Achir – Rosa di Deserto

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DELLA TARTARUGA
Viale Somalia, 50/a Libreria Eli, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10-13 e 16-19.30 - Chiuso la domenica

Vernissage
12/05/2023

ore 18

Artisti
Brahim Achir
Curatori
Marco Pezzali
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale di Achir – dipinti ad olio su tela.

Comunicato stampa

Brahim Achir nasce in Algeria nel 1956.
Arriva in Italia nei primi anni ’70 e si stabilisce a Livorno dove studia presso l’Accademia Navale.
Terminati gli studi, nel 1977, si trasferisce in Olanda per dedicarsi alla pittura.
Due anni dopo torna in Italia per proseguire la sua ricerca pittorica e si stabilisce a Roma.
La sua poetica artistica è caratterizzata da una vasta gamma di citazioni, che spaziano dalla pittura di Piero Della Francesca a quella di Balthus.
Achir, tenendo ben presente la propria origine è riuscito a proiettarsi verso la cultura internazionale, facendo sua la lezione del maestro di pittura maghrebina Khadda, che tanto fece perché i giovani artisti del Maghreb “si riappropriassero della loro preistoria, depositata nei tempi della memoria, per poi proiettarsi sul palcoscenico della quotidiana esistenza internazionale”.
Le opere di Achir nascono nel silenzio del suo studio, un silenzio molto vicino alla meditazione.
Lo scopo è quello di individuare un percorso introspettivo ed esaltare le sensazioni che ognuno prova quando si trova davanti ad un’opera d’arte. Non più immagine, ma pura emozione.
Achir indaga il suo universo interiore ricercando le proprie origini, e lo fa attraverso tenue ed armoniose melodie tonali: sono opere in cui si crea un equilibrio tra colori freddi e caldi grazie anche ad una pennellata fortemente espressiva e materica, data a più strati.
Le sue tele sono dominate principalmente da due colori: l’ocra: il colore della terra e del deserto, e il blu: colore del manto degli Amazigh, che nell’antica lingua nord africana Tifinagh significa “uomo libero”.
Paesaggi desolati, sconfinati, quasi metafisici, fanno eco all’identità errante dell’io che porta con sé archetipi ancestrali della cultura del Maghreb; ritratti enigmatici di donne dal collo lungo, con sguardi taglienti che fissano l’osservatore. Emergono da sfondi dorati e introducono alle atmosfere simboliche di una pittura colta che si appella all’emotività e al percorso intellettuale di ciascuno.
I suoi personaggi, uomini e donne, sono immersi in spazi urbani, che richiamano scenografie cinematografiche dove fantascienza, storia antica ed attualità tecnologica si incrociano.