Alessandro Intini – Il mio filtro amico
Le opere in mostra rappresentano il migliore esempio di come, fra testo e immagine, possa stabilirsi un rapporto diverso, uno scambio, un confronto narrativo, una condivisione d’intenti, di visioni, di progetti. Una dialettica meno scontata di un prevedibile rispecchiamento.
Comunicato stampa
IL MIO FILTRO ANIMICO
Di Alessandro Intini
A cura di Sabrina Delliturri
Opening domenica 28 aprile 19:30
Introduce Rosa Didonna
A seguire SHOWCASE dei CASABABYLON
DJSET di C’cc Russo e Markoska.
“L’intento conclusivo dell’esposizione è rendere tutti i partecipanti all’inaugurazione parte integrante, e dunque istallazione vivente nella mostra; ciò sarà possibile grazie ad accorgimenti precedentemente progettati da Intini, ovvero la possibilità di poter calpestare una scena del delitto che vede l’artista protagonista,di poter vivere un’esperienza assolutamente pop indossando tutti la stessa t-shirt, e ulteriori novità concernenti i vari orifizi del corpo.”
“Un artista per essere tale non deve limitarsi a fare arte, deve piuttosto essere parte integrante dell’opera d’Arte che crea” Theodor W.Adorno.
In Adorno, autonomia ed eteronomia dell'opera sono un tutt'uno; una non può far a meno dell'altra.
Se l'arte vuole - soprattutto oggi deve - parlare del reale, lo può fare solo a partire dal suo essere forma, ovvero dal suo essere altro dal mondo, dalla sua autonomia intrinseca nella stessa idea di opera d'arte. Lo stesso rapporto dialettico-negativo tra autonomia ed eteronomia, lo ritroviamo nella relazione tra forma e contenuto, anch'essa una relazione dialettica di identità e differenza.
Osservando la produzione della mostra personale dal titolo “IL MIO FILTRO ANIMICO”, detentrice del secondo premio alla “Rassegna Internazionale Plagi”, si può affermare come essa ripercorra il binario del grande Andy Wharol.
Del giovanissimo Alessandro Intini presentato alla Globalart, Galleria d’arte Contemporanea, affermo, in qualità di art director, che si tratta dell'ennesimo artista che “emerge” dalla suddetta Factory, generatrice di creatività.
Questo avviene in un momento di grande attenzione alla fotografia che, finalmente in Italia, sta ottenendo i meritati consensi, ed un eccellente spiraglio sembra aprirsi anche per l’arte digitale strettamente legata ad essa.
Alessandro Intini, dal 28/04/2013 all’ 8/05/2013, celebra l’interesse di massa per l’immagine, donando al fruitore (non solo agli appassionati ed agli esperti in materia) la possibilità di apprezzare le caratteristiche delle molteplici sperimentazioni tecniche delle sue elaborazioni e rende visibile al pubblico un’operazione che si avvale di inedite opere con una complicità di gusto per l’immagine.
L’arte sposta i confini dell’uomo nella sua immaginazione e le opere raccontano il messaggio che ognuno vuole percepire.
Intini si esprime attraverso uno stile particolare, con cui rielabora i moderni precetti della Pop Art, dimostrando un’istintiva propensione verso l'iconografia della civiltà dei consumi, passando attraverso il prisma interpretativo di soggetti tratti dalla quotidianità, attraverso lo still-life (riproduzione di oggetti reali inanimati) e l'uso dei contrasti cromatici e chiaroscuri, suggerendo atmosfere di freschezza enigmatica.
Nella semplicità dell’immagine il liquido colorato del fondo emerge sul soggetto in primo piano.
Le sagome affiorano in superficie e ciò presuppone un confronto tra bellezza naturale e realtà sociale che non si esprime esplicitamente, ma attraverso i forti contrasti coloristici, le atmosfere in cui si abolisce l’obsoleto con l’istantaneo, e sottolineo come egli sia un ministro unitariano musicale, un spregiudicato sperimentalista, cantore della libertà ma anche della sensualità.
Genialità da ammirare è l’idea creativa, la credibilità del concetto e l’immediatezza del pensiero.
La personale di Alessandro Intini alla Globalart, ha sicuramente gli ingredienti giusti per rendere le immagini di una soluzione stilistica che sviluppa e segue un proprio sistema di valori. In lui non vi è una ricerca di un “io” fuori di sé, ma la fusione tra vocazione artistica e saggezza misurata in armonia con lo spazio della fantasia.
Dott.ssa Rosa Didonna
Born of this world / Which is a living hell / But we’ll be closer to heaven /
So now, this is the art / To shred… it’s only emotion
The art of shredding - PANTERA
Non riconoscere l’effettivo sgretolamento delle coscienze che castiga e punisce il mondo odierno, sarebbe esclusivamente la privilegiata posizione riservata a uno stolto: la realtà si mostra all’uomo attraverso una visione frammentaria e divisionistica. Il mio filtro animico a tal proposito, riassembla e riallaccia gli sparsi pezzi del background dell’umanità.
L’operato di Intini appare integralmente permeato da uno stato di stasi allucinogena che rimanda a quelle psicosomatiche propulsioni -quasi freudiane- che forgiano le devianze mentali. Da questo scaturisce un'articolata, dettagliata e profondamente intrisa di significato narrazione del vero.
Le opere in mostra rappresentano il migliore esempio di come, fra testo e immagine, possa stabilirsi un rapporto diverso, uno scambio, un confronto narrativo, una condivisione d'intenti, di visioni, di progetti. Una dialettica meno scontata di un prevedibile rispecchiamento. Lo studio delle opere è il risultato della traslitterazione di una riflessione dettata dalla condizione sociale; quest'animica condizione permette una gestazione che mette in relazione e riorganizza le idee, dunque l’opera è rappresentativa dello svilupparsi, nonché dell’evolversi, di ciò che passa da personale ad universale. Il percorso esposto rappresenta il mondo e le sue complicanze filtrati attraverso la lente emozionale dell’artista, attraverso il filtro della sua anima.
La stretta correlazione tra l’artista e il suo prodotto s'incarna nella presenza di oggetti appartenenti alla sua vita quotidiana: sequenze numeriche indicative, luoghi, ricordi, oggetti di condivisione; ma sopra tutti vi è un costante encomio alla musica, che sussiste in vere proprie citazioni, quali: video musicali della band death metal Slipknot, ripresa dell’iconografia del noto disco THE VELVET UNDERGROUND AND NICO, sino all’utilizzo effettivo dei materiali e degli strumenti come la pelle del bongo, amplificatori, leggii per spartiti musicali, dischi e corde di chitarra.
L’esposizione in toto è una sintesi che mostra il desiderio di dar vita ad un triplice lavoro: la narrazione, l’istallazione, la fotografia.
L’excursus è frutto di viaggi fisici e mentali dei quali l’artista si è servito per dar vita ad un caleidoscopio di racconti introspettivi facilmente ripercorribili dall’animo dello spettatore, esplicati attraverso una grammatica complessa e ricca di simbologie che rivela letture a doppio taglio. Tra l’opera e l’artista s'instaura una pura necessità di comunicazione ritracciabile nell’incontro degli elementi e nelle scelte prospettiche, che vede come terzo e non ultimo interlocutore il fruitore stesso. L’intento conclusivo dell’esposizione è rendere tutti i partecipanti all’inaugurazione parte integrante, e dunque istallazione vivente nella mostra; ciò sarà possibile grazie ad accorgimenti precedentemente progettati da Intini, ovvero la possibilità di poter calpestare una scena del delitto che vede l’artista protagonista,di poter vivere un’esperienza assolutamente pop indossando tutti la stessa t-shirt, e ulteriori novità concernenti i vari orifizi del corpo.
Insomma, un esperimento sensoriale a 360 gradi che concederà un ulteriore effetto vivifico all’esposizione, che nonostante la pedante valenza dei contenuti gioca con astratte ed impensabili ironie come la perpetua presenza del plurisignificante simbolo della banana.
-Preferisci prima il dolce o la frutta?
-No, voglio solo un po’ d’amaro!
Dott.ssa Sabrina Delliturri