Alamak! Pavilion
Alamak! Project, in occasione dell’apertura della 57a Biennale d’Arte di Venezia, presenta le nuove sperimentazioni dell’arte asiatica con la mostra multimediale “Islands in the Stream”.
Comunicato stampa
Anon Pairot e Kawita Vatanajyankur sono due giovani artisti, entrambi di origini asiatiche, che hanno deciso come altri della loro generazione, di vivere lavorando in diversi Paesi, sviluppando una ricerca complessa e contraddittoria sulle realtà economiche, sociali, culturali della globalizzazione.
La loro attenzione per la rappresentazione o la denuncia di questioni sociali, culturali e scientifiche, rende questi artisti ed il loro lavoro un punto di riferimento per il pubblico dell’arte, dall’esperto al semplice appassionato. In questo senso, nella “società liquida” descritta dal filosofo Zygmunt Bauman, le loro biografie e le opere che presentano a Venezia nell’ Alamak! Pavilion, possono essere considerati come terraferma: “Isole nella corrente”, un momento stabile nel flusso incessante e ridondante di informazioni, immagini e gesti artistici che rifuggono dalla profondità che sta invece alla base del lavoro ironico e drammatico di questi autori, nell’analizzare ed evidenziare le contraddizioni del nostro quotidiano.
Così Kawita Vatanajyankur indaga la condizione femminile e le restrizioni a cui è sottoposta la donna nella società, non solo asiatica, attraverso video di forte impatto in cui corpi femminili sono impegnati in equilibrismi quasi impossibili. Anon Pairot approfondisce il significato degli oggetti del quotidiano attraverso una Ferrari in rattan, oppure attraverso la rappresentazione iconica di sacchi di riso, memorie della sua vita familiare; mentre Invisible Designs Lab e Kwangho Lee, guest artists della mostra, presentano oggetti che uniscono suono e materia alchemica, in un dialogo continuo tra reale e immaginario.
Anche Venezia, città magica dove gli artisti di alamak! espongono agli Arsenale Docks, è a sua volta “Isola nella corrente”, che ha saputo resistere alle traversie della storia, alle intemperie della natura, all’incuria degli uomini: una città che sarebbe sott’acqua se il mondo della cultura non si fosse attivato per difenderla, per lasciarla vivere, unica città in mezzo al mare, come perfetto esempio di equilibrio tra natura e artificio.
Per questo la mostra “Islands in the Stream” è anche un omaggio a Venezia ed alla sua Biennale, fenomeni unici di straordinaria importanza per l’arte passata, presente e futura.
CURATORI
La mostra è curata da Yoichi Nakamuta, talent-scout e collezionista fondatore di Alamak! Project e da
Stefano Casciani, designer, scrittore ed editore della rivista disegno. la nuova cultura industriale.
ALAMAK!
Alamak! Project nasce come piattaforma per talenti emergenti nella scena asiatica ed esplora il lavoro di questi artisti e designer, come forza trainante per la diffusione delle loro idee e opere. alamak! (esclamazione comune in tutta l’Asia sudorientale e in Giappone per esprimere sorpresa e meraviglia) è stato ideato e sviluppato da Yoichi Nakamuta per stimolare e far conoscere lo sviluppo di queste nuove affascinanti correnti di pensiero e di immagine.
ALAMAK! PAVILION
È l’ampio spazio espositivo realizzato agli Arsenale Docks con le installazioni di Kawita Vatanajyankur, Anon Pairot, Invisible Designs Lab e Kwangho Lee: luogo veneziano affascinante e ricco di memorie industriali, dove il visitatore può muoversi tra oggetti, suoni e immagini di grande forza espressiva.
GLI ARTISTI
Kawita Vatanajyankur, Tailandia
Kawita è una video-artista di origine asiatica che si è formata in Australia: ancora molto giovane e già famosa, con i suoi lavori offre un’analisi di grande forza espressiva sulle costrizioni e le sfide quotidiane che le donne sono chiamate ad affrontare. Nelle sue performance, Kawita si presta ad esperimenti fisici che testano, spesso dolorosamente, i limiti del corpo femminile: una sfida che è contemporaneamente coinvolgente e squilibrante sia per l’artista che per l’osservatore. I colori accattivanti e luminosi dei suoi video caratterizzano una ricerca estetica che attinge al linguaggio visivo della rete, sarcastica allusione al linguaggio del consumismo che pretende di dare una gratificazione istantanea.
Nel suo spazio ai Magazzini dell’Arsenale, Kawita espone 6 diversi video dai temi/titoli inquietanti ed evocativi, come “The Scale of Justice” (La bilancia della giustizia).
Anon Pairot, Tailandia
Anon Pairot fa incontrare nel suo lavoro arte e design con oggetti che esprimono i suoi riferimenti culturali, la sua esperienza di vita quotidiana, la sua “cittadinanza” nell’universo asiatico. Anche i processi di produzione industriale e il marketing rappresentano per lui fasi di un’azione sociale per migliorare qualità e la consapevolezza delle persone sulle proprie necessità e diritti. Spesso i suoi lavori ironizzano sulla troppa importanza data agli status symbol: auto, accessori di moda, armi, gli oggetti più semplici vengono trasformati dal suo intervento, in ammonimenti sulla natura effimera del benessere creato dalle cose. Così nella mostra appare la grande scultura “Changrai Ferrari” , riproduzione in scala reale dell’automobile più famosa del mondo, realizzata però in rattan da un gruppo di esperti artigiani: spogliata della sua mobilità e materialità originale, la Ferrari si arricchisce della qualità dell’esecuzione manuale.
Invisible Designs Lab, Giappone
Invisible Designs Lab. Japan è un collettivo di compositori, artisti visivi e tecnici informatici. Il leader del gruppo è Kenjiro Matsuo, che ha una lunga carriera di compositore nel campo dell’arte, interessato in particolare alle possibilità di manipolazione del suono, associato a materiali diversi. Il loro strumento/scultura in mostra, KO-TONE è un dispositivo per la riproduzione automatica del suono, prodotto in edizione limitata, che funziona senza elettricità e con la sola forza della natura. Una sfera che rotolando in modo precario verso il basso, produce un suono. Il movimento sembra ricordare certi momenti fondamentali nella vita stessa: spingersi troppo lontano, commettere errori, a volte cadere, ma accettare comunque le sfide dell’esistenza.
Kwangho Lee, Sud Corea
Kwangho ha iniziato la sua carriera artistica ispirandosi al nonno (un contadino, scomparso nel 2005), che dava nuovo significato e nuove funzioni a oggetti e materiali quotidiani. Così Kwangho combina materiali industriali e tecniche tradizionali, in opere con un comune denominatore: la conoscenza profonda dei materiali che utilizza e la ricerca dell’unicità del suo lavoro. "Obsession Series" è un lavoro che prosegue la ricerca intrapresa per "Knot-beyond the inevitable’": le forme sono ridotte alla massima semplicità e Kwangho può concentrarsi sul materiale e sulla tecnica di tessitura. “The Moment of Eclipse Series”prende nome da un racconto di science fiction di Brian Aldiss che Kwangho ha trovato perfetto per descrivere il suo lavoro. Si tratta di combinazioni di materiali quali marmo+ marmo, rame+ marmo, acciaio+ acciaio, che raccontano dell’incontro tra realtà diverse.
Gabriel Lichauco, Filippine
Gabriel Lichauco, designer/artista formatosi in Italia ma attivo internazionalmente, ha immaginato la Magazine Lounge del padiglione Alamak! come un luogo aperto dove consultare diverse riviste asiatiche di arte e design. Ispirato alla semplicità delle attrezzature “casual” in luoghi pubblici molto comuni, la sua magazine lounge unisce la spontaneità della costruzione alla raffinatezza dei contenuti che è possibile trovare nelle pubblicazioni esposte.
(Libri e riviste sono selezionati da Pon Ding (Taiwan) www.pon-ding.com)