Alfredo Rapetti Mogol – Intimo Segno Infinito
Si tratta di una campionatura di suoi lavori recenti (acrilici e tecniche miste) eseguiti sia su carta che su tela.
Comunicato stampa
Sabato 12 ottobre alle ore 18.30 si aprirà alla Loft Gallery una esposizione di opere scelte di Alfredo Rapetti Mogol. Si tratta di una campionatura di suoi lavori recenti (acrilici e tecniche miste) eseguiti sia su carta che su tela. Per la mostra il curatore Niccolò Bonechi ha selezionato un corpo di opere su carta che sono state tra le protagoniste della grande antologica che questa estate ha impegnato l’artista allo Spazio Oberdan di Milano, oltre ad alcune tele che sono state realizzate appositamente per questo appuntamento. A differenza della mostra milanese, dove ogni sala accoglieva un diverso ciclo di opere accompagnato da un intervento sonoro, alla Loft Gallery sarà realizzato un allestimento lineare che metterà in dialogo tutti i lavori esposti, con il preciso intento di sottolineare l’omogeneità che contraddistingue da anni la ricerca artistica di Rapetti Mogol.
Rapetti Mogol riesce nel tentativo di coniugare la passione per la scrittura a quella per l’arte, attraverso un rapporto intimo tra queste due estensione sensoriali che scaturisce da una attenta riflessione prima su sé stesso poi sulla società che lo circonda. Il suo segno infinito costruisce vere e proprie partiture, equilibrate ed armoniche declinazioni di tutti quegli stati d’animo che elevano l’uomo ad una ascetica visione della propria esistenza.
Cenni biografici
Nato a Milano nel 1961, la formazione artistica di Alfredo Rapetti Mogol risente del clima famigliare, dove da generazioni si respirano musica, letteratura, poesia. Giovanissimo, Rapetti è introdotto dal nonno materno, Alfredo De Pedrini, Presidente dell'Associazione Arti Grafiche, nell’ambiente artistico milanese, arrivando a maturare la passione per la pittura, alla quale si uniscono la formazione presso la scuola del Fumetto a Milano, le collaborazioni in ambito editoriale, mentre l'esercizio pittorico viene sperimentato in diverse direzioni, destinate a confluire, nel 1996, nello studio degli artisti Alessandro Algardi e Mario Arlati che invitano Rapetti a condividere con loro la ricerca pittorica. Nell'atelier di Via Nota Rapetti lavora quattro intensi anni, arrivando a maturare l’esigenza di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la pittura, intendendole quali visualizzazioni del processo mentale e psicologico. Grazie ad una tecnica particolare, detta impuntura, l'azione del dipingere si fonde così con l'atto dello scrivere, e le parole iniziano ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.
Segni, tracce, graffiti di un’umanità creativa e consapevole, le opere di Rapetti proseguono quell'ideale tragitto di una scrittura pittorica che tanto più è universale, quanto più sa frantumarsi e confrontarsi con i secoli della storia dell'arte, dalle avanguardie storiche al concettuale, passando per le esperienze spazialiste di Lucio Fontana e le grafie astratte degli anni Cinquanta.
Trovata la forma espressiva congeniale alla sua poetica, fra la fine degli anni Novanta ed oggi è davvero notevole l'attività espositiva, sia personale che collettiva, conseguita dall'artista, instancabile come la sua opera sempre in viaggio fra l'Italia e il resto del mondo: universale, appunto. Se tra le sedi delle mostre collettive sono allora da ricordare il Museo della Permanente di Milano, nel 2002, il Salon d'Automne Paris, Espace Charenton, nel mese di novembre 2004, nel solo 2006 sono da annoverare il Mosca Mar’s contemporary art museum, Palazzo Strozzi a Firenze, il Riga Foreign Art Museum ed il Grand Palais di Parigi per la mostra “Comparaisons”; tra le personali sono da citare la Galleria Cà d’Oro a Roma, nel 2003, la Fondazione KPMG di Berlino, nello stesso anno, la Galleria Maretti Arte Monaco a Montecarlo e Villa Olmo a Como, nel 2004, L’Albergo delle Povere di Palermo, nel 2005, e l'anno successivo la Certosa di San Lorenzo a Padula, Salerno. Nel 2009 espone 80 opere al Palazzo della Ragione di Mantova. Nel 2010 con la Fondazione De Chirico espone in tre prestigiosi Musei e Università Statunitensi, come la N.Y. University e il Museo di scultura di Santa Monica L.A. e tiene una personale alla Fondazione Mudima a Milano.
Docente presso il Centro Europeo di Toscolano e nelle Università dell’immagine di Milano e New York, Rapetti è stato invitato a numerose conferenze e workshop: ricordiamo la sua relazione tenuta alla fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, e l'insegnamento in occasione di Master dell’Università Cattolica di Milano.
Dal 2004 entra a far parte del gruppo internazionale “Signes et Traces”, fondato da Riccardo Licata; fra i premi, ricordiamo l'“Etoile” per la pittura della Provincia di Roma.
La sua opera sempre più coinvolge e suscita interessi e dibattiti, da Duccio Trombadori a Gianluca Ranzi, da Niccolò Bonechi a Maurizio Vanni, la critica più attenta ha saputo leggere in Alfredo Rapetti quella tensione costante ad una ricerca tesa fra Oriente e Occidente, fra preghiera e mantra, poesia e prosa; "naturale" punto di arrivo, o meglio di nuova partenza, è nel 2007 l'invito ad esporre alla 52° Biennale di Venezia, nel Padiglione della Repubblica Araba Siriana, in occasione della mostra "Sulle vie di Damasco" curata da Duccio Trombadori, e nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia, “ Padiglione Italia” curata da Vittorio Sgarbi. Sempre nel 2011 è invitato ad esporre alla 1° Edizione della Biennale di Brescia curata da Silvia Landi nelle sale del Museo del Piccolo Miglio.
Si è recentemente conclusa la mostra “Oltre la parola dipinta” che ha animato le sale espositive dello Spazio Oberdan di Milano per tutta l’estate.