Akito Tsuda – Breath in breath out
Le immagini di Akito Tsuda sono il risultato di un moto istintivo dove l’imprecisione – un’ombra o una sfocatura – è parte viva del racconto.
Comunicato stampa
Le immagini di Akito Tsuda sono il risultato di un moto istintivo dove l’imprecisione – un’ombra o una sfocatura – è parte viva del racconto. Penso a progetti fotografici come Tom o Maxwell Street, ambientati a Pilsen, il quartiere messicano di Chicago. Akito scende in strada e documenta la vita che passa, un repertorio di gesti e azioni quotidiane.
In Breath in, breath out fotografa dei gatti randagi che abitano le vie di Osaka e Tokyo. Con loro entra in confidenza, innesca un ammaliamento reciproco, ritraendoli da vicino. Hanno il pelo a chiazze, graffi profondi sul muso, sono senza coda o senza un occhio. Sulla pelle ancora vive le ferite di una zuffa notturna.
Nel 2014 Breath in, breath out è tradotto in una pubblicazione da 0_100 Editions, piccola casa editrice che sperimenta progetti e formati differenti in tiratura limitata di cento esemplari. Come i titoli che l’hanno preceduto, anche quello di Akito Tsuda si distingue per bellezza e potenza narrativa, pur senza testi o didascalie.
Saul Marcadent
“Non avevo mai pensato di fotografare gatti, perché non credevo che fosse giusto disturbare delle creature tanto sensibili e piccole. Ho iniziato ad avvicinarmi ai gatti quanto ho dovuto smettere di fotografare i cani randagi a causa di una malattia.
Avevo l’abitudine di fotografare un cane del vicinato. A volte i cani randagi fanno paura perché le loro azioni sono imprevedibili. Spesso mi innervosivo molto e immaginavo che potesse succedere qualcosa di brutto, il battito cardiaco accelerava e avevo bisogno di fare un respiro profondo, prima di avvicinarmi ai cani. Allo stesso tempo, però, capii che affrontare un cane per strada mi avrebbe aiutato a conoscere me stesso più a fondo, comprese le mie debolezze. Scoprii di poter essere vigliacco, astuto ed egoista; fu un ottimo modo per rendermi conto della mia immaturità. Quelle esperienze rafforzarono la mia volontà e mi aiutarono a continuare ad avvicinarmi ai cani randagi. Superare le mie debolezze non fu semplice. Mi comportavo in maniera diversa, a seconda della taglia e del numero di cani randagi con cui avevo a che fare; affrontarli ha comunque rafforzato la mia forza mentale.
Dopo aver fotografato cani per un certo periodo di tempo, dovetti smettere perché avvicinarmi a questi animali avrebbe potuto provocare una ricaduta nella mia malattia. Non avevo ancora conseguito i risultati sperati, con la mia fotografia, e non ero sicuro di come poter proseguire il mio lavoro. Camminavo spesso nei pressi della mia casa, nel vicinato e nelle zone circostanti, credevo che camminare mi avrebbe aiutato a trovare nuove idee.
Un giorno una gatta seduta sul ciglio della strada catturò la mia attenzione. Fino ad allora avevo evitato di fotografare gatti perché, essendo fotogenici, sono considerati soggetti facili. Di solito li lasciavo in pace, ma non quel giorno. Non riuscii a resistere a quella gatta, sentivo davvero la necessità di fotografarla. Non mi aspettavo di riuscire ad avvicinarmi, ero sicuro che sarebbe scappata via ancor prima di notare la mia presenza, invece non si mosse e mi ignorò completamente, mentre io ero sdraiato con la pancia a terra. Quei penetranti occhi blu cancellarono ogni mio pregiudizio sui gatti. Feci alcuni scatti, il rumore dell’otturatore non la infastidì, la gatta rimase calma e impassibile. Il mio primo incontro con un gatto randagio fu davvero memorabile, mi fece cambiare idea sui gatti, che infatti iniziai a cercare per le strade. Da allora ho infastidito molti gatti. Mi interessava osservare i loro comportamenti e utilizzando lenti con lunghezza focale maggiore avrei potuto evitare di disturbarli, ma io volevo avvicinarmi ai soggetti che fotografavo, come avevo fatto con i cani. Volevo essere tanto vicino ai miei soggetti da permettere a entrambi di percepire il respiro dell’altro.
Iniziai a incontrare gatti randagi regolarmente, contavo sul loro aiuto per rendere la mia vita quotidiana più appagante. I gatti mi hanno aiutato a vivere secondo la mia volontà. Spesso non sono riuscito ad avvicinarmi a loro, ma non ho mai provato a farli avvicinare a me chiamandoli, né li ho mai inseguiti. Provavo a rendermi invisibile ai loro occhi e a essere accettato. Con il passare del tempo, riuscii a osservare le loro espressioni e azioni da distanze più ravvicinate. All’inizio pensavo che grazie alla mia dedizione ed esperienza sarei riuscito ad avvicinarmi a loro, ma molto presto capii che osservarli con atteggiamento protettivo e costruire un rapporto di fiducia con loro avrebbe fatto la differenza. Attraverso quei gatti randagi, vedevo gli esseri umani. Capii che i gatti delle mie foto non raccontavano il mio rapporto con loro, ma la generosità degli abitanti di ogni quartiere. Per due anni ho camminato alla ricerca di gatti per tre o quattro giorni alla settimana e ho cercato di avvicinarmi lentamente a loro sdraiandomi a terra. Era diventata una routine, facevo sempre le stesse cose, aspettando che il momento magico si palesasse.”
Akito Tsuda
AKITO TSUDA è un fotografo giapponese nato nel 1966. Il suo lavoro è stato presentato in istituzioni pubbliche e private, fondazioni, gallerie e festival internazionali. Breath in, Breath out è un suo progetto del 2001.
0_100 EDITIONS è un progetto editoriale indipendente dedicato alla fotografia contemporanea e alla pubblicazione di racconti fotografici stampati a tiratura limitata di 100 copie numerate.
Con sede a Milano, dal 2008, anno della sua fondazione, ha sviluppato numerosi progetti, monografici e collettivi. Ogni stagione dedica una pubblicazione frutto della partecipazione a una open call su un tema specifico dove ad autori affermati e professionisti si affiancano studenti o semplici amatori in un ideale laboratorio visivo collettivo.
Nel 2012, alcune pubblicazioni di 0_100 Editions sono stati esposte nella mostra Millennium Magazines al Museo d'Arte Moderna di New York. L'intera produzione è stata acquisita dalla Biblioteca del MoMA.
POMO GALERIE è uno spazio espositivo contemporaneo non commerciale legato a POMO, uno studio di art direction e graphic design con sede a Milano. Inaugurata nel dicembre 2013, Pomo Galerie propone mostre ed eventi a cura di special guest curators e riviste internazionali.