Ada Ruberti – Pittrice naturalista
In casi come quello di Ada la pittura sembra diventare la sintesi dell’esistenza, un luogo a parte, fatto di scoperte, anche di ricchezza e di felicità,[…]
Comunicato stampa
Dalla presentazione di Laura Gavioli.___
In casi come quello di Ada la pittura sembra diventare la sintesi dell'esistenza, un luogo a parte, fatto di scoperte, anche di ricchezza e di felicità, un dolce nettare filtrato a compensare i sacrifici giornalieri, tante risposte date a problemi più o meno importanti. L'esperienza dell'arte, per un artista, è il percorso di conoscenza e autoconoscenza più affascinante che si possa intraprendere, è una scalata alle più alte vette del nostro profilo psicologico e ai più profondi sintomi della nostra personalità: impresa sempre eccitante quando l'opera compiuta è lì davanti al nostro sguardo a dire chi siamo e da dove veniamo. Certo essa è una prova testamentaria della volontà di esistere di là da ogni contingenza.
Dalle artiste dell'impressionismo a quelle dell'esaltante stagione dell'avanguardia russa composta da poetesse, pittrici, scrittrici, fino alle nostre più o meno affermate, o talvolta sacrificate al fianco di un compagno più importante, gli esempi di una produzione artistica alta, soprattutto nel `900, sono così numerosi, e di valore da sperare che in futuro siano più divulgati e le loro opere tirate fuori dal cono d'ombra nel quale sembrano confinate.
Nella compagine delle artiste capaci di una produzione alta e tra le personalità dotate di un'energia intellettuale pronta all'elaborazione della forma sta la nostra Ada Ruberti, partita dalla esperienza della natura e della figurazione che, secondo me, non ha mai del tutto abbandonato._________________ Dalla presentazione di Renzo Margonari
Credo che il naturalismo di Ada Ruberti riconosca l'evidenza del paesaggio, e ciò vale anche ne tratto estremo della sua ricerca quando dalla visione prospettica, oculare, dell'orizzonte passa a quella ortogonale, microscopica e strumentale: si comprende come a lei importa soprattutto riconoscere la forma delle strutture, ma ricostruendone le geometrie con la forza del colore. Ada intende rifarsi alla morfologia del vero. A lei preme indagare l'aspetto visuale della forma, e ottenere il risultato per forza del colore: a mio avviso è questo che la spinge verso la monocromia e a speculare, conseguentemente, proprio sulle modulazioni tonali. In tal senso il gesto stesso è strutturato e finalizzato alla forma dell'immagine: insomma pur temendo la cacofonia dell'espressione, dico che Ada gestisce la gestualità costruendo il segno, senza disegno, secondo le linee strutturali dell'oggetto osservato. Infine perviene alla sintesi paesaggistica mostrandone l'aspetto più segreto. Non è semplicemente una descrizione del dettaglio. In questo senso resta una pittrice figurativa. Serve mettere in conto, al proposito, che la sua formazione culturale avviene, e si conferma grazie -o nonostante- i continui spostamenti tra Quistello, Mantova, Commessaggio (il piccolo paese dove abiterà col marito, luogo con una fisionomia padana paradigmatica), Bologna e Ferrara, vero nomadismo non solo esistenziale, benché di ristretto raggio. Allora serve considerare come i suoi percorsi si svolgono in una zona di confine, una delimitazione non solo inerente alle vicende storiche, ma anche territorio di transazioni culturali, specialmente nel campo della pittura, tra Lombardia e Veneto, Veneto ed Emilia, giacché -fortunatamente- a classificare gli artisti della sua generazione, specialmente quelli dotati di una vocazione spontanea, vale ancora la determinazione regionalistica che modella la sensibilità poetica
e lo stile. Ada si trova, dunque, a svolgere un ruolo d'interprete ideale di quest'ibrido sensibilistico, e così elabora un'espressione originale.