Alexander e Sasha Brodsky – Piazza senza nome
La mostra inaugurale sarà dedicata a un progetto nato dal dialogo tra l’architetto-artista russo Alexander Brodsky e il figlio Sasha Brodsky, artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a Brooklyn, New York.
Comunicato stampa
La mostra inaugurale, con vernissage lunedì 18 marzo, sarà dedicata a un progetto nato dal dialogo tra l’architetto-artista russo Alexander Brodsky e il figlio Sasha Brodsky, artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a Brooklyn, New York. Lo spazio espositivo della Fondazione Galleria Milano ospiterà una grande installazione in terra cruda, alla quale il visitatore potrà accedere solo attraverso le finestre presenti sulle pareti dell’installazione stessa. Questa l’ambientazione: in uno scenario urbano, in una grande piazza anonima, si stagliano uno in fila all’altro tre alti obelischi. Intorno una folla di persone fa riflettere sulla solitudine all’interno di un contesto collettivo solo all’apparenza, perché non fa altro che disvelare il solipsismo dell’individuo. Alle pareti dello spazio espositivo saranno presenti disegni e incisioni in dialogo con l’installazione, in un incontro e compenetrazione tra arte visiva e architettura che è la cifra distintiva della ricerca di entrambi gli artisti.
Si tratta di un gioco di scatole cinesi, un’architettura a matrioska che presenta un gioco di prospettive quasi vertiginoso: uno spazio (la città immaginata dagli autori) dentro a un altro spazio (l’installazione in terra cruda) dentro a un altro spazio, quello della Fondazione. A sua volta la Fondazione, le cui ampie finestre invitano subito lo spettatore a guardare all’interno, si trova all’interno di uno spazio connotato, quello di un classico cortile milanese, che nelle sue caratteristiche dialoga con il quartiere e la città in cui si trova, in un momento di forte cambiamento ed espansione. Un cambiamento che è globale, perché riguarda l’epoca storica veloce e contraddittoria nella quale viviamo, contraddizione di cui i Brodsky, tra Russia e New York, rappresentano una evidente incarnazione; che è specifico, della città di Milano, la cui “invenzione” comunicativa, citando Lucia Tozzi, ha acuito la forbice sociale. E infine è personale, perché la Fondazione Galleria Milano vive un passaggio volto alla conservazione del passato e dell’operato di Carla Pellegrini e Toni Merola, ma guarda al futuro, alla ricerca e alla sperimentazione con impegno.