Adelmo Perugini – Rigature
Una sintesi efficace dell’attitudine e della passione che animano il pittore Adelmo Perugini, in mostra al Castello di Capalbio con “Rigature”, la sua prima esposizione personale.
Comunicato stampa
Perugini, viterbese di nascita ma cosmopolita di indole, è uno dei talenti in ascesa più interessanti nel panorama culturale contemporaneo. Classe 1978, sin da piccolissimo coltiva l’interesse per la pittura e le manifestazioni artistiche in generale. Dall’età di otto anni prende un pennello in mano ed inizia a dar vita a quell’essenza interiore che aveva smania di manifestarsi. Le prime esperienze sono paesaggi, ritratti, riproduzioni dal vero che, molto presto, iniziano a stare strette al genio creativo di Perugini che comincia ad “esplodere” con raffigurazioni astratte.
Viterbo, 21 luglio 2018
La sua tecnica evolve rapidamente, passando dalla tempera all'acquerello all'olio ed infine all'acrilico su tela. Anni ed anni di studio lo portano ad analizzare le varie tecniche di disegno alternandole in base all'ispirazione del momento. Il risultato è una pittura contemporanea fatta di esperimenti materici in cui fondamentale è la ricerca del colore e dei suoi abbinamenti, voluti e cercati senza preconcetti o mode, ma tesi ad esprimere al meglio le mille sfaccettature della vita, del giorno, della notte. Ben presto Adelmo Perugini si afferma nel panorama degli artisti, non solo viterbesi, con tutta la forza della tecnica astratta e della sua ricerca concettuale. Le forme elaborate che albergano nella sua mente sin dai primi anni di scuola ricevono input dal design di macchine o dall'architettura medievale, da paesaggi familiari che scopre viaggiando nella sua terra e da studi di archeologia. Rimane affascinato da quei luoghi magici che riflettono l'ombra di antiche civiltà solleticandogli l’ immaginazione. Le radici artistiche ereditate dal nonno e dalla madre irrompono come un flash: affiora alla sua mente il primo archetipo, una forma antropomorfa che insieme è vita e mistero. Adelmo Perugini ha scelto di fare arte lontano dai circuiti o dalle smanie di protagonismo, lontano dalla meditazione, intorno all'opera ma immerso nella sua pura ricerca e comprensione del lato istintivo, emozionale, primordiale, in quel bisogno che porta alla mente colori, forme e archetipi che popolano il mondo interiore e che irrompono in superficie a loro piacimento. L'uso di varie tecniche pittoriche, tendenzialmente materiche, lo porta alla sperimentazione di interventi plastici in cui il colore diviene protagonista, data l'intensità cromatica ricevuta da una campitura compatta senza sfumature. L'opera ne risulta enfatizzata, l'atto fisico delle rigature vitali si riallaccia al subconscio. Appaiono strane figure sin dai primi esperimenti cromatici e materici, alcuni dei quali ostinatamente uguali a loro stessi non per appagamento di forme ma per aprire un percorso di combinazioni grafiche impiegate per descrivere uno spazio (l'orizzonte, la verticale, la curva). Ciò avviene senza scelte a priori, senza idee prime: si tratta infatti di strutture aperte, dinamiche, risonanti. Lo stesso artista afferma: "Adoro la notte, è un momento in cui si entra in un altro mondo. Nuove sensazioni, nuovi odori. E i rumori animano un mondo nell'oscurità. Nei miei notturni brillano le stelle, le costellazioni, i pianeti, dipingo le mie notti passate ad assaporare sensazioni …le più disparate Il blu è il colore persistente, il colore che adoro illuminare con luci e sfumature".