Alice Browne – Sequence
I dipinti di Alice Browne sembrano essere fatti senza troppo chiasso: tratti di colore uno sopra l’altro, le tracce del pennello che lasciano i segni del loro passaggio, presentandosi in una sorta di combattimento trasparente.
Comunicato stampa
I dipinti di Alice Browne sembrano essere fatti senza troppo chiasso: tratti di colore uno sopra l'altro, le tracce del pennello che lasciano i segni del loro passaggio, presentandosi in una sorta di combattimento trasparente. Dire che rivelano la loro stessa natura è un eufemismo.
Sono dipinti che accrescono le loro caratteristiche - colore, struttura e volume - in più fasi percepibili in simultanea che ne costituiscono un'inesplorata risoluzione nel loro indirizzo emotivo.
La grande semplicità con cui è fatta ogni tela equivale ad una determinante immediatezza che sembra porre l'interrogativo 'Che cosa stai guardando?' - un affermazione più che una domanda.
Browne ha descritto la pittura come una forma d'arte più vicina ad una collaborazione piuttosto che una padronanza del mezzo. Nei suoi pigmenti traspare imprevedibilità e il carattere, prediligendo l'olio piuttosto che l'acrilico, eccetto per la base e i primi strati del dipinto. Dalla sua pittura blandisce immagini caratterizzate da una grande indipendenza di segno che appaiono quasi autonome. Non ritrae immagini somiglianti ad oggetti della vita quotidiana o ad armoniche forme naturali, i suoi soggetti hanno piuttosto una propria caratteristica pura; ogni strato di pittura non esprime nulla più di se stesso, in parte lasciando libere, in parte soffocando le applicazioni di pigmento distese sotto di esso. Questo non significa che ogni dipinto non produca associazioni o inneschi questioni, anzi molti suoi dipinti stuzzicano sottili associazioni, provocando ulteriormente con titoli quali Sin Bin, Filler o Bepop. Eppure nessuna provocazione può essere letta come definitiva o può prendere il sopravvento su questioni che sono decisamente pittoriche: l'esplorazione del colore, gli effetti della sua applicazione e soprattutto la suggestione dello spazio nella sua profondità e rappresentazione.
Per tutto il letteralismo della loro sovrapposizione di livelli i quadri di Browne si presentano all'osservatore come un illusione, evocando un allontanamento attraverso la loro accumulazione di strati sottili. Le forme descrivono aperture, finestre e archi che presentano accenni prospettici, citando i dispositivi architettonici usati in storia dell'arte, dagli archi che descrivono le distanze nei dipinti rinascimentali alla teatrale demarcazione del volume di Francis Bacon. Browne cita la rappresentazione della profondità nella fotografia e nel cinema così come nella pittura come punto di partenza per il suo lavoro. E' inoltre affascinata dalle incisioni architettoniche di Gordon Matta-Clark che trasforma gli edifici e lo spazio racchiudendoli in collage estremamente visivi, le sue opere agiscono su qualcosa di simile ma in senso inverso: la suggestione di un volume attraverso profondità decisamente poco profonde. Non è interessata allo spazio come direttamente percepito, ma ai modi in cui esso viene percepito una volta descritto: nello spazio appiattito dalla bidimensionali e nei trucchi usati per mettere in atto questa traduzione.