Al di là della pittura?
“Al di là della pittura?” è l’interrogativo con il quale la galleria Il Chiostro arte contemporanea apre la stagione. Angela Madesani cura la mostra e la scelta delle opere di tre artisti che lavorano prevalentemente con il mezzo pittorico, ma non solo, al fine di analizzare questo linguaggio e il confine che oggi si pone.
Comunicato stampa
“Al di là della pittura?” è l’interrogativo con il quale la galleria Il Chiostro arte contemporanea apre la stagione.
Angela Madesani cura la mostra e la scelta delle opere di tre artisti che lavorano prevalentemente con il mezzo pittorico, ma non solo, al fine di analizzare questo linguaggio e il confine che oggi si pone.
Eelco Brand (Rotterdam,1969) parte dalla pittura per approdare al 3D computer animation al fine di eliminare l’effetto statico del dipinto. I suoi sono brevi video in cui ricostruisce frammenti di paesaggio che nella realtà non esistono: non hanno un inizio né uno sviluppo narrativo e per questa ragione possono essere visti e fruiti come “quadri in movimento”. Sono paesaggi senza orizzonti, quasi una dichiarazione di totale appartenenza alla pittura: sapiente è la modulazione di toni e originale l’estraneità dei soggetti all’inquadratura classica del paesaggio. Orizzonti ambigui sono anche quelli proposti nelle tele di Pierpaolo Curti (Lodi, 1972), anch’egli attratto dalla costruzione filmica di una narrazione pittorica verso la quale la sua produzione talvolta migra. Difficile definire la sua figurazione semplificata su geometrie misteriose. I toni sono pastosi, la materia è densa, il profilo delle cose netto, quasi a negare il dettaglio, che invece diventa protagonista nella ricerca di Andrea Facco (Verona, 1973). I suoi modelli sono immagini video e fotografie, che sceglie non per riprodurle pittoricamente secondo le modalità del fotorealismo, quanto piuttosto per prendersi gioco di loro, trasformandone la realtà mediale e i soggetti a cui si riferiscono in elementi di un romanzo giallo. Ciò avviene ad esempio quando l’artista, dopo aver dipinto minuziosamente un francobollo su una cartolina, la affida all’ufficio postale, che a sua volta la timbra e la trasporta, inconsapevole che si tratta di “un’opera”. Animato da una vena ironica e scherzosa, il lavoro di Facco sviluppa ulteriormente, in modo innovativo e intelligente, le tensioni virtuali tra fotografia e pittura del secolo scorso.
I tre artisti interpretano la necessità sempre più urgente di un impegno dell’arte e il continuo porsi della pittura al di là dei limiti riconosciuti. Avere a disposizione strumenti tecnologici raffinati stimola questi tre protagonisti del contemporaneo a mettere in atto un linguaggio più evoluto, una ricerca più stringente, una visione della realtà più complessa. Significato e poesia emergono ancora più chiari nel fluido passaggio da una disciplina all’altra che connota la produzione presente in questa esposizione.