m’è dolce in questo mare». Davvero non c’è traccia di dolcezza nell’infinito di Herrero. Ma vi si riscontra quella medesima grandiosità esilarante, quello splendore mortifero che per Rothko è lo stigma della tragicità in arte. Nel vuoto immobile di questo suo mare, fare naufragio è inevitabile: e questa sua vertigine l’ha trasmessa, a noi che lo guardiamo, inesorabilmente.”
In questa occasione Herrero ci conferma il suo spessore poetico unito a una distintiva tecnica esecutiva e processuale dove figurativo e non figurativo si fondono in una pittura essenziale e potente priva di retorica e virtuosismi.
La mostra ad ingresso libero, resterà aperta al pubblico tutti i giorni fino al 9 febbraio 2018.