Alberto Selvestrel – Frammentazione e unità
Frammentazione e unità, mostra personale dell’artista Alberto Selvestrel, che comprenderà un’antologia di vecchi lavori e di nuovi inediti.
Comunicato stampa
ArtNoble Gallery è lieta di presentare presso la propria sede, Frammentazione e unità, mostra
personale dell’artista Alberto Selvestrel, che comprenderà un’antologia di vecchi lavori e
di nuovi inediti.
Piemontese, nato nel 1996, Alberto Selvestrel concentra la propria ricerca fotografica
principalmente sul paesaggio antropico e le sue modificazioni, sviluppando il suo stile
personale caratterizzato da composizioni geometriche e minimali. Nel fare ciò, l’artista
condensa il massimo della sua espressione concettuale nel minimo della forma, elaborando
fotografie che stabiliscono un legame tra la realtà del paesaggio e quella da lui immagina-
ta. Esplorando il concetto di paesaggio in modo nostalgico le opere di Selvestrel trovano
il fascino per la chiarezza dei contenuti e un atteggiamento intransigente nei confronti
dell’arte concettuale e minimale.
In Frammentazione e unità, che prende ispirazione dal titolo del capitolo iniziale di David
Bohm “Universo. Mente. Materia”, l’artista propone di esplorare il contrasto tra il mondo
naturale e il mondo umano.
Da quando nasciamo, ci troviamo immersi in una società dove tutto parla di frammentazioni
e confini. Il mondo è suddiviso in diverse nazioni, regioni, città e paesi. Diverse lingue,
culture, codici. I paesi sono composti da case dove i muri creano confini tra un nucleo
famigliare e l’altro, nello specifico, tra un essere e l’altro. Addirittura nella stessa famiglia.
Anche la scienza, l’arte e le professioni si stanno orientando verso un sapere sempre più
settoriale e specialistico. L’architettura è un linguaggio che evidenzia particolarmente il
fenomeno di frammentazione che coinvolge la nostra epoca. Attraverso l’opera architet-
tonica ci siamo abituati all’idea di confine e ci troviamo continuamente ad attraversare
cancelli, aprire porte, muoverci tra muri ed edifici e rapportarci con spazi privati e pubblici.
Ci siamo abituati a concepire il mondo come un insieme organico di parti separate che
svolgono funzioni differenti come in un qualsiasi corpo meccanico.
Anche la fotografia, come ogni linguaggio, pone l’attenzione sul particolare, evidenziandolo
e strappandolo dal suo contesto. Questo processo di frammentazione rivela allo spettatore
una visione alterata del mondo in quanto ne offre un punto di vista soggettivo. La fotografia
quindi si presta molto bene per evidenziare il fenomeno di frammentazione cosi radicato
nel nostro tempo.
Le fotografie esposte nella prima parte di Frammentazione e unità si compongono di spigoli di
muri che stratificano il paesaggio e costanti rimandi al mondo naturale attraverso scorci di
mare e cielo. Le singole parti di ogni opera si comportano come tessere di un mosaico che
componendosi restituiscono l’immagine di un mondo dove architettura e natura ricercano
una sintesi e una profonda unione.
In contrasto, nella seconda parte della mostra le fotografie si muovono in una diversa
direzione. La riflessione si sposta sul mondo naturale e il suo comportamento. In natura,
nulla se preso singolarmente è autosufficiente poiché ciascun elemento è connesso a tutti
gli altri. Come citato da Jorge Luis Borges nel suo libro “Storia dell’Eternità”: ‘Gli indivi-
dui e le cose esistono in quanto partecipano della specie che li include, che è la loro realtà
permanente. Cerco l’esempio più calzante: quello di un uccello. L’abitudine di radunarsi
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in stormi, le piccole dimensioni, l’identità dell’aspetto, l’assidua presenza ai due crepuscoli,
quello dell’inizio e quello della fine del giorno, la circostanza che frequentino più il nostro
udito che la nostra vista: tutto questo ci induce ad ammettere il primato della specie e la
quasi perfetta nullità degli individui’1
. Osservando con cura il mondo naturale possiamo
intuire una connessione che nasce dal profondo, che permea ogni cosa ed è fautrice dei
mutamenti che percepiamo. È proprio attraverso quest’interconnessione che l’intera esi-
stenza trova il suo significato.
William Blake in “Il matrimonio del cielo e dell’inferno” scrive: “Se si aprissero le porte
della percezione, ogni cosa apparirebbe all’uomo come essa veramente è, infinita. Poiché
l’uomo s’è da se stesso rinchiuso, fino a non vedere più le cose che attraverso alle strette
fenditure della sua caverna”2
. Da questa suggestione trae ispirazione la parte finale della
mostra di Selvestrel dove fotografie di grotte marine sembrano aprire le porte verso un
mondo dove nulla è composto da parti ma tutto è permeato da un’unica luce.
L’uomo contemporaneo si trova a metà tra un mondo artificiale che parla di frammenta-
zione e un mondo naturale che parla di unità. Ed è proprio nel giusto rapporto tra queste
due dimensioni che potremo trovare un equilibrio nell’esistere.