Ala – Trame esistenziali
Ala usa una cornice o un telaio come punto di partenza e costruisce assemblaggi di trame ripetute, nodi ed intrecci intricati che la portano a superare definitivamente la superficie del quadro tradizionale per inoltrarsi in una sorta di tridimensionalità tattile, in cui i materiali, nella loro semplicità disarmante, assumono inaspettatamente un valore simbolico e diventano arte
Comunicato stampa
Dal 19 giugno al 31 luglio la galleria Poleschi Arte di Forte dei Marmi ospita la personale, dal titolo ”Ala. Trame esistenziali”, di una giovane e particolare artista viterbese, Antonella Isanti, conosciuta dagli amanti del settore con lo pseudonimo di Ala.
La mostra a cura di Luciano Caprile presenta oltre 130 opere databili agli ultimi dieci anni della sua produzione da cui si evince la lezione – e quindi l’ispirazione - appresa da alcuni grandi del Novecento italiano.
Nata come pittrice informale, Ala negli anni Novanta si stacca dalla pittura per passare ad una fase di ricerca e di presa di consapevolezza del suo essere artista attraverso l’uso di materiali di uso quotidiano come corde, legni, calze di nylon e stoffe recise. Ala usa una cornice o un telaio come punto di partenza e costruisce assemblaggi di trame ripetute, nodi ed intrecci intricati che la portano a superare definitivamente la superficie del quadro tradizionale per inoltrarsi in una sorta di tridimensionalità tattile, in cui i materiali, nella loro semplicità disarmante, assumono inaspettatamente un valore simbolico e diventano arte.
“Aggancio la materia nell’unico territorio a me concesso: la cornice o telaio – commenta l’artista – limite oltre il quale il mio ‘io razionale’ non va. Poi aspetto la luce giusta quando nel crepuscolo gli occhi vedono meno ed il tatto diventa protagonista dell’evento e l’ombra è sostanza dell’opera quanto la materia.” Un concetto alquanto evidente in Cosmo-politismo realizzato nel 2005 in cui il materiale intrecciato e sovrapposto crea, grazie anche all’uso del colore, un senso di profondità che pare voler nascondere all’osservatore ulteriori percorsi, misteriosi ed intricati.
Il curatore della mostra, Luciano Caprile, interpreta l’uso della cornice come un “pretesto costruttivo che diventa per noi che guardiamo lo specchio dei nostri pensieri e della nostra anima. […] Possiamo trovare nell’intricato smarrimento delle corde, delle calze, nella ripetuta e insinuante cucitura delle stoffe recise un percorso che ci appartiene perché simula la sostanza variabile e non sempre decifrabile dell’esistenza.”
Le vie del cuore (2007) ribadisce questa sorta di “gioco di atmosfere suadenti” ed il groviglio tessile color cobalto richiama a complesse trame reali e mentali che sembrano sciogliersi in opere del 2008 come Strategie o Controverso dove il bianco della stoffa può essere percepito come neve, morbida ed attraente ma allo stesso tempo quasi inquietante.
Emozioni diverse suggeriscono gli intrecci di colore in L’accarezzai, sempre del 2008, mentre in Solitudine (2009) troviamo accenni di vele e quadrettate trasparenze.
Tra le opere più recenti in mostra, segnaliamo Nebbia (2010) in cui la velatura bianca in primo piano sembra mitigare gli intrecci più aspri di sfondo e Hard and soft in cui l’uso di materiali diversi rappresenta il confronto e il contrasto tra realtà ed apparenza, verità e racconto, fuga e trappola.
Una particolarità: in molti casi i titoli delle sue opere non rispecchiano ciò che la superficie mostra; Ala infatti ritiene che questo sia un modo per dare alle sue opere un valore aggiunto nato dall’emotività di un attimo.
Cenni biografici
Antonella Isanti, in arte Ala, nasce a Viterbo nel 1966. Dal 1996 al 2000 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Dai primi anni Novanta è assistente di Vincenzo Balsamo nello suo studio-museo a Verona dove Ala rimedita la lezione di Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Joseph Cornell e di Louise Nevelson e accoglie nella sua ricerca oggetti di consumo quotidiano quali corde, legni, calze, lacci di cotone o spago ed elastici.
Tra le principali mostre personali si ricordano: galleria La gradiva a Roma, 1991 con saggio critico di Marcello Venturoli; galleria Bianco Oro di Roma, 1992; galleria Zizzari di Roma, 1993; galleria Canpaiola di Roma, 1995; galleria Linea 70 di Verona, 1997; galleria Serego di Verona, 1999; Fortezza Castelfranco di Finalmarina, 2006, con saggio critico di Marisa Vescovo; galleria Orler di Favaro Veneto, 2007 con testo critico di Floriano De Santi.
Breve storia della galleria
La Poleschi Arte di Forte dei Marmi nasce nel 1992 a qualche anno di distanza dall’apertura a Lucca del primo showroom del rinomato gallerista toscano Vittorio Poleschi. Situata nel cuore della esclusiva località versiliese, sulla passeggiata a mare, la galleria negli anni ha saputo proporre nei suoi spazi importanti collettive e personali di un lungo l’elenco di maestri del Novecento italiano e dell’avanguardia internazionale, selezionando i periodi migliori e le opere più significative di ogni artista, tra i quali – per brevità – citiamo Afro, Arman, Baj, Boetti, Burri, Crippa, De Dominicis, Fontana, Matta, Mondino, Morlotti, Vasarely.
L’attenzione della galleria è altresì ben focalizzata sul panorama artistico contemporaneo, soprattutto italiano, e offre mostre di giovani emergenti, particolarmente interessanti per un mercato in continua espansione.