Accademia: la restituzione dell’arte attraverso il disegno
E’ il riconoscere la capacità di porre un’istanza linguistica di qualità affidata alla sensibilità del disegno, sintesi degli ampi orizzonti della figura, in osmosi che arrivano da accademie italiane e straniere o dalla frequentazione di un entourage colto e ricco di stimoli a Milano come a Parigi.
Comunicato stampa
La galleria ab/arte ha, come Giano, due facce: una rivolta all’arte moderna e una al contemporaneo, e come la divinità romana guarda con attenzione all’una e all’altra senza lasciarsi sfuggire nulla. Chiunque frequenti ab/arte è interessato a proposte che affrontino il tema culturale in atto, oggetto delle mostre qui organizzate, ovvero la ricerca di una pienezza che dia un senso al vivere e di esistenza all’arte, una bussola nella selva di pensieri e di sensazioni che conduca a unire e articolare tutte le aspirazioni artistiche. Certo, sono i punti di vista di ab/arte, ma il dibattito su arte e arte nella contemporaneità, nel tempo attuale di debolezza creativa e di genere, più sostenuto da speculazioni e interessi che da interessanti contributi, non va sottovalutato.
Ci si è proposti di evidenziare, con opportune sottolineature, tre mostre per un progetto espositivo unico che presenta diversi artisti in una visione d’insieme di opere in confronto tra loro e testimoni di un percorso artistico che va dai primi anni del Novecento al nuovo millennio, per concludersi con una pubblicazione dedicata agli artisti e alle opere esposte, che documenterà e analizzerà la mancanza di un dialogo nella nud’arte come espressione artistica che pone il corpo femminile e maschile da “oggetto” esplorato a “scambio” nella sola logica della provocazione e della mercificazione, della pretesa strumentale di una perfezione formale inesistente, dell’usare tutti i media possibili per commenti critici spesso in contrapposizione. Ecco allora che la galleria ab/arte apre la sua agenda e trova ulteriore conferma in questa mostra dal titolo Accademia che segue Nud’arte (da Morlotti a Treccani, da Cassinari e Gentilini a Minguzzi) e anticipa la seguente: Le donne di Guttuso e le altre (che vuole essere anche un omaggio al maestro nel centenario della nascita). Un calendario di appuntamenti con l’arte moderna e contemporanea e su un tema specifico, dunque, intervallato da uno sguardo sul ruolo e il significato del disegno nella nascita di un’opera d’arte attraverso l’impegno e lo studio della figura umana, in particolare del nudo nell’arte ma non solo.
Accademia è il collante tra opere che hanno fatto la storia dell’arte e ricerche contemporanee, nel tentativo di restituire la complessità e la comprensione di una riflessione critica alienata nella storicizzazione della figura e nel non interrogarsi sullo sfruttamento del corpo all’interno di un sistema arte giunto ad una ormai inevitabile parabola discendente che rischia di non lasciare alcuna rappresentazione nella memoria collettiva. Per questo Accademia non segue un corso cronologico ma persegue l’obiettivo di illustrare alcune ipotesi di riferimento, a livello teorico e pratico, e consentire l’avvio di un approccio sistemico alla tematica del disegno e della sua origine, del suo andamento e dei suoi momenti critici e conflittuali con l’opera pittorica e scultorea (ed oggi con la videoarte e la performance).
In aiuto ab/arte cerca un solo mediatore, il fruitore, che si ritroverà nelle sale della galleria in una genesi creativa e in una disamina del senso su cui poggia un impegno artistico che sembra non avere una soluzione di continuità con la contemporaneità. E se l’attenzione sarà pragmatica, allora diverrà strumento di conoscenza dell’interazione tra arte e artisti e del compito fondamentale che il disegno - accademico e non - riveste in molti capolavori.
Il disegno in qualsiasi campo creativo, dalla letteratura all’arte alla musica, è l’intuizione originale, l’invenzione che informa la composizione dell’opera, precedendola nel tempo. Qui, in gran parte di Accademia, il gusto artistico è finalizzato alla resa del nudo “dal vero” - che resiste a ragion veduta ancora oggi nelle Accademie di Belle Arti - in una scelta che la mostra restituisce attraverso alcune carte che colgono la nudità in presa diretta - e non tramite modelli anatomici - o che può tornarvi in tempi successivi attraverso schizzi e bozzetti. E chi forse crede che non meriti attenzione quanto solo l’uso sapiente di una matita sappia rendere, o che l’intento non può essere estetico, ma decorativo e didattico, allora nega il disegno come operazione fondamentale nell’arte, indispensabile riferimento per lo studio delle proporzioni, a partire dalle forme più semplici fino ad arrivare agli affreschi e ai dipinti dei grandi maestri. Chi è convinto che le sperimentazioni del disegno a macchie, a tratto o per volumi - che mette in atto la prospettiva con il chiaroscuro - siano soltanto semplici manualità grafico pittoriche, allora grazie a questa mostra potrà interpretare un cambiamento e il raggiungere nuove consapevolezze, oltre il cosiddetto pensiero “postmoderno” che, non avendo una finalità certa mentre corre in molte e diverse direzioni, produce un’arte della citazione, dell’assemblaggio, del virtuale. Ed ecco il senso finale di Accademia, il porto sicuro dove ancorare la realtà non come immagine senza originale ma come percezione di un sentire condivisibile, da guardare e vedere e comprendere.
Con forza e armonia, il disegno abbandona i modelli di statue antiche e si rapporta con il “vero” già con Donatello, Masaccio e Michelangelo, e nel 1560 può già collocarsi a Firenze l’Accademia del Disegno, a cura di Giorgio Vasari, persuaso che nei “corpi ignudi … consiste la perfezione delle nostre arti”. E dovettero dargli ragione se poi sorsero “Accademie del Nudo” a Bologna (1616) e a Genova, e se poi la stessa modulazione “Accademia” fu intesa quale sinonimo di “disegno del nudo”. A quel tempo, infatti, e per almeno altri tre secoli dopo ancora, si affermava l’intento di aiutare i giovani che rivelavano una particolare disposizione per le “arti del disegno” e avvicinarli al difficile mestiere dell’arte.
Concretezza e mancanza di pregiudiziali, dunque, sono alla base di questo ciclo di mostre (da considerarsi come un’unica mostra in tre tappe), che ha la valenza di congiungere dipinti, incisioni, disegni e sculture di maestri del Novecento e artisti contemporanei - che compongono la collezione di importanti collezionisti italiani - e di quei quadri che sono entrati a far parte della raccolta permanente di ab/arte - alimentata da una curiosità intellettuale e ricerca artistica - alcuni dei quali già conoscono il cammino di un perfezionamento museale. Ed oggi, con questa esposizione, c’è la restituzione dell’arte e il riconoscere la capacità di porre un’istanza linguistica di qualità affidata alla sensibilità della grafite e a uno stile minuzioso, a volte scarno ed essenziale a volte classicheggiamte, sintesi degli ampi orizzonti della figura e del ritratto (in mostra anche alcuni fogli con pose dai gessi), in osmosi che arrivano da accademie italiane e straniere o dalla frequentazione di un entourage colto e ricco di stimoli a Milano come a Parigi, a Roma come a Londra.
Andrea Barretta