Ada Costa – Il calore minimalista
Il calore minimalista (questo il titolo della mostra) è il quarto appuntamento della rassegna d’arte contemporanea – curata da Anna D’Elia – in programma fino a metà luglio a Roma.
Comunicato stampa
Il 26 maggio alle ore 18.30 Ada Costa presenterà il suo lavoro presso la ECOS Gallery, il nuovo spazio di via Giulia diretto da Elio Casalino e Corrado Veneziano. Il calore minimalista (questo il titolo della mostra) è il quarto appuntamento della rassegna d’arte contemporanea – curata da Anna D’Elia – in programma fino a metà luglio a Roma.
Nelle geometrie trasparenti di Ada Costa un laser rosso incide tagli come ferite.
Il corpo e lo spazio sono, da circa trent’anni, al centro della ricerca dell’artista che, al rigore minimalista delle geometrie pure, aggiunge il calore del vissuto. Non un corpo neutro, quello di cui reca testimonianza e raccoglie tracce, ma un corpo di donna eternamente tradita. Mani e occhi disegnano linee e traiettorie, come i fili di luce che annodano nello spazio storie di desiderio e dolore, vincite e perdite.
«Ogni opera – prosegue Anna D’Elia nel testo critico - esibisce nella scelta delle forme, dei materiali, dei colori e dei simboli, la dialettica del doppio. Geometrico e organico, mentale e carnale convivono in cerchi di ferro antico colmi di rosse cere e in vitrei mattoni attraversati da raggi laser.»
Ecos Gallery, via Giulia 81/A, 00186, Roma; tel. 06.68803886 - 349.8526319, www.ecosgallery.com
Ufficio Stampa: TEOREMA, Flavio Alivernini - 3382984337, [email protected]
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ORARI di apertura della Ecos Gallery
- Martedì, Mercoledì, Giovedì 11.00-13.00 16.30-19.30
- Venerdì , Sabato 11.00-13.00 17.00-20.00
CALENDARIO MOSTRE
- Daniela Corbascio – Guillermina De Gennaro – Francesco Schiavulli, 21 giugno - 15 luglio
Le gallerie sono tradizionalmente passaggi sotterranei – cunicoli, tunnel, trafori – creati scavando pietre e monti: alla ricerca di un legame tra canali e valli, piani, ferrovie, città. Le gallerie, inoltre, sono spazi cittadini che connettono piazze o arterie; e sono sistemi di collegamento di logge, absidi, palazzi, teatri: “scorciatoie” che avvicinano persone, lavori e ambienti, ancora una volta alla ricerca di incontri e relazioni.
Le gallerie connotano siti militari e religiosi; designano ambienti marinari e sportivi; e infine (dall’epoca moderna in poi), le gallerie diventano spazi espositivi impegnati a ospitare pitture e sculture, oggetti d’arte e foto: tutti – sempre e comunque – alla ricerca di un ponte fatto (in questo caso) di sguardi, percezioni, confronti.
Nate per collegare e rendere più fluido un passaggio, queste ultime gallerie sono diventate però col tempo esse stesse arte e idealità. Non un semplice collegamento tra due luoghi (da attraversare il più in fretta possibile); non un corridoio buio e impervio che “finalmente” (alla fine, per l’appunto) porti luce e traguardi; ma esso stesso – il passaggio, l’attraversamento, la connessione – arte, piacere, condivisione: al di là di ogni guadagno di tempo o di assemblaggio.
Questo tipo di galleria è uno spazio fisico, ma è anche (forse soprattutto) un preciso modello mentale. Esistono le gallerie dei ricordi (foto, oggetti, documenti), le gallerie dei personaggi famosi, e quelle dei sapori o delle visioni: e tutte tengono (vogliono tenere) appiccicati sempre, insieme, sensazioni-umori-piaceri: una compenetrazione tra luogo e fruitori (ambiente e pubblico) che non ha paragoni – né nei cinema, nei teatri, negli auditorium – rispetto alla dilatazione personale del tempo di contemplazione: una galleria che permette a qualsiasi visitatore di fermarsi, sospendersi, perdersi.
Stiamo aprendo una nuova galleria – in una realtà ricca e complessa com’è la città Roma –, e siamo consapevoli delle necessità di una collocazione che non risulti posticcia o indifferenziata; e che allo stesso tempo sappia ritagliarsi una sua identità di prospettive e di orizzonti. Nata dalla tensione comune – verso le arti figurative e la visione – di tre professionisti di diversa estrazione (impegnati in campi che spaziano dalla cinematografia alla formazione, dalla legge al management), la nostra Galleria fa di questa pluralità la sua propulsiva specificità.
Prende atto di – e denuncia – un tempo (quello che viviamo) talora vischioso e amorfo; ritiene necessario uno scatto ulteriore di coinvolgimento culturale e intellettuale; e propone uno spazio aperto e libero: capace di ospitare artisti italiani e stranieri; pronto a contaminare la dimensione della figuratività con quella delle altre forme espressive (a partire dalla musica e dalla parola); disponibile a misurarsi con le nuove frontiere (anche tecnologicamente avanzate) delle nuove arti visive; impegnata ad attrezzare i suoi spazi nel modo più funzionale e propositivo. Aperta – soprattutto – nel sollecitare forme artistiche di piacere e desiderio: di (ancorché passeggera, transitoria, estetica) felicità.
Elio Casalino, Corrado Veneziano
Ps: il nome della nostra Galleria – Ecos – è, elementarmente, l’acronimo dei nomi dei tre soci; ma l’eco e gli echi (in questa irregolarità ortografica tra singolare e plurale) sono anche i riverberi, le conseguenze, l’andare e tornare di suoni e voci. A questo (l’abbiamo già detto) vogliamo tendere. Con una piccola, felice coincidenza: giacché nel latino medievale la parola “eco” veniva scritto anche “Icon”, così prossimo alla radice di “immagine” e “disegno”. Echi di icone antiche e, ci auguriamo, modernissime e innovative