Akira Arita
Una nuova grande opera su carta, introduce la mostra e farà da contrappunto a opere pittoriche selezionate nel lavoro degli ultimi dieci anni, tutte inedite.
Comunicato stampa
La galleria Marignana Arte di Venezia presenta la prima mostra personale in Italia del pittore giapponese, naturalizzato americano, Akira Arita (1947).
Una nuova grande opera su carta, introduce la mostra e farà da contrappunto a opere pittoriche selezionate nel lavoro degli ultimi dieci anni, tutte inedite.
La preoccupazione principale di Arita nei suoi dipinti e disegni è radicata nella logica visiva, la sua opera è frutto di un’incessante ricerca rivolta a una semplicità estrema, con uso limitato di colori. Considerando i propri dipinti non come un’illusione, ma come un’entità tangibile, egli riduce il vocabolario pittorico a un unico colore o ad accumuli casuali di linee tracciate con un regolo, come a testare dove e quando venga meno la coerenza pittorica.
A prima vista, le opere di Arita sembrano riflettere immagini minimaliste; in realtà, rifuggono il concetto di minimalismo.
Incessante è l’attrazione per un senso dicotomico del reale in continua evoluzione, in cui il realismo assume un aspetto astratto e l’astrazione diviene realista. Il lavoro oscilla tra equilibrio e squilibrio, la ragione e la contraddizione. Ad esempio, componendo le stesse forme e colori per la costruzione di due immagini diametralmente opposte in un dittico, o un foglio di carta bianco accompagnato da un’immagine disegnata con grande intensità. Nei lavori meno recenti, si può notare il tentativo di staccarsi dall’opera simmetrica, l’interruzione della prospettiva lineare e una maggiore adesione alla rappresentazione isometrica che massimizza l’effetto non illusionistico, come se le opere seguissero le orme di Matisse.
Le opere non sono viste come una parte o un prolungamento dell’artista. Al contrario, hanno vita propria. Mentre dipinge egli ascolta le immagini per seguirne e guidarne gli sviluppi possibili. È molto simile a un pianista o direttore che cerca di estrarre l’essenza della musica dalle note musicali del compositore. Invece che controllare o pianificare, Arita lascia che l’opera prenda una direzione propria. Dopo un trentennio è tornato al disegno figurativo. Le opere in mostra comprendono gli ultimi dieci anni di sperimentazione e sono rappresentative dell’evoluzione artistica di questo autore.