Aldo Andreani – Ai limiti
La mostra che l’Università Iuav di Venezia dedica ad Andreani e al suo fondo documentario è la prima ad affrontare la figura e l’opera dell’architetto dopo la sua morte, avvenuta nel 1971, ed è la prima a esporre il suo archivio, di recente depositato all’Archivio Progetti grazie alla disponibilità della figlia, Carla Andreani Menozzi.
Comunicato stampa
Figura originalissima nel panorama dell'eclettismo italiano del primo Novecento, l'architetto mantovano Aldo Andreani (1887-1971) ha conosciuto una fortuna critica esile e discontinua.
La mostra che l’Università Iuav di Venezia dedica ad Andreani e al suo fondo documentario è la prima ad affrontare la figura e l'opera dell'architetto dopo la sua morte, avvenuta nel 1971, ed è la prima a esporre il suo archivio, di recente depositato all’Archivio Progetti grazie alla disponibilità della figlia, Carla Andreani Menozzi.
Il nucleo principale del fondo Andreani, costituito da un migliaio di disegni che documentano circa novanta progetti di edificazione, di restauro monumentale e di pianificazione urbana, rivela la dimensione estesa del lavoro di un progettista emerso giovanissimo negli anni della prima guerra mondiale, autore di qualche architettura ancora oggi largamente nota (il palazzo della Camera di commercio di Mantova, palazzo Fidia a Milano) ma la cui fortuna professionale declinò rapidamente, segnata da molti impegni progettuali rimasti senza esito realizzativo e da una lontananza sempre maggiore dai principali circuiti professionali.
Con il titolo "Ai limiti", la mostra evidenzia un duplice carattere nella vicenda professionale ed espressiva dell'architetto. Andreani svolse la propria carriera ai limiti del sistema professionale dell'architettura: per aristocratica separatezza, ostinatamente concentrato sul dare forma alla propria poetica, ma anche, dalla metà degli anni Trenta, in conseguenza degli insuccessi professionali nella fase e nella metropoli, Milano, in cui la sua affermazione avrebbe dovuto consolidarsi e perpetuarsi.
La diversione in quegli anni verso la scultura (Andreani era stato allievo di Adolfo Wildt all'Accademia di belle arti di Milano) ne confermò un posizionamento marginale, da outsider.
Contemporaneamente la mostra rivela la natura delle scelte formali di un colto e talentuoso progettista, spesso ai limiti della visionarietà.
La chiusura della mostra, tappa di un nuovo progetto di ricerca sull’architetto mantovano, coinciderà con una giornata di studi che si terrà il 6 marzo, nell'auditorium del Cotonificio.
Sono previsti gli interventi di Amedeo Belluzzi, Riccardo Dirindin, Roberto Dulio, Fulvio Irace, Mario Lupano, Giulia Marocchi e Angelo Torricelli.