Alfabeto segnico
Una rassegna a cura di Alberto Fiz per rintracciare le strutture testuali che si nascondono all’interno dell’immagine, dalla fine degli Anni 50 a oggi.
Comunicato stampa
La mostra, a cura di Alberto Fiz, vuole essere un confronto sulla ricerca, sul significato e sul processo creativo che i quattro artisti, di generazioni diverse, hanno portato avanti nell’ambito dell’astrazione.
Una rassegna che ha lo scopo di rintracciare le strutture testuali che si celano all’interno dell’immagine in base a un percorso che parte dalla fine degli Anni 50 per arrivare sino a oggi. Non scrittura, dunque, ma una forma-segno che si pone come atto creativo superando il dato appartenente alla realtà sensibile. Capogrossi e Barnils, Perilli e Pijuan, pur nelle differenze dei loro percorsi stilistici, sono legati da un sottile filo rosso evidenziato dall’aggregazione costante degli elementi in una continua rivitalizzazione del segno archetipale inteso come significato e significante che determina un allargamento dello spazio dipinto. In una società dominata da loghi, simboli, password, codici a barre ed emoticon, la proposta di ripensare al linguaggio della pittura partendo da due maestri dell’informale assume una forte attualità.
La mostra, ricca di prestiti da parte sia di collezionisti privati sia di istituzioni museali, vuole essere un originale viaggio nel segno come occasione per indagare un processo linguistico primario, carico di una profonda valenza esistenziale.
Dopo Milano, la mostra prosegue al CAMeC di La Spezia dal 4 novembre 2017 al 7 gennaio 2018.