Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MARCONI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Tadino 15 - 20124, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal 21 settembre al 10 novembre 2018
Orario: dal martedì al sabato 10-13 / 15-19 (chiuso il 1° novembre)

Vernissage
20/09/2018

ore 18

Artisti
Aldo Spoldi
Uffici stampa
CRISTINA PARISET
Generi
arte contemporanea, personale

La nuova stagione espositiva della Fondazione Marconi inaugura, dopo la pausa estiva, con una mostra interamente dedicata al lavoro di Aldo Spoldi.

Comunicato stampa

Signor Marconi
l’Accademia dello Scivolo mi ha commissionato
la ricerca per un’antologica.
Così l’anno scorso ho cercato di guardare indietro.
Sarò anche un po’ folle, ma nel cercare nel mio passato
ho trovato il divenire della storia del mondo.
Sa, ho visto tre, quattro mondi nascere e perire e lei,
Signor Marconi, almeno uno in più…
(Da una lettera di Aldo Spoldi a Giorgio Marconi, 2013)

Aldo Spoldi
La storia del mondo
A cura del “critico progettato” Patrizia Gillo

Inaugurazione: 20 settembre 2018 dalle ore 18.00
dal 21 settembre al 10 novembre 2018

La nuova stagione espositiva della Fondazione Marconi inaugura, dopo la pausa estiva, con una mostra interamente dedicata al lavoro di Aldo Spoldi.
Il progetto, a cura di Patrizia Gillo, personaggio virtuale nato dalla fantasia dell’artista, è stato commissionato dall’Accademia dello Scivolo, associazione fondata da Spoldi nel 2007 e “volta alla ricerca del bello sensibile”.
Ma partiamo dall’inizio: lo spunto per la realizzazione di questa mostra viene da una lettera che Aldo Spoldi indirizza a Giorgio Marconi e nella quale dice che, guardando indietro nel suo passato, gli è scattata la molla di fare un quadro nuovo che chiamerà Antologica, poiché in esso convivono passato e presente e da esso derivano altri quadri, altre storie, altre mostre.
Di fatto questo nuovo lavoro corrisponde al racconto surreale e mirabolante dell’intera vicenda artistica di Aldo Spoldi dal 1968 ai giorni nostri: una sorta di gigantesco teatrino in cui l’artista-burattinaio muove i fili dall’alto, facendo oscillare le figurine, alla ricerca di molteplici combinazioni.
L’avventura, contrassegnata da 12 marchi posti all’ingresso della sede espositiva allo scopo di segnarne le tappe, ha inizio nel sotterraneo per poi svilupparsi, senza soluzione di continuità, fino al secondo piano della Fondazione, seguendo il filo giocoso delle immagini. Lungo il percorso si alternano periodi creativi, galleristi, collaboratori, personaggi che lo hanno ispirato e accompagnato.

Accostatosi all’arte concettuale e alle esperienze teatrali negli anni Settanta, Aldo Spoldi fa parte di una generazione di artisti che cerca di superare il rigore e la rigidità concettuale attraverso il ritorno a un linguaggio capace di una nuova narrazione, attingendo i propri strumenti indifferentemente dalla storia dell’arte, dalle immagini del quotidiano e della cultura contemporanea.
Il suo carattere distintivo sta nel non volersi rinchiudere nella dimensione del ‟quadro”, nel realizzare installazioni ad ampio raggio, e nel rifarsi a un universo di immagini ricavate dalla dimensione dell’infanzia, dei cartoons, dei fumetti, per dar vita a icone fantasiose e delicatamente stilizzate.
La sua collaborazione con Giorgio Marconi inizia negli anni Ottanta per proseguire fino ai giorni nostri.
Tra le mostre più recenti che presenta alla Fondazione Marconi figurano “La tromba delle scale” (2006) e “Il mondo nuovo” (2011). La prima incentrata su un grande quadro a sviluppo verticale che è “impossibile vedere per intero”; la seconda ispirata dalla situazione immaginaria che alcuni personaggi di sua invenzione – il critico d’arte Angelo Spettacoli, il filosofo Andrea Bortolon, il fotografo Met Levi e l’artista Cristina Karanovic (alias Cristina Show) – spaventati dalla recente crisi finanziaria del 2008 avessero trovato rifugio presso il suo atelier fondandovi una nuova scuola d’arte, L’accademia dello Scivolo e che da lì non volessero più andarsene.

Evidentemente, anche questa volta, è il gioco la costante che guida la lettura della mostra, a partire dalla figura fittizia della curatrice Patrizia Gillo.
Il racconto si svolge tutto in verticale, concepito come un e-book “costruito a mano” e una “banca dati” dipinta a tempera, consente innumerevoli rimandi e connessioni che sono la chiave di accesso per ulteriori ricerche e approfondimenti e che – come dice lo stesso artista – “permettono di accedere non solo al mio passato, al ‘gran rifiuto’ di Marcuse, alla ‘dialettica negativa’ di Adorno e all’arte povera, ma anche a quello della storia del mondo”.
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione del Quaderno n. 20 della Fondazione Marconi con un testo a firma di Patrizia Gillo e illustrazioni a colori delle opere.

Note (auto)biografiche
Aldo Spoldi è nato a Crema nel 1950, dove vive e lavora. Studia al liceo artistico Beato Angelico e all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Artista ironico, ludico, teatrale è pittore, scultore, musicista, scrittore, docente all’Accademia di Brera, membro del Collegio di Patafisica dal 1983 e firmatario del Manifesto Topista (2014).
Lo sviluppo della sua attività coincide con la trasformazione dell’arte e della società, ognuna delle quali si rispecchia nelle varie fasi del suo lavoro. Nel 1968, l’anno della contestazione giovanile e del marxismo dilagante, raggruppa una banda composta da compagni del liceo che realizzano burlesche performance nelle pubbliche vie di alcune città, poi raccolte nel catalogo Ben venga maggio, edito dalla Galleria Diagramma/Luciano Inga Pin nel 1972.
Nel 1977, anno della caduta del marxismo e della nascita del postmoderno, costituisce il Teatro di Oklahoma che espone alla Galleria Diagramma/Luciano Inga Pin di Milano. È l’occasione per rivolgere un’ironica critica alla Body Art, presentandola come fosse una natura morta, rivestita con abiti di Elio Fiorucci nei grandi pannelli fotografici in bianco e nero realizzati da Giorgio Colombo a partire dai bozzetti dell’artista.
Subito dopo, in contemporanea con la Transavanguardia, inizia la sua attività pittorica, caratterizzata da immagini teatrali che si contrappongono al rigorismo concettuale. A tale proposito Achille Bonito Oliva scrive: “Ci troviamo di fronte ad un teatro del segno, in cui il foglio di carta diventa contemporaneamente proscenio e sipario, bocca del suggeritore e fila di quinte”. È invitato a partecipare al movimento artistico dei “Nuovi Nuovi” da Renato Barilli e al “Magico-Primario” da Flavio Caroli. Espone a Milano nel 1978 da Luciano Inga Pin e da Enzo Cannaviello a Roma e Milano; nel 1981 allo Studio Marconi, alla Hayward Gallery di Londra, alla Biennale di Parigi e alla Galerie Daniel Templon (dove ritorna nel 1985); nel 1982 è alla Biennale di Venezia; nel 1983 da Holly Solomon a New York.
Nel 1985 e negli anni dell’immaterialità finanziaria Spoldi trasforma l’umanistico Teatro di Oklahoma in Banca di Oklahoma, poi in Srl ed, infine, in BdO Ltd, una società di capitale con sede a Lugano di cui l’artista è presidente e amministratore delegato. Scopo della società è trasformare il lavoro e l’attività della ditta in opera d’arte.
Spoldi presenta la BdO dapprima allo Stedelijk Museum di Amsterdam e poi alla mostra “Business Art-Art Business”, curata da Frans Haks e Loredana Parmesani, al Groninger Museum nel 1993.
Compone due opere liriche in forma di “sculture cantanti”: Enrico il Verde (1987), rappresentata alla Rotonda della Besana a Milano, al Celle Art Space di Giuliano Gori, con musiche appositamente composte da Elio e le storie tese, al “Franco Agostino Teatro Festival” di Crema e Capitan Fracassa (1989) eseguita su invito del Museo L. Pecci di Prato.
Nel 1994 realizza per Marconi una delle sue opere più importanti: Il museo degli umoristi: progetto di un nuovo museo e tentativo di “ribaltare Duchamp”. Nel 1996, negli anni della costituzione dell’Europa Unita e della diffusione di internet, produce come progetto didattico, per mezzo della BdO Spa, alcuni personaggi virtuali (l’artista Cristina Show, il fotografo Met Levi, il filosofo Andrea Bortolon e il critico Angelo Spettacoli) protagonisti di mostre tenutesi a Milano, al Care Off (2000) e alla Fondazione Ambrosetti (2003), e alla Biennale di Parigi (2006).
Pubblica i libri Lezioni di educazione estetica, Cristina Show, frammenti di vita e Lezioni di filosofia morale, poi presentati alla Fondazione Ambrosetti e alla Cittadella dell’arte di Biella.
Nel 2007, l’anno della grande crisi finanziaria e della ricerca della concretezza, progetta la costituenda Accademia dello Scivolo che presenta a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel 2011 alla Fondazione Marconi e nel 2012 alla Fattoria di Celle di Giuliano Gori. Pubblica il libro del filosofo Andrea Bortolon Un Dio non può farsi male.
Nel contempo continua la produzione pittorica in collaborazione con la Fondazione Marconi, organizzando la mostra, a cura di Sandro Parmiggiani, “Operette morali” (2002) e successivamente “La tromba delle scale” (2006), “Il mondo nuovo” (2011) e progetta il quadro-camper commissionato dall’Accademia dello Scivolo.
Tra le principali collettive ricordiamo la “Scultura italiana del XXI secolo”, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro (2005); “L'Orlando Furioso: incantamenti, passioni e follie. L'arte contemporanea legge l'Ariosto”, a Palazzo Magnani, Reggio Emilia (2014); “Alfabeta 1979-1988”, alla Galleria Civica di Modena (2017).
Tra le più recenti personali figura la “Banca di Oklahoma di Aldo Spoldi 1988-1994”, al Museo Civico di Crema e del Cremasco (2016).