Alberto Timossi – Suburbia
Una nuova significativa tappa si aggiunge all’esperienza in Umbria di Alberto Timossi.
Comunicato stampa
Una nuova significativa tappa si aggiunge all'esperienza in Umbria di Alberto Timossi: al 2003 risale la grande scultura “Largo gesto” presso l'Albornoz Palace Hotel di Spoleto, due anni dopo, nel 2005, Timossi è a Perugia al Centro per l'Arte Contemporanea Trebisonda con la mostra “Anywhere” e più di recente, nel 2014, al Palazzo dei Consoli a Gubbio e ad Assisi con l'istallazione “Flussi” curata dalla Minigallery presso la Fonte di San Nicolò. Questi eventi si aggiungono, giusto per rimanere in Italia, ad una lunga lista che passa per La Raccolta Manzù di Ardea, il Pastificio Cerere e il Centro Luigi di Sarro a Roma, il Musma di Matera, la Facoltà di Architettura a Palazzo Gravina a Napoli curata dalla galleria Anywhere fino alla recente “Illusione”, monumentale istallazione curata dalla Takeawaygallery di Roma sulle marmoree pareti delle Cave Michelangelo a Carrara.
Il “sotterraneo” ritorno di Timossi a Spoleto suggerisce lo spunto ideale per spiegare la poetica dell'artista: la sua tecnica eletta è la manipolazione del tubo in pvc e la sua collocazione/interazione con l'elemento architettonico scelto come teatro dell'istallazione. Il tubo rosso diventa scultura pur provenendo dal comune mondo dell'edilizia. La quotidiana e materiale esigenza di un supporto utile tra i più diffusi nella società civile - la tubatura che conduce acqua o qualsiasi altro liquido – viene congelata dalle opere di Timossi e tradotta con un senso sottile e profondo. Ciò che normalmente il tubo conduce e trasporta altro non è che fonte vitale per l'uomo, energia che normalmente si sceglie di incanalare o, qualora eccessiva, far defluire, deviare, indirizzare. Guardandoci attorno troveremo innumerevoli spunti accomunati dalla loro sezione circolare tipica dell'elemento tubolare. Di norma questi plastici mezzi di trasporto corrono per metri e chilometri sotto terra, invisibili, ed affiorano solo in umidi e nascosti spazi. Questo enorme sistema linfatico della società trova in Timossi qualcuno in grado di farlo letteralmente emergere celebrando in senso assoluto l'energia che corre nel tubo. Nei diversi periodi del suo percorso l'artista ha sottolineato la capacità dei suoi tubi di ”condurre” e quindi di comunicare; in modo strabiliante quando trapassano i muri (la serie di opere dal titolo “Innesti”) e quando addirittura producono luce o suono. Il dinamismo della plastica si esalta nei luoghi emersi e moltiplica la sua capacità di stupirci: questi “flussi” hanno potenzialità infinite, prolungano la vista come un canocchiale e l'udito come un magico telefono senza fili; nel momento in cui Timossi porta il tubo all'aperto esso stesso diventa vivo come gli elementi per trasportare i quali è stato concepito, a contatto con l'uomo ne amplifica i sensi e negli umani contesti architettonici si muove, si erge, rimbalza, proietta linee talmente immediate da essere invisibili, e la sua facilità di movimento è tale da farlo sembrare leggero, non più rigido ma fluido, proprio come la mano dello scultore lo descrive nei suoi punti di contatto, negli angoli, nei punti di fuoriuscita.
Questa descrizione non si adatta più ad un oggetto inanimato, il tubo è diventato vita, il contenente è contenuto, la mano di Timossi è magica, l'arte è miracolosa.
Nel tenere a sé un piccolo tubo di Timossi potrebbe balenare l'illusione di avere in braccio un essere vivente.
Per il Ponte Sanguinario di Spoleto Timossi espone due trittici che si ergono per tre metri di altezza sotto ciascuna delle due arcate romane ed un elemento che corre al di sopra degli archi che descrivono la scalinata d'ingresso.
Stefano Frascarelli