Aldo Dolcetti – Vietato Giocare
Vietato Giocare di Aldo Dolcetti, la prima personale dove l’artista dichiara apertamente la sua appartenenza al mondo del calcio, prendendo da esso elementi e idee per attivare un pensiero più generale e contemporaneo.
Comunicato stampa
Inaugura il 1 giugno presso lo spazio Solo Creative Room a Pietrasanta la mostra Vietato Giocare di Aldo Dolcetti, la prima personale dove l’artista dichiara apertamente la sua appartenenza al mondo del calcio, prendendo da esso elementi e idee per attivare un pensiero più generale e contemporaneo.
L’attitudine al gioco è presente nella vita umana da sempre precedendo la cultura. Infatti, gli animali e i bambini giocano istintivamente e possiamo così sostenere che l’attività ludica sia nel nostro DNA. Il titolo della mostra segnala invece un problema: sottovalutiamo l’importanza dell’attività ricreativa al punto di vietarla? Dolcetti invita a non rispettare il divieto, ma a giocare il più possibile e a qualunque età, un po’ come scriveva George Bernard Shaw: “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare.”
La galleria è trasformata in un campo di gioco utilizzando erba verde artificiale su cui Dolcetti ha di-segnato linee, curve, dischetti per creare uno spazio laboratorio coinvolgente. Sono però i palloni le opere principali presentate, un po’ sculture e un po’ pitture, pur mantenendo la loro possibilità originaria di oggetti essenziali al gioco. Sono anch’essi ricoperti di vegetazione varia e tra le foglie ecco sbucare uno o più occhi con zigomi e sopracciglia. Loro ci guardano mentre noi li osserviamo.
Anche le due opere appese, probabilmente autobiografiche, dialogano con il set. Impronta Tacchetti è un acrilico su carta con vista dall’alto di un terreno erboso “segnato” dalle scarpe da gioco. Colpisce ancora di più la tela di grandi dimensioni Valsport dove un vecchio e impattante pallone, esagoni bianchi e pentagoni neri, poggia invece su un terreno anni ’80 con poca erba ma tanta fame.
L’installazione principale è semplice, simbolica e un po’ inquietante: una doppia forca. Si tratta di una struttura a T con due palloni che scendono appesi alla corda. Serviva a migliorare la tecnica calcistica attraverso la ripetizione del gesto ma è stata praticamente abbandonata. Cosa ci vuole dire Dolcetti? Forse segnalare la poca importanza che diamo alla tecnica non solo nel calcio ma in tante altre attività umane?
In alcune delle opere di Dolcetti presenti in mostra l’essere umano è completamente o parzialmente coperto dalla natura. Si scorge un viso come se la persona fosse nell’atto di nascondersi o come se venisse progressivamente cancellata da un’entità superiore. In alcuni casi la persona si vede ma è fusa con l’ambiente, ad esempio in Pratonella Pogba dove il ritratto è miscelato tra le foglie, i rami e le spine dei rovi che vincono sempre sulla nostra giovane e piccola presenza sul pianeta terra.
Aldo Dolcetti, classe 1966, lavora e vive a Torino.Da sempre è attratto da tutte le espressioni artistiche: Pittura, Scrittura, Musica, Letteratura e Cinema. La sua attenzione maggiore è rivolta alle persone, le loro solitudini, i desideri, le relazioni, gli stati d’animo. Tutte uguali e tutte diverse. Usa colori ad olio, pastelli, penne e acquarello per entrare in modo espressivo dentro alle persone ritratte.
Prosegue la sua vita in altro ambito professionale, ma sempre dedicando un forte interesse per ricerche artistiche su identità e memoria. Negli ultimi anni si propone in modo più̀ continuo come artista outsider, a partire dal 2019, quando a Torino espone RESOCONTO a cura di Luca Beatrice, una personale per mostrare “non pochi anni di lavoro nel segno del disegno” con un diario di schizzi su carta e un progetto sulle camere d’hotel che diventano mondi personali temporanei.
Nel 2020 inizia anche una sperimentazione artistica con una serie di performance ad invito limitato, tra le quali da segnalare ESSELUNGA e ELEMENTI NATURALI. Indaga sempre l’animo umano a contatto con le proprie illusioni e delusioni, ma ci aggiunge l’osservazione disincantata della natura realizzando la serie delle “pratonelle”, mattonelle di prato.
Nell’estate del 2021 realizza insieme a Matteo Graniti il format INVASIONE DI CAMPO, incontri che mettono a contatto un protagonista del mondo del calcio con uno dell’arte.
Nel 2022, a Trino Vercellese, realizza ANDATA E RITORNO a cura di Matteo Graniti, una personale con i lavori giovanili accanto alle ultime produzioni, lavori sulla memoria adolescenziale con vecchie fotografie stampate su tela e rielaborate con l’acrilico.
Dal 2023 inizia e consolida il progetto attuale che mette in relazione la presenza umana dentro e dietro la natura con la collettiva ST(ART) al Mumu di Pisa e soprattutto con SENZA TITOLO a Torino dove compaiono per la prima volta gli acrilici su carta con la natura sempre vincente sull’uomo che cerca di emergere con le sue impronte o i suoi sguardi.
L’ultima esposizione di Dolcetti sempre a Torino nel 2024, TRASFIGURAZIONI UMANE a cura di Valeria Ceregini, è una doppia personale dove fortifica l’indagine sul rapporto uomo-natura ed inizia ad utilizzare anche elementi del mondo calcistico come spunto concettuale per produrre arte contemporanea.