Al lago con Antonio e Marieda
una selezione di una ventina di opere, tra dipinti e sculture, della Collezione della Casa Museo Boschi Di Stefano.
Comunicato stampa
Tra il 1935 e il 1936 i coniugi Antonio e Marieda Boschi Di Stefano visitano più volte il lago di Como. La mostra prende spunto da otto fotografie dei loro album di viaggio, conservate presso il Gabinetto Fotografico del Castello Sforzesco, che immortalano i due coniugi in villeggiatura sul lago di Como tra il 1935 e il 1936; tra queste, due sono scattate nel 1936 a Villa d’Este e Cernobbio.
Questa villeggiatura si inserisce nella diffusa passione della giovane borghesia industriale milanese per i laghi lombardi, affermatasi tra fine Ottocento e inizio Novecento e tutt’oggi viva.
Il fulcro della fama turistica lombarda erano infatti la regione lariana e i territori varesini, zone legate sin dal Settecento alla tradizione delle villeggiature dell'aristocrazia milanese e internazionale nei mesi estivi e autunnali; la nascita di una nuova e dinamica classe borghese comportava il rinnovamento delle antiche prospettive del viaggio: Milano «serbatoio di "alimentazione" turistica» negli ultimi vent'anni del XIX secolo scopriva un uso intensivo del territorio e del paesaggio limitrofo; quest'ultimo diventava meta di viaggi e gite in cerca di un "clima sano" e alla scoperta di un "bel panorama" (ormai nascosto delle crescenti periferie industriali delle zone urbane).
In questi termini la selezione di opere della Collezione Boschi Di Stefano esposta a Villa Bernasconi esalta il tema del viaggio, che assume un significato ancor più emblematico dopo il lungo periodo della pandemia.
La mostra si propone di presentare al pubblico opere per lo più provenienti dai depositi di Casa Museo Boschi Di Stefano, sintetizzando la passione per l’arte di Antonio e Marieda e la loro frequente amicizia con artisti quali Mario Sironi e Lucio Fontana, rappresentati in mostra dai dipinti “Manichino” e “Composizione spaziale”.
La selezione comprende alcune delle scelte più rappresentative della Collezione, sia stilisticamente sia cronologicamente. Sono presenti gli artisti del gruppo di Corrente, Arnaldo Badodi, Italo Valenti, Bruno Cassinari e il giovane Ennio Morlotti, tra le prime opere acquistate dai due collezionisti.
La mostra prosegue con gli Italiens de Paris, rappresentati da René Paresce e da una testa di Massimo Campigli: presenze imprescindibili all’interno di una collezione nata negli anni Venti. Figurano, inoltre, opere emblematiche del clima artistico milanese degli anni Cinquanta, come i dipinti di Enrico Baj, appartenenti al ciclo delle montagne e all’uso sperimentale delle tappezzerie, o come il collage Canyon di Sergio Dangelo, espressione dell'immaginario surrealista che contraddistingue l'operato dell'artista.
Chiude la presentazione il dipinto dell’artista contemporaneo comasco Giuliano Collina, “Bagnanti”, datato 1982, tra gli acquisti cronologicamente a noi più vicini realizzati da Antonio Boschi.
Non potevano mancare il ritratto dei due coniugi di Remo Brindisi e quello del gatto Titì, che consentono al visitatore di fare la conoscenza con la famiglia Boschi Di Stefano
Al secondo piano della Villa, dove sono raccontate le storie della famiglia Bernasconi e delle omonime tessiture, con testimonianze archivistiche e tessili dell’arte del saper fare del Cavalier Davide Bernasconi, la Stanza del Pavone Tacchinato è riallestita per ospitare una selezione delle sculture in ceramica di Marieda Di Stefano. Non solo collezionista, ma anche artista, Marieda esordì in questa veste negli anni Cinquanta, aprendo una scuola di ceramica all’interno della stessa palazzina in cui abitava.
Le sue tre sculture esposte, tra cui figura un pezzo gentilmente prestato dalla Fondazione Boschi Di Stefano, ben incarnano l’inclinazione sperimentale che contraddistinse il carattere di Marieda, tanto nell’arte quanto nelle sue predilezioni artistiche.
Per ricreare l’atmosfera ai tempi di Antonio e Marieda sono diffuse musiche del loro tempo e sono esposte 24 fotografie d’epoca dell’Archivio Storico Fotografico Vasconi che immortalano l’essenza della villeggiatura sul lago tra gli Anni Venti e Quaranta: un paesaggio lacustre “unico al mondo”, dai panorami incantevoli che “non si vorrebbero lasciare mai” come esclamò Stendhal in un momento di estasi.