Alice Zanin – Desilio
Alice Zanin, nella produzione di opere in cartapesta offre un vero e proprio compendio di zoologia, quasi fantastica, in omaggio Borges, ma mentre le zoologie d’invenzione presentano esseri composti di parti eterogenee, nel caso di Alice Zanin, la carica fantastica tende a riformularne la morfologia, spesso esasperando le caratteristiche fondamentali.
Comunicato stampa
Animale ha in anima una comune radice etimologica.
Nel riferirsi alle tipicità degli animali, la storia dell'arte ha messo spesso in rappresentazione suggestive metafore teriologiche, da Tiziano a Mattew Barney, dalla riproduzione ermetica fino all'ibrido fantastico.
Alice Zanin, nella produzione di opere in cartapesta offre un vero e proprio compendio di zoologia, quasi fantastica, in omaggio Borges, ma mentre le zoologie d'invenzione presentano esseri composti di parti eterogenee, nel caso di Alice Zanin, la carica fantastica tende a riformularne la morfologia, spesso esasperando le caratteristiche fondamentali. Così un levriero si allunga fino ad essere ancor più slanciato, un lemure arrotola la coda perché sia ancor più prensile. Una zebra è, se è possibile, ancor più zebrata, una gru si libra fino a diventare figura aerea e rarefatta. In ciascuna delle realizzazioni, tutte di particolare eleganza, l'artista ha voluto esasperare alcune delle qualità che permettono la riconoscibilità dell'animale che diviene ancora una volta paradigma, questa volta non morale, ma formale. Il processo di stilizzazione e astrazione risponde, però, a un'istanza del pensiero e perciò subito ben colta dallo spettatore. L'anima-psiche dell'animale, nelle opere di Alice Zanin, finisce così per essere lo specchio deformante dell'anima-psiche dell'uomo.
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La carta di giornale si presta ad una rivisitazione in chiave ironica del detto latino “verba volant scripta manent”, dove l’eloquio, attinente all’umano, espropriato del proprio significato, assume sembianze animali, soggetto che ne è, per antonomasia, privo. Parole volanti, indecise, nitrite o pungenti, si avvolgono attorno a questi animali smagriti e fuggiaschi, molto indocili e indisponibili alla buona presenza, assai pronti alla sparizione, nel tentativo di tradurre, attraverso la forma, l’inadeguatezza e scissione di un corpo di carne col sentire e i pensieri -tanto mutevoli e tormentati anche quando contengono un po’ di felicità. Perché la parola, è estrema grazia ma anche dannazione, che vive, proferita o accolta, senza possedere il dono dell’esattezza. E allora, tanto vale metterla a dormire sopra a una gruccia di ferretti, un pensiero attorno ad una porzione d’aria, e stare ad osservare che fa lo strano effetto di una giraffa nel bel mezzo di una sala da pranzo.