Alessandro Verdi – Sulla pelle della pittura
Giunge alla quinta tappa From La Biennale di Venezia & OPEN to MACRO. International Perspectives, ideato e curato da Paolo De Grandis e Claudio Crescentini, dedicato alla presentazione presso gli spazi del MACRO di alcune installazioni internazionali provenienti dall’Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia e da OPEN – Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni.
Comunicato stampa
Giunge alla quinta tappa From La Biennale di Venezia & OPEN to MACRO. International Perspectives, ideato e curato da Paolo De Grandis e Claudio Crescentini, dedicato alla presentazione presso gli spazi del MACRO di alcune installazioni internazionali provenienti dall’Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia e da OPEN - Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni.
Promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e organizzato in collaborazione con PDG Arte Communications, il progetto vede convergere insieme le “prospettive” d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale. Dalla città lagunare appunto alla Capitale: due città legate da una tradizione storico-artistica imponente che sono riuscite ad arricchire ulteriormente questo bagaglio per dare voce e vita all’arte contemporanea e far emergere e valorizzare questa risorsa, ricorrendo ad azioni di documentazione dell’esistente, di promozioni di iniziative ma anche di connessioni internazionali. Ricerca avviata da Paolo De Grandis già nel 1995 con l’ideazione dei padiglioni esterni alla Biennale di Venezia e la presentazione di nuovi paesi.
Alessandro Verdi presenta al MACRO Testaccio un ciclo di lavori che prende le mosse dalla mostra realizzata alla Biennale di Venezia nel 2009 e curata da Achille Bonito Oliva.
Alessandro Verdi ha progettato un percorso lungo le sale de La Pelanda che si snoda attraverso installazioni che dialogano con l’architettura dello spazio. Le opere sono tutte di grandi dimensioni, alcune in moduli di 250x180 cm. costituite da pannelli di legno su cui l’artista interviene direttamente con la grafite, oppure grandi carte ad acrilico stese sul pavimento (in mostra una di 10 metri), o intarsiate da migliaia di piccoli pezzi di carta come a formare una pelle mobile e duttile su cui poi interviene con piccoli segni minimali (ambiente di 350x300x300 cm).
Come scrive Achille Bonito Oliva nel testo in catalogo (Edizioni Fondazione Mudima): “Alessandro Verdi, seppur combatte con la materia, non la punisce fino al punto di annullarla, ma cerca di contenerne la brutale presenza mediante la costruzione di una pelle che ne asseconda la plasticità e ne leviga le asperità. Qui l’artista lavora sulla pelle della pittura, segnalando ed accostando materiali diversi tra loro che portano a sviluppare lo sguardo tattile dell’osservatore. Così lo sguardo sviluppa un’attenzione più capillare verso le asperità della superficie e si spinge fino a saggiare con la mano la densità delle miriadi di particelle accostate e condensate tra loro in un sistema formale altamente narrativo”.
Il lavoro di Verdi si configura qui come un grande schermo dove risuonano fantasmi collettivi e desideri individuali, estasi e caduta. Le opere mostrano piccole cellule che fluttuano e si relazionano nel vuoto, come negli Ukiyo-e giapponesi. La complessità dell’uomo contemporaneo, il senso profondo del suo agire e del suo essere nel mondo e lo spirito del vago sono i temi attorno a cui si svolge la sua pittura e questo nuovo percorso espositivo.