Alberta Zallone – También se muere el mar. Muore anche il mare
Il titolo, un verso di Garcia Lorca, dà il senso delle fotografie di Alberta Zallone in mostra.
Comunicato stampa
Il titolo, un verso di Garcia Lorca, dà il senso delle fotografie di Alberta Zallone in mostra a partire dal 14 maggio. Le immagini raccontano la sua personale esplorazione del Castello di La Salle in Borgogna. Esso è in realtà un falso, costruito in stile neogotico a fine 800; abitato fino all’ultima guerra è stato poi spogliato con il furto di ogni arredo. A quel furto è seguito l’abbandono e la successiva progressiva rovina.
Ciò che resta nelle stanze vuote sono alcuni volumi senza valore della biblioteca, un incongruo pianoforte a mezza coda alla fine di un lungo corridoio con eleganti volte crociate, stemmi nobiliari, carte da parati semi staccate e strappate, suggestive finestre con vetri colorati, e poi degli umidi e tetri seminterrati.
L’autrice, presenza appena visibile in alcune delle foto in mostra, esplora le stanze abbandonate alla ricerca di tracce, indizi, delle vite lì vissute. Quel senso di mistero, dice nella sua introduzione alle fotografie, ha cercato di trasmettere nelle sue immagini. Negli oggetti si trasferisce una parte dell’anima di chi li possiede. La spoliazione degli arredi del castello ha questo significato in senso stretto: esso è stato depredato della possibilità di sopravvivere a chi lo ha abitato. Il castello è divenuto pura esteriorità, vuota crisalide, rovina. Qui tutto comincia quando la storia è già finita, conclusa. La si può solo immaginare e così sperdersi dentro fino all’annullamento, perché il senso
delle esistenze che l’hanno abitato, se pure l’hanno avuto, è per sempre perduto.