Albisola. Hic et nunc
La mostra si sofferma su alcuni degli esiti ceramici piu’ significativi del panorama albisolese.
Comunicato stampa
Ideata come parziale documentazione del panorama artistico nel comprensorio albisolese del ventesimo secolo, la mostra - organizzata dalla Galleria Terre d’Arte di Torino con il patrocinio del Comune di Albissola Marina - si sofferma su alcuni degli esiti ceramici più significativi. Le opere, selezionate da Riccardo Zelatore e Norma Dal Zen, vanno da Capogrossi a Cherchi, da Fabbri a Rossello, da Jorn aLam, da Garelli a Sassu, da Scanavino a Sabatelli.
La mostra offre al visitatore un'occasione particolare per cogliere l'originalità e la qualità del contributo della comunità artistica albisolese alla grande avventura dell'arte occidentale nel secolo che si e' appena concluso.
Unica e irripetibile. Lo si è detto e scritto molte volte. E così Albisola è stata.
Il ruolo del mezzo ceramico nel settore delle arti visive è per così dire figlio del Novecento, da sempre considerato arte minore e tenuto confinato sul sottile crinale che divide l'espressione artistica dal comparto artigianale delle arti applicate. Tuttavia, la sensibilità dei collezionisti, il rinnovato interesse da parte degli architetti e dei designers, gli esiti in ascesa delle battute d'asta, la crescente richiesta della committenza privata, hanno riportato interesse su questa antica materia che ha ritrovato vigore non solo come elemento architettonico o di arredo urbano, ma anche e soprattutto come opera d'arte singola. La fortuna critica e mercantile dell'arte ceramica è di fatto legata alle vicende storiche di alcune manifatture italiane che ne hanno contraddistinto l'evoluzione nel corso del Novecento e all'insieme dei contributi individuali di alcuni autori. Del resto è peculiarità tutta italiana quella di poter annoverare una sorprendente sequenza storica di scultori in ceramica: da Martini a Fontana, da Melotti a Leoncillo, da Messina a Fancello, da Manzù a Sassu, da Fabbri a Garelli (solo per citarne alcuni), che non solo hanno dimostrato la piena legittimità e l'equivalenza dell'uso delle argille rispetto ad altri più nobili materiali, ma in molti casi ne hanno provato le superiori prerogative plastiche e cromatiche.Il trattare gli avvenimenti ceramici nelle Albisole non può prescindere dal patrimonio storico artistico del secolo scorso. In particolare, sotto gli impulsi dell'Art Decò e soprattutto grazie alla vitale operosità del Secondo Futurismo, la produzione albisolese è legata, nei primi decenni del Novecento, principalmente alla realizzazione di oggetti a scopo funzionale secondo le intenzioni della "ricostruzione futurista dell'universo". Si sviluppano in questo periodo, da un lato il consumo e il commercio dell'oggettistica, dall'altro la ricerca di nuove soluzioni formali e decorative in connotazione oggettuale che portano al recupero e al rinnovo del patrimonio produttivo artigiano. Se già in precedenza, alcuni autori avevano enunciato un'intenzione scultorea nei confronti della ceramica, è con gli anni successivi al secondo conflitto mondiale che la sua pratica assurge al ruolo di vera e propria opera d'arte. L'esperienza dell'Informale segna l'affermarsi di nuove possibilità espressive della materia. Il clima è quello vivace dell'arte spaziale e nucleare che favorisce la cittadina ligure come luogo di incontro fra ricerche plastiche e pittoriche. Nel 1954 Fontana è artista primario negli Incontri Internazionali voluti da Tullio d'Albisola e Dangelo con il concorso di Jorn e la presenza di Corneille, Appel, Matta, Lam, Capogrossi e poi ancora Baj, Scanavino, Sassu, Fabbri, Garelli, Crippa, a determinare una esplosione di produttività artistica ed espositiva, che attrae l'attenzione verso il tramite ceramico di galleristi come Carlo Cardazzo. La presenza costante e fattiva degli artisti nelle Albisole diviene in questo periodo fatto di costume: luoghi non usuali per l'idea tradizionale di mostra diventano sede di appuntamenti espositivi estemporanei. Si instaura un rapporto osmotico artista-paese che favorisce l'instaurarsi di un clima di effettivo interscambio sociale tra colonia artistica e collettività. Con la scomparsa di Fontana e soprattutto di Tullio Mazzotti, le tendenze linguistiche successive alla corrente informale faticano a radicare in Albisola. La spinta alla sperimentazione diminuisce al pari dei motivi di interesse e alla risposta del mercato. La diffusione dei procedimenti di produzione seriale, la problematica del design, l'affermarsi del multiplo, il fascino verso i materiali industriali sono alcune delle componenti che incidono sul dibattito culturale dell'epoca e influenzano le nuove generazioni. Albisola rimane comunque un attivo affollato laboratorio dove, alla consapevolezza di antiche tradizioni si contrappone giorno dopo giorno la ricerca e la sperimentazione d'avanguardia. La cittadina conserva una rete di manifatture nelle quali poter ricercare il supporto tecnico dell’artigiano ceramista, secondo la secolare consuetudine. Recenti iniziative hanno portato ad Albisola artisti che operano nel panorama internazionale dell'arte immettendo i loro progetti nel contesto storico, sociale e culturale locale. Nonostante le difficoltà di dialogo, la discutibilità delle scelte curatoriali, la dicotomia tra concezione locale e globale, si è certamente contribuito a riattualizzare il ruolo della ceramica nell'ambito delle discipline artistiche contemporanee fornendo nuovi stimoli agli operatori del settore. Sul tessuto di grandi tradizioni si innesta l'attività di alcune storiche manifatture (Ceramiche San Giorgio, Studio Ernan Design, Casa dell'Arte, Ceramiche Pierluca, Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903) che, superate antiche rivalità, possono dare impulso e concretezza non solo alla comunità albisolese ma al territorio tutto, verso un comune obiettivo di crescita civile e culturale.