Allen | Femenía | Parayzo – Shifting skins
Tre artisti che cambiano la pelle e creano interfacce di nuovi mondi.
Comunicato stampa
Tre artisti che cambiano la pelle e creano interfacce di nuovi mondi.
Aprono portali e superano barriere, svelando superfici magnetiche e glaciali o cortecce che si accartocciano e si contorcono rivelando un’identità inattesa e straniante.
Mutano la Pelle, la nostra epidermide, superficie che ci contiene e che offre al mondo solo l’esteriorità di noi stessi.
Matthew Allen (Auckland, New Zealand 1981), sollecita la materia e quasi ne genera un passaggio di stato. La superficie appare come una lamina metallica, fredda e muta. Ma è un inganno! Il mistero si svela tra le opacità e gli improvvisi bagliori; ancora non è chiara la natura effettiva di questa pelle che pare adagiata sulla tela di lino.
Allen stratifica con un innumerevole serie di passaggi polvere di grafite.
L’opera si rivela al suo autore durante il processo di creazione solo quando ha raggiunto il suo stato di finitezza formale. La polvere, compattata lucidando maniacalmente la superficie, diventa una pelle solida, tirata, quasi specchiante. Ha un aspetto cosmetico, appagante lo sguardo che l’ha seguita durante il suo svelamento.
Inma Femenía (Valencia, Spain 1985) ha concentrato il proprio interesse artistico sulle manipolazioni delle informazioni digitali. Fotogrammi di circuiti di videosorveglianza vengono mutati, manipolati ed impressi su film di PVC trasparente: in “Version” questa nuova pelle viene costretta in bacheche dai contorni ferrosi, possenti e violenti.
Nella serie “In Tension” Femenía costruisce un’epidermide metallica punteggiata di colori estrapolati da immagini digitali e gradienti cromatici, quindi manipola e accartoccia la lastra di alluminio avvalendosi del peso del proprio corpo: il suo è un gesto che ricorda le convulsioni di una nascita evocate dal cordone di gomma naturale che evidenzia l’idea di un legame ombelicale.
Lyz Parayzo (Rio de Janeiro, Brazil 1994) costruisce oggetti taglienti atti a lacerare e separare.
Con le Bixinha, pur rendendo omaggio alle sculture “Bichos” di Lygia Clark, evoca lame di rasoio e strumenti di difesa composti da lamiere seghettate.
Altre, calate dal soffitto, sono spirali rotanti, sinuose lame di seghe, che si tingono di rosa sotto i riflettori alteranti: sono contenitori armatura che nelle loro evoluzioni esibiscono un interno e un esterno, sono la premessa o l’ambizione di una trasformazione che si contrae supina e avverte minacciosamente, ritirandosi e riavvolgendosi, in "Vertigini di anestesia".
L’opera di Parayzo è fortemente autobiografica rivelandosi legata alla comunità queer e al tema della transizione di genere. Le lacerazioni necessarie a questo cambiamento di pelle così come quelle derivanti dalle violenze quotidiane subite da questa comunità sono al centro della sua ricerca.