Aldo Galli – Luci e astrazioni di città
In mostra oltre trenta opere realizzate fra gli anni Quaranta e Settanta da uno dei più significativi esponenti del razionalismo lariano: olii su tela, acquerelli, sculture e incisioni di matrice astratta da cui affiorano strutture architettoniche e frammenti di paesaggio urbano.
Comunicato stampa
Presso la Pinacoteca Civica di Como si inaugura sabato 12 aprile la mostra Aldo Galli. Luci e astrazioni di città che vedrà esposte oltre trenta opere realizzate fra gli anni Quaranta e Settanta da uno dei più significativi esponenti del razionalismo lariano: olii su tela, acquerelli, sculture e incisioni di matrice astratta da cui affiorano strutture architettoniche e frammenti di paesaggio urbano.
Questa “retrospettiva tematica” di Aldo Galli, organizzata nell’ambito del Festival della Luce dall’Accademia di Belle Arti Aldo Galli, in sinergia con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Como e l’Associazione organizzatrice del Festival, e curata da Roberto Borghi, rappresenta il primo di una serie di eventi che si terranno in preparazione della mostra dedicata alle visioni di città nell’arte italiana del Novecento che aprirà alla fine di giugno a Villa Olmo.
Aldo Galli realizza le sue prime opere con parvenze architettoniche all’inizio degli anni Quaranta. Alcuni dipinti e acquarelli di questo periodo, infatti, presentano delle costruzioni articolate che richiamano facciate di edifici e manifestano la ricerca di una spazialità particolarmente profonda, strutturata in base a una rigorosa prospettiva e scandita grazie a “pareti” convergenti.
Quando realizza questi dipinti Galli è un artista trentenne che ha dovuto accantonare l’intenzione di studiare architettura perché privo di mezzi economici, ha lavorato a lungo come decoratore per l’edilizia a Torino, ha conosciuto Giuseppe Terragni, dal cui carisma è rimasto vivamente impressionato, nello studio di Manlio Rho. Probabilmente per lo scultore e pittore lariano che, nel 1936, ha adottato un linguaggio pienamente astratto, «l’architettura è rimasta un sogno segreto», come scriverà l’amico Pier Luigi Gerosa nell’Omaggio ad Aldo Galli pubblicato nel 1983.
Le opere con pareti disposte in chiave prospettica su di uno sfondo vuoto, pervase da un clima vagamente metafisico, si infittiscono tra il 1947 e il 1950. Nei dipinti degli anni successivi le pareti si arricchiscono di dettagli, di fenditure e varchi di accesso, si compattano sino a evocare aggregati di edifici e scorci urbani, e tendono a stagliarsi su abbozzi di paesaggi collinari. E’ possibile ipotizzare che, nei lavori realizzati tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, le visioni – o forse meglio le allusioni – di piazze, paesaggi, edifici monumentali siano ispirate dallo sguardo sulla grande pittura del passato. In questo periodo infatti Galli si dedica al restauro di opere d’arte antica e trascorre molto tempo a studiare le tecniche e gli stili compositivi dei più importanti esponenti della tradizione italiana.
Uno scarto significativo nella realizzazione di opere “architettoniche” si avverte a partire dal 1957-1958. Fitte sovrapposizioni di forme oblunghe, al cui interno sono ritagliate aperture simili a finestre, sembrano richiamare in modo ancora più netto dei frammenti di paesaggi urbani contemporanei. In un olio su tavola del 1963 intitolato Composizione (Como), si staglia nitidamente una cupola che richiama quella della cattedrale del capoluogo lariano. Dal 1970 fino all’80, l’immaginario urbano si fa sempre più definito e, allo stesso tempo, tende a connettersi con il paesaggio - quasi sempre approssimativamente collinare - delineato sullo sfondo.
A proposito delle visioni urbane di Galli, la critica ha parlato di “città del sole”, evocando probabilmente sia la loro vicinanza alle raffigurazioni di città ideali di epoca moderna – La città del sole è il titolo del famoso trattato di Tommaso Campanella dato alle stampe nel 1602 – sia la natura intensamente solare della luce di cui sono pervase. Il cromatismo di Galli infatti è sempre caratterizzato da una luminosità calda, generata dalla combinazione di varie tonalità di giallo e di diverse gradazioni di rosso. Quasi la stessa luce che irrora i dipinti di paesaggi degli anni Trenta che precedono la svolta astratta.
Aldo Galli (Como 1906 - Lugano 1981) ha fatto parte del ristretto gruppo di artisti che in Italia hanno affrontato l’astrazione fin dagli anni Trenta: con lui, a Como, figurano Mario Radice, Manlio Rho, Carla Badiali, mentre a Milano sono attivi, presso la Galleria del Milione, Oreste Bogliardi, Virginio Ghiringhelli, Mauro Reggiani, Mario Soldati, Osvaldo Licini, Lucio Fontana e Fausto Melotti.
L’attenzione particolare dedicata alla scultura negli anni Trenta non fa passare in secondo piano dipinti e incisioni dei decenni successivi (riprenderà la scultura solo negli anni Settanta) caratterizzati da un’estrema accuratezza formale e da un dinamismo compositivo che li fa stagliare nel panorama dell’arte astratta italiana.
Sue opere sono presenti nelle collezioni del Museo del Novecento di Milano, dei Musei Fiorentini, oltre che della Pinacoteca Civica di Como. La sua prima presenza in esposizioni internazionali data agli anni Cinquanta del ‘900. Sue opere sono state inoltre presentate in numerose rassegne sia in Italia sia all’estero, oltre che in prestigiose gallerie quali Artestruktura, Vismara e Arte Centro di Milano, Martano di Torino, La Colonna, Il Salotto e Lietti di Como.
La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati presso la Biblioteca Comunale di Como.