Alessio (Sfiggy) Bolognesi – Di treni scambi e passaggi a livello
Alessio Bolognesi nella mostra Di treni, scambi e passaggi a livello ci invita a salire su un treno, il suo treno, il suo viaggio e la sua arte.
Comunicato stampa
È bello fuggire se ti sembra giusto e lo vuoi: mentre chiudi la porta alle spalle ti senti più vivo, la strada è sempre prateria sconfinata e il treno è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz’aria, il domani un tunnel che ti condurrà chissà dove.
(Oriana Fallaci)
Alessio Bolognesi nella mostra Di treni, scambi e passaggi a livello ci invita a salire su un treno, il suo treno, il suo viaggio e la sua arte. Il treno è stato fonte di grande ispirazione per la creazione delle sue ultime opere. L'alter ego dell'artista è Sfiggy, un pupazzo dalle mille vite, distrutto e poi ricucito, dallo sguardo ironico sulla realtà, ma mai superficiale, sempre profondo e sagace. Come scrive l'artista : “C'è un esserino piccolo, bianco, pieno di cicatrici, un po' buffo là fuori. Sfiggy lo chiamano…forse perché è Sfigato? Ma chi è questo Sfiggy? Sfiggy è un (anti)eroe del suo tempo ma è senza tempo, non appartiene a nessuna epoca ed appartiene a tutte. Sfiggy è icona di sé stesso in qualsiasi epoca. Sfiggy è me ed è tutti noi. E' la nostra parte che vuole restare bambina per continuare a stupirsi della vita, affrontandola però con la consapevolezza e le responsabilità di un adulto”.
Sfiggy negli anni è cresciuto, ha avuto molte esperienze, positive e negative. Ora, arrivato a questo punto, decide di prendere un biglietto del treno e partire. Non vuole perderlo, ma con convinzione ci sale sopra. È arrivata l'ora di partire, di esplorare il mondo e di relazionarsi con persone e culture nuove. Poteva scegliere altri mezzi per iniziare il suo lungo viaggio, ma sceglie proprio questo mezzo, perché può guardare i paesaggi che attraversa, osservare i suoi compagni di viaggio, inventare storie sui passeggeri e con alcuni anche interloquire. I binari del treno hanno un percorso prestabilito, ma si possono incontrare bivi e scambi, così come nella vita: scelte prese, giuste o sbagliate, oppure ci si lascia trasportare senza chiedersi quale sia la meta, senza farsi troppe domande.
Il treno di Alessio Bolognesi è rappresentato nella grande opera, dal titolo “Doppler”, che, con l'effetto doppler, viene visto in movimento, non nella sua interezza, ma a frammenti, proprio come Sfiggy coglie la vita: la vede in velocità, capisce l'insieme ma non riesce a incastrare tutti gli elementi in sequenza.
Nell'installazione “Fuori orientamento”, formata da 6 lavori su vecchie carte del catasto del XIX secolo, vediamo Sfiggy a spasso tra i continenti. Sorregge monumenti, gioca con loro come fossero birilli in mano ad un giocoliere, li fa roteare e li capovolge, li mescola, vecchio con moderno, natura con architettura. Così nell'Africa vediamo l'albero sacro, il baobab, che sorregge abitazioni di indigeni affinché le culture autoctone possano convivere con la modernità rappresentata dalle costruzioni della nuova Africa. In Oceania l’Ayers Rock sorregge in bilico strutture architettoniche moderne, come il Sidney Opera House, insieme a sculture antichissime come gli enormi volti dell’Isola di Pasqua. Al centro dell'installazione “Fuori orientamento” c'è una bussola che non può funzionare perché in posizione non parallela al suolo. Non riesce a trovare il nord, il punto di riferimento, ma gira a vuoto. Sfiggy viaggia, conosce culture a lui sconosciute, e il treno lo porta indietro nel tempo, quando per attraversare i continenti c'era solo il treno, lungo bruco che collega distanze incolmabili.
Nella serie sui treni, questi si moltiplicano, si sommano, si snodano in grovigli. Non riescono più a restare imbrigliati e costretti sui loro binari, così si pongono in bilico, come sospesi. Sfiggy si perde in questi viluppi, è sperso tra i vagoni. Dopo tanti viaggi smarrisce il senso del viaggio e gira a vuoto, su se stesso, senza meta e senza senso. Ogni tanto un treno incontra un semaforo ma ormai neanche questi avvertimenti lo fermano. È in movimento e non si vuole più arrestare.
Nell'opera “Uroboro Train” il treno viene inghiottito in un vortice creato dal Uroboro, il serpente che si mangia la coda, simbolo di ciclicità e rigenerazione. Il viaggio di Sfiggy è arrivato al capolinea, è più ricco di prima, rafforzato delle nuove esperienze vissute, con gli occhi pieni di paesaggi mozzafiato e con la mente colma di storie da raccontare e di incontri inaspettati.