Agathe Rosa – L’altro canto
L’altro canto analizza alcuni elementi chiave della ricerca dell’artista e tessere un filo conduttore, una linea di pensiero, e proporre un viaggio. Un percorso che parte dall’interno della pietra per raggiungere il cuore delle stelle, uno spazio temporale che facilita una risonanza dell’intimità contenuta in ogni cosa, un luogo di incontro con l’altro: la pietra, l’acqua, la luce, il vento, le stelle. La mostra è composta da 4 tempi: il tempo della pietra, dell’acqua, del cielo e delle stelle. Il tutto unito da un denominatore comune: la luce.
Comunicato stampa
Dopo i suoi studi in architettura, Agathe Rosa ha deciso velocemente di abbandonare la costruzione, perché interessata non tanto dal disegnare limiti fisici che definiscono uno spazio ma dalle forze invisibili che agiscono al suo interno. Il suo approccio all’architettura è fenomenologico: deriva dall’esperienza dei luoghi. L’artista considera l’ambiente non come composto da vuoto o materia inerte, ma come un vero e proprio organismo vivente con il quale è possibile interagire. Il mezzo che utilizza per entrare in contatto con l’ambiente è la luce, grazie alla sua capacità di far vibrare la materia, di modificare i punti di vista e di mettere in discussione la propria concezione delle cose. È quando la materia diventa movimento e interazione di forze, che allora è possibile dialogare con ciò che rimane impercettibile agli occhi. Per permettere agli elementi di parlare occorre ascoltarli: è necessario mettersi al loro livello e rivalutare la propria relazione con il tempo e lo spazio. Due condizioni sono allora essenziali: un rallentamento del tempo, per accogliere la contemplazione, e l’impegno di tutti i sensi per immergersi ed entrare in sintonia.
L’intento della mostra L’altro canto è quello di scegliere alcuni elementi chiave della ricerca dell’artista e tessere un filo conduttore, una linea di pensiero, e proporre un viaggio. Un percorso che parte dall’interno della pietra per raggiungere il cuore delle stelle, uno spazio temporale che facilita una risonanza dell’intimità contenuta in ogni cosa, un luogo di incontro con l’altro: la pietra, l’acqua, la luce, il vento, le stelle. La mostra è composta da 4 tempi: il tempo della pietra, dell’acqua, del cielo e delle stelle. Il tutto unito da un denominatore comune: la luce. Ad ogni video viene associato un modo diverso di porre lo sguardo: all’aperto, da seduti, da sdraiati e in piedi. Utilizzare l’insieme del corpo per osservare un’immagine è parte integrante del lavoro di Agathe. Crede infatti che sia impegnando tutto il corpo che si possa facilitare l’apertura e, di conseguenza, il dialogo. In questo modo il viaggio che propone si vive attraverso gli occhi, le gambe, la colonna vertebrale e le spalle.