Alberto Biasi – Tuffo nell’arcobaleno
La mostra, attraverso 60 opere, rende omaggio al grande Maestro che, tra i fondatori del padovano Gruppo N, è uno dei più coerenti artisti ottico cinetici europei.
Comunicato stampa
Con oltre 60 opere provenienti da Musei e collezioni private, arriva al Museo dell’Ara Pacis una grande mostra su Alberto Biasi, tra i più importanti esponenti a livello nazionale e internazionale dell’Arte Cinetica.
La mostra Alberto Biasi. Tuffo nell’arcobaleno, promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Il Cigno GG Edizioni con la collaborazione dell’Archivio Alberto Biasi e organizzata da Il Cigno GG Edizioni con Villaggio Globale International, con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura e il supporto di Studio d’Arte GR, porta a Roma – dal 13 ottobre 2021 al 20 febbraio 2022 – un’antologia della produzione del grande Maestro, tra gli indiscussi protagonisti dell’arte del Secondo Dopoguerra in Italia.
In occasione dell’esposizione romana, curata da Giovanni Granzotto e Dmitry Ozerkov – Direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea The State Hermitage Museum, San Pietroburgo –, le opere esposte e i 4 ambienti-istallazioni che vanno dal 1959 – quando giovanissimo Biasi forma il Gruppo N a Padova – fino al 2014, raccontano a tutto tondo l’attività dell’artista incentrata sull’indagine percettiva, attraverso lavori che affrontano poeticamente e scientificamente temi legati alla visione.
La mostra ricostruisce il percorso creativo di Biasi, dagli esordi alle più recenti sperimentazioni. All’interno della mostra il visitatore incontrerà gli ambienti, come Light Prisms (Tuffo nell’arcobaleno), Eco e Proiezione di Luci e Ombre, dove Biasi esplora la scomposizione della forma attraverso la luce e l’illusione percettiva che la luce stessa contribuisce a produrre.
Lamelle e sovrapposizioni di piani in grado di simulare il movimento, giochi di luce, illusioni ottiche tridimensionali, composizioni interattive, animano gli spazi del Museo dell’Ara Pacis, in un gioco di rimandi fra tradizione e sperimentazione: Trame – le prime sovrapposizioni di carte forate –, Torsioni, Rilievi Ottico-Dinamici e Politipi, fino agli Assemblaggi e alle opere dell’ultimo periodo; contaminazioni di un artista che, pur mantenendo vivo il legame con la tradizione, ha avuto il privilegio di fare un tuffo nel futuro.
Nell’ottica del duplice ruolo dell’individuo – creatore e fruitore al tempo stesso – il percorso presenta anche il felice incontro tra bidimensionalità e tridimensionalità nel lavoro Io sono tu sei.
LA MOSTRA
La mostra è suddivisa in sei sezioni che corrispondono alle differenti tipologie di opere dell’artista e che raccontano il percorso della sua ricerca concettuale. La realizzazione di questi lavori inizia nel periodo precedente il Gruppo N, determinando le espressioni di arte cinetica o di arte programmata e basandosi su fenomeni ottici e luminosi.
I SEZIONE. TRAME
Le “trame” risalgono al 1959 e rappresentano le prime sperimentazioni dell’artista, all’epoca giovanissimo.
Le Trame (in mostra opere del 1959 e del 1960) sono composte da sovrapposizioni di materiali appartenenti alla stessa tipologia, come le garze di cotone, le reti metalliche e le carte forate, impilate e ruotate progressivamente fino a creare costellazioni variabili e progressive. Esistono poi le varianti in lamiera forata, alcune in movimento perché mosse da elettromotore: tra queste la più famosa è Proiezione di luce e ombra che fu scelta fra le Cento opere d’arte italiana, dal Futurismo a oggi ed esposta alla Galleria Nazionale di Roma nel 1969.
II SEZIONE. TORSIONI
Le “torsioni” sviluppano forme geometriche classiche, come rombi, triangoli e quadrati, e sono realizzate con strisce di plastica bifacciali dai colori quasi sempre contrastanti, combinate in modo da creare effetti percettivi cangianti a seconda dello spostamento del punto di vista: non è soltanto un’arte che si muove, ma è l’iterazione dello spettatore con l’opera stessa che sancisce la creatività.
Questi lavori si evolvono per tutta la carriera del Maestro dando vita a opere quali Dinamica visiva (1965), Variable round image (2009) e Dinamica Altalena (2013), tutte in mostra al Museo dell’Ara Pacis.
III SEZIONE. OTTICO-CINETICI
I primi rilievi sono del periodo del Gruppo N e le opere in mostra abbracciano gli anni dal 1974 al 2014: Trasparenze (1978), Gocce d'arcobaleno lunare n°7 (2010) e Red Rain (2014) rappresentano la formulazione di una varietà e ambiguità percettiva.
Dal punto di vista costruttivo sono configurazioni lineari e luminose collocate su due piani diversi distanziati di pochi centimetri tra loro: il fondo strutturale è dipinto o serigrafato e il piano avanzato costituito di lamelle.
Illusoriamente le strutture sembrano poste su un unico livello, che si muove mentre la proliferazione d’immagini avviene per via dell’interferenza dei due piani.
Alle diverse configurazioni percettivamente reali ma instabili, Biasi si è dedicato lungamente in periodi diversi, creando opere che stupiscono e affascinano lo spettatore.
IV SEZIONE. POLITIPI
All’interno della sua ricerca ottico-cinetica Biasi esegue i primi “politipi” intorno al 1965 e continua e approfondisce questa ricerca per oltre vent’anni, dando vita a un consistente numero di opere dalle forme più variabili.
Sono una continuazione delle “torsioni”, in Politipo (1971-72) e in Contrasti dimensionali (1989) prevale il cangiantismo per via delle tensioni e deviazioni delle lamelle, ancorate adesso sull’intera superfice dell’opera e non – come nelle “torsioni” – solo ai bordi e al centro. Un’ulteriore evoluzione di questi lavori avviene negli anni Novanta ed è data dall’armonia spaziale che Biasi dà inserendo elementi geometrici e richiami figurali come in Nuovo omaggio a Fontana del 1992.
V SEZIONE. ASSEMBLAGGI
Intorno al 2000 Biasi da origine agli “assemblaggi”.
L’artista rielabora la tecnica della pittura acrilica innescando l’evoluzione creativa che dà vita a opere come Volo di ritorno (2005), Come un gambero (2006) e Baruffa (2006) che rappresentano memorie figurali, accompagnate per di più da titolazioni spiritose e sorprendenti.
L’atteggiamento irrituale e scanzonato, in una parola l’anima Dada, non ha mai abbandonato il lavoro di Biasi e nelle opere di questo periodo l’immagine diventa pensiero e il tempo una dimensione esistenziale.
VI SEZIONE. AMBIENTI
Gli “ambienti” sono una fusione tra lo spazio dell’opera d’arte e quello dello spettatore.
Con questi lavori Biasi ha saputo rapportarsi al pubblico non più trattandolo da semplice fruitore, ma coinvolgendolo nell’esperienza stessa di un’opera d’arte: Proiezione di luce e ombra n.1 del 1961 è un ambiente nel quale si è risucchiati in un movimento perpetuo ed evanescente di luminosi fasci puntiformi; mentre Light prism del 1967 rappresenta il lavoro di ricerca più complesso della produzione artistica di Biasi, in cui la spazialità è creata dalla danza di fasci luminosi, programmata mediante motori elettrici, che permettono un perpetuo gioco percettivo a chiunque entri in questo ambiente.
La mostra vede come main sponsor Gruppo Euromobil e come sponsor Made in Italy School. Il catalogo della mostra è edito da Il Cigno GG Edizioni.
ALBERTO BIASI
Alberto Biasi nasce a Padova nel 1937 ed è tra i più grandi esponenti a livello nazionale e internazionale dell’Arte Cinetica o Optical Art.
Tra gli indiscussi protagonisti della Storia dell’Arte del Secondo Dopoguerra in Italia, dal 1959 – quando giovanissimo forma il Gruppo N a Padova – a oggi, la sua attività si è mossa all’insegna dell’indagine percettiva, attraverso cicli di lavori che hanno affrontato poeticamente e scientificamente i problemi legati alla visione.
L’attenzione verso la scultura è sottesa in tutta la sua produzione artistica: alluminio, acciaio corten e metacrilato sono i tramiti della sfida di Biasi allo spazio tridimensionale, affrontato nelle misure ampie di opere quali lastre a sviluppo verticale, totem, spirali interrotte, eliche di fitti tuboli metallici che diventano reinvenzioni, trasposizioni, esiti della costante ricerca dell’artista nel campo della percezione visiva.
Le sue opere si trovano al MOMA di New York, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Centre Pompidou di Parigi, alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, alla Galleria Nazionale di Roma, al Muzeum Sztuki di Lodz e ai Musei di Belgrado, Buenos Aires, San Francisco, Tokio, Ulm e Praga.