Achille Perilli – Astratto | Concreto
Mostra personale
Comunicato stampa
Achille Perilli: l’astrattismo concreto.
Di artisti come Achille Perilli, il mondo dell’arte moderna e cotemporanea, ne ha sempre un gran bisogno, soprattutto nel momento attuale. Infatti Perilli fa parte di quella grande schiera di artisti del dopoguerra che ha lasciato il segno, ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte, e, in maniera del tutto naturale e spontanea, ha portato avanti il suo modo di fare arte studiando, approfondendo e mettendosi a confronto con i mostri sacri del passato; insomma, senza giri di parole, prendendo la sua strada e distaccandosi da tutti con il suo stile unico, che lo ha reso irripetibile e dal tratto inconfondibile (aspetto più importante per ogni artista) e che lo ha innalzato tra i grandi artisti italiani del secolo scorso.
L’importanza della ricerca artistica di Perilli è riconosciuta a livello internazionale da premi di ogni tipo, mostre nei musei più prestigiosi del mondo ( è finita da poco più di un mese una retrospettiva al Museo Hermitage di San Pietroburgo) e da ben quattro presenze alla Biennale di Venezia. Infatti, l’arte di Perilli parte da lontano, sin dai tempi universitari e, subito dopo, dalla fondazione del Gruppo Forma 1 insieme ad altri pittori della realtà romana, come Accardi, Dorazio, Turcato e altri sul finire degli anni ’40. Questa necessità di cambiamento nell’arte, Perilli l’avverte sin dall’inizio della propria produzione artistica, studia i movimenti e gli artisti del primo novecento, facendo sue le teorie dello spazio e della forma analizzate da Kandiskij e Mondrian, portandole però allo step successivo, rielaborandole in chiave contemporanea, come si evince da un suo scritto del 1951: “Per rendere chiaro quel mio concetto dei due spazi, mi voglio rifare alle origini; a Kandiskij e a Modrian, alla scoperta della forma pura e dello spazio duro. Per il primo dietro la forma esiste il vuoto indefinibile, per il secondo lo spazio non ha possibilità di movimento né di essere determinato e distinto con una forma, in lui, vivente. L’importante fu proprio scoprire quei valori assoluti, ma dobbiamo noi continuare ad usarli con la stessa mentalità con cui furono intuiti da Kandiskij o da Modrian? Magnelli e Vantogerloo hanno condotto molto avanti quei valori assoluti, fino a quasi farli incontrare e fondersi, quasi. Il nostro problema è di far confluire questi due filoni in una grande composizione che assommi tutte le esperienze e ne faccia una sola, la sintesi concreta. Il concetto spaziale parte da questa contestazione, e dal riconoscimento tra lo spazio reale, per intenderci quello che ci circonda e lo spazio pittorico non vi è nulla in comune se non l’essere determinati in due modi opposti nello stesso tempo. Lo spazio pittorico o plastico è da noi percepito a frammenti tanto più grandi quanto lo può la nostra personalità. In questo consiste la grande scoperta dell’arte concreta.”
Questa sua ricerca di astratto coniugato al concreto lo porta quindi a unirsi anche al “MAC - Movimento Arte Concreta”, dove incontra artisti come Munari, Soldati e Licini. La sua arte è in continua evoluzione (ricorda un po’ il percorso di Mondrian), sempre attenta al confronto e al dialogo con tutti, denotandone un’intelligenza artistica non comune, una profondità e una sensibilità insite solo nei grandissimi artisti.
Il suo lavoro è quindi il risultato finale di una ricerca meticolosa, dove niente è lasciato al caso, dove l’artista ha già ben chiara la propria arte, dove la tecnica è ben definita e anche i colori degli sfondi sono scelti con accuratezza, per fare da base alle figure geometriche che si generano all’interno.
Astratto e concreto quindi si fondono meravigliosamente, senza scontrarsi mai, creando invece un’armonia tra nozioni di significato opposto: un ossimoro nell’arte!!
Leonardo Marchi